“A volte è meglio che i due si separino per il bene dei figli – ha annunciato Papa Francesco ai gesuiti che ha incontrato in Romania – Ci sono matrimoni nulli per mancanza di fede, poi magari il matrimonio non è nullo, ma non si sviluppa bene per l’immaturità psicologica. In alcuni casi il matrimonio è valido, ma a volte è meglio che i due si separino per il bene dei figli“. Ma più in generale, secondo Papa Bergoglio, “il pericolo in cui rischiamo sempre di cadere è la casistica. Quando è incominciato il Sinodo sulla famiglia, alcuni hanno detto: ecco, il Papa convoca un Sinodo per dare la comunione ai divorziati. E continuano ancora oggi!“.
Mentre invece, ha continuato il Papa, “sul problema matrimoniale dobbiamo uscire dalla casistica che ci inganna. Sarebbe più facile a volte dire ‘si può o non si può’, o anche ‘va’ avanti, non c’è problema’. No! Si devono accompagnare le coppie“. Secondo Papa Francesco “ci sono esperienze molto buone” e “questo è molto importante“. Ma sono necessari “i tribunali diocesani“. Inoltre il Vescovo di Roma ha chiesto che “si faccia il processo breve“. In alcune realtà, ha spiegato Bergoglio, “so che i tribunali diocesani non funzionano“.
Il vescovo di Rimini chiede perdono ai separati
Nel frattempo il vescovo di Rimini, Monsignor Francesco Lambiasi, ha scritto alle coppie separate e divorziate per la Pentecoste, chiedendo il loro perdono se si sono sentiti rifiutati dalla Chiesa o oggetto di giudizi pesanti o parole aspre:
Vengo a bussare alla vostra porta perché mi piacerebbe stabilire un contatto limpido e amichevole con voi che avete celebrato il matrimonio in Chiesa e, dopo averne sperimentato la fine, avete iniziato un’altra convivenza stabile, forse anche con il rito del matrimonio civile. Permettetemi di confidarvi che non vorrei minimamente ‘entrare a gamba tesa’ in casa vostra. Desidero piuttosto pormi nei vostri riguardi con tutto il rispetto che meritate e con tutta la schietta cordialità di cui sono capace. Voi non siete cristiani separati o tantomeno ‘scomunicati’, né vi dovete sentire emarginati o estranei nella grande casa comune, la Chiesa, perché in forza dello stesso battesimo non ci sono né ci possono essere tra di noi battezzati di ‘serie A’ o di ‘serie B’. Se in passato fossero stati espressi nei vostri confronti giudizi pesanti o addirittura aspre parole di netto rifiuto, a nome della comunità diocesana e mio personale ve ne chiedo sinceramente perdono.
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