Giulia, l’amica malvagia
La storia inizia tre anni fa, quando il 48enne decide di contattare una vicina di casa di 11 anni attraverso un finto contatto creato su WhatsApp. Si finge Giulia, una coetanea da lei conosciuta in vacanza tra la quinta elementare e la prima media. Parla la stessa lingua della ragazzina, riesce a entrare in confidenza, guadagna la sua fiducia. A un certo punto capisce di averla in pugno e di poterle chiedere qualunque cosa. Giulia le ordina di andare a casa del vicino 48enne e di soddisfare le sue voglie, in caso contrario avrebbe ucciso prima i suoi genitori e poi lei. Per quanto assurdo possa sembrare, le cose iniziano così. Attraverso la prima vittima riesce a entrare in contatto con altre due ragazzine, l’uomo ripete lo stesso schema servendosi di Giulia come burattinaia. Le violenze, intanto, vanno avanti nell’appartamento del 48enne quasi quotidianamente, i suoi genitori anziani non si accorgono di nulla. Le adolescenti fanno sesso con l’adulto, altre volte sono costrette a farlo tra loro, sempre soggiogate dal volere di Giulia. Viene tutto ripreso di nascosto e finisce nel grande archivio segreto del pedofilo. In alcuni casi, sono le stesse ragazzine a inviare video espliciti alla loro “amica” Giulia.
Siete state maledette da una maga
Poi qualcosa si rompe, le tre iniziano ad avere coscienza dell’orrore e il meccanismo subisce una battuta d’arresto. Il 48enne capisce di essere in pericolo e pensa al colpo di scena della sua fantasia: simula il suicidio di Giulia e ricompare nella vita delle vittime col profilo di sua sorella. Sfrutta la loro passione per i gatti e le attira ancora una volta in casa propria. Qui tenta l’ultimo trucco per tenerle a sé, gli dice che sono vittime della maledizione di una maga. L’incubo finisce pochi mesi fa, quando la compagna di classe di una delle ragazzine si imbatte in una foto osé pubblicata sul profilo Instagram dell’uomo. Riconosce la sua amica e le chiede spiegazioni.
Il procuratore: Vicenda raggelante
La maledizione si interrompe quel giorno. Le vittime capiscono che è il momento di parlare e si confidano con un’insegnante, che a sua volta ne parla con i genitori mettendo in moto la macchina delle indagini dei carabinieri di Lodi. La vicenda arriva sulla scrivania dei pm, che in pochi mesi ottengono un’ordinanza di custodia cautelare per violenza sessuale, sostituzione di persone, corruzione di minorenni, detenzione e produzione materiale pedopornografico. “In tanti anni di carriera – ha detto la dottoressa Mannella – a me una cosa di questo tipo non era mai successa. È raggelante”.
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