“Salvini sali, che mio marito non c’è” recita uno striscione di cui Matteo Salvini condivide una foto sui social. Ma ecco cosa emerge

Matteo Salvini e gli striscioni sono un binomio che genera controversie. Durante la campagna elettorale il ministro dell’Interno è finito al centro delle polemiche per alcuni cartelloni di protesta nei suoi confronti rimossi dalle forze dell’ordine, in un gesto interpretato da molti come un divieto al dissenso. Da allora, gli striscioni sono diventati uno vero e proprio strumento per contestare il vicepresidente del Consiglio leghista. Il leader del Carroccio torna sul tema pubblicando su Twitter una foto di uno striscione appeso da un terrazzo un cui si legge: “Salvini sali, che mio marito non c’è“. Ma non si tratta davvero di un messaggio a lui rivolto: l’immagine è infatti un fotomontaggio. Subito sono state diffuse in rete moltissime fotografie dello striscione in questione, nella sua versione autentica, che recita: “Salvini sali, che ho voglia di legittima difesa“. Emerge quindi l’intento del post di Salvini, sottinteso anche dal ministro in didascalia: “C’è balcone e balcone. E a me, se non incitano alla violenza, piacciono tutti, belli e brutti. Tristi quelli che si prendono troppo sul serio“.

Salvini ha quindi voluto utilizzare l’ironia per rispondere ad un messaggio abbastanza duro nei suoi confronti che allude alla legge sulla legittima difesa. Ribadisce quindi ciò che in passato aveva già sottolineato: “Mi occupo occupo di lotta alla mafia, alla camorra, alla droga, ai trafficanti di esseri umani e non faccio guerre agli striscioni. Infatti ce ne sono ovunque e di ogni tipo. Ho dato indicazioni, già nelle scorse settimane, di non intervenire“. Un’indicazione rimarcata anche lo scorso maggio dalla pm Iolanda Daniela Chimienti, secondo cui il sequestro degli striscioni in cui al ministro era stato affibbiato l’epiteto di ‘fascista’ non è da considerarsi accettabile. Si tratta infatti, aveva specificato, di normale critica politica, anche se espressa in toni piuttosto duri. In quell’occasione, le autorità avevano quindi deciso di archiviare l’indagine aperta per vilipendio a carico di ignoti e ordinato la restituzione degli striscioni in questione.


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