Prendetelo, se siete capaci. Il Mugello si prepara all’invasione giallorossa (c’entrano i tifosi di Valentino Rossi e della Ducati) e detta il tema del Gp d’Italia: fermare la Honda di Marc Marquez, dopo cinque gare più leader di quanto dica il vantaggio su Andrea Dovizioso (8 punti). Marc ha la febbre, ma a parte la sua garanzia che darà il meglio alla guida della Honda («Conto di essere pronto per il podio»), sono gli altri a non fidarsi del certificato medico: «Non mi aspetto aiuti così» dice Dovi. «Domani lui starà bene e noi avremo 40 di febbre», scherza Rossi, aggiungendo: «Non ho mai visto Marquez malato, pensavo che fosse un mutante». È la Ducati, che stamane dovrebbe testare alcune novità con il collaudatore Michele Pirro, ad aprire la caccia. L’anno scorso fu doppietta grazie a Lorenzo (che adesso, invece, sente scaldarsi la sella della seconda Honda dopo un avvio deludente) e a Dovizioso, che dopodomani festeggerà il Gp numero 300. Il motore della Rossa vale un jolly sui 1.141 metri del «lungo» del Mugello, dove invece la Yamaha dovrà remare, tant’è che il Dottore per essere competitivo lavorerà sulla resa in curva, attaccando fin dalle prove libere: «Occorre andare subito forte e io darò tutto per salire sul podio». Peraltro, il rettifilo che congiunge il curvone della Bucine e la staccata della San Donato, luogo del pauroso incidente di Pirro nel 2018, è al centro della nuova rivendicazione dei piloti: prima o poi il dosso finale andrà «piallato», così è pericoloso. Anzi, meglio prima che poi: «Siamo al limite», ammonisce Dovizioso. Rossi gli fa eco: «Il Mugello è un circuito vecchio stile e lì, a 340 orari, si rischia troppo».
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