È accaduto durante la trasmissione “Storie Maledette” Il messaggio di Antonio Ciontoli per i genitori di Marco Vannini

“Quanto vale secondo lei una vita umana?” chiede Franca Leosini. Antonio Ciontoli risponde: “L’ergastolo”. È un passaggio della seconda parte dell’intervista sul caso Vannini andata in onda martedì 2 luglio su Rai3. La giornalista, parlando della seconda sentenza della seconda Corte d’Assise D’Appello, che ha ridotto la pena da 14 a 5 gli anni di reclusione per il capofamiglia e derubricato il reato di omicidio volontario a colposo, ha posto questa domanda a Ciontoli, facendo appello al “codice interno, per capire la sua reazione a quella sentenza che ridetermina la pena”. Sguardi, espressioni, parole intense quelle della conduttrice di Storie Maledette e del capofamiglia, ritenuto il principale responsabile della morte di Marco Vannini, colui che ha impugnato la pistola dalla quale è partito il colpo che ha ferito e portato via per sempre ai genitori il biondo 20enne di Cerveteri, ‘una creatura di luce’ come lo definisce Leosini. La seconda parte dell’intervista ad Antonio Ciontoli si è concentrata su ciò che è accaduto dopo la telefonata al 118, su ciò che è emerso dalle perizie, sul processo e su com’è cambiata la vita della famiglia Ciontoli dopo i drammatici fatti.
Caso Vannini, Antonio Ciontoli: “Chiedo misericordia e perdono ai genitori di Marco”

“Chiedo misericordia e perdono di genitori di Marco” questo il messaggio che dopo quattro anni Antonio Ciontoli ha mandato alla famiglia Vannini, per cercare di aprire uno spiraglio, magari se non adesso, in futuro. Ma Marina e Valerio, appresa solo dopo la notizia di un’intervista televisiva a Ciontoli, contattati da Fanpage.it hanno detto: “Né Antonio né nessun altro della sua famiglia avrà il nostro perdono”. “Con i miei errori e il mio comportamento ho condannato all’ergastolo non solo Marina e Valerio e tutti coloro che vogliono bene a Marco, ma anche la mia famiglia e i genitori di Viola” ha detto Ciontoli. Tuttavia il capofamiglia ha spiegato di non meritare la condanna a 14 anni per omicidio volontario con dolo ricevuta in primo grado perché “non ho mai voluto, né ipotizzato la morte di Marco Vannini. Non pensavo che potesse morire”. Inoltre i suoi avvocati difensori, dopo la sentenza della seconda Corte d’Assise D’Appello, hanno presentato il ricorso in Cassazione per tutta la famiglia.


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