La minaccia di Matteo Salvini: “Se non abbassiamo le tasse saluto il governo e me ne vado”

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Matteo Salvini è da poco tornato dagli Stati Uniti e, come racconta al Corriere, questo suo ultimo viaggio lo ha convinto definitivamente di quanto l’Italia abbia profondamente bisogno di “una riforma fiscale coraggiosa” con il ministro dell’Interno che ha sottolineato quanto si senta “in dovere di farla”. Mentre qualcuno vorrebbe che gli fosse riconosciuto il premio Nobel per la pace per la sua politica sull’immigrazione, ora il leader della Lega studia la politica del presidente americano, Donald Trump, sottolineando che “anche noi abbiamo bisogno di un approccio economico del genere”. Ma se non dovessero permettergli di attuare il radicale cambiamento che vorrebbe apportare, se non riuscisse a far approvare la flat tax, Salvini ha chiaro in testa cosa succederebbe: “Saluto e me ne vado”.

Per quanto riguarda la lettera inviata all’Unione europea per evitare la procedura d’infrazione, e i due miliardi che deve trovare il nostro governo, Matteo Salvini ha spiegato al Corriere:

Per il 2019, se è vero come è vero che lo Stato spende di meno ed incassa di più, possiamo utilizzare quella cifra per abbattere il debito, e va bene. Ma basta gabbie sugli anni futuri, basta con lo strozzare la crescita possibile. Il problema è che non esiste un taglio delle tasse serio che possa richiedere meno di dieci miliardi. Ma poi, i liberali non vogliono il taglio delle tasse? Con il taglio delle tasse si rianima l’economia e i soldi ritornano.

Le tasse dunque, secondo il leader della Lega, verranno tagliate “a lavoratori e famiglie a prescindere dal parere di qualche burocrate”, anche perché, ha continuato il ministro dell’Interno, “la vera recessione è quella demografica, il blocco delle nascite è un dramma”.

Infine Salvini ha lanciato una nuova accusa ai suoi oppositori, come Alessandro Di Battista, definito “un chiacchierone che va a spasso mentre noi siamo sul pezzo”. Dopo aver elencato tutti gli appuntamenti di luglio, il ministro dell’Interno chiarisce ancora una volta che per lui è proprio questo il punto: “noi lavoriamo, gli altri… Vabbè”.


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