Il cancro, come si legge sul Daily Mail, può causare priapismo, ovvero un’erezione persistente e dolorosa. Accade se le cellule tumorali crescono in modo da intrappolare il sangue in parti del pene che lo fanno restare eretto.
Un esperto ha aggiunto che l’uomo probabilmente non ha avuto un’erezione normale: il pene, a suo avviso, sarebbe diventato anche solido, cosa che nelle erezioni normali avviene solo in parte. In un caso come l’uomo australiano della storia, l’erezione poteva diminuire solo se fosse stato trattato il cancro che la provocava. Ma per l’uomo che ormai era praticamente allo stadio terminale, non era più possibile rimuovere tutte le cellule tumorali.
L’uomo, poco dopo, è morto. Basti pensare che un’erezione che dura più di quattro ore è già considerata priapismo ed è un’emergenza medica. Cosa la provoca? L’uso di farmaci antidepressivi, l’uso di droghe o una malattia del sangue. Il priapismo maligno, che è secondario al cancro, ha esiti negativi. Il dottor Ryan Pereira del Princess Alexandra Hospital di Woolloongabba, nel Queensland, ha detto che l’anziano è andato in ospedale per un problema “secondario”: non aveva urinato da 15 ore. Nelle ore precedenti, quando aveva urinato, aveva notato del sangue nelle sue urine. E il sangue nelle urine è proprio uno dei sintomi più tipici del tumore alla vescica.
Il tumore della vescica è causato da cellule tumorali che proliferano nel rivestimento della vescica o del muscolo dell’organo. Il tumore della vescica rappresenta circa il 3% di tutti i tumori e, in urologia, è secondo solo al tumore della prostata. Come riporta il sito dell’Airc, è più comune tra i 60 e i 70 anni ed è tre volte più frequente negli uomini che nelle donne.
Tornando all’uomo della storia, i medici dopo averlo visitato, si sono accorti che aveva una testa del pene molto tesa ed è emerso che aveva un tumore molto raro chiamato carcinoma uroteliale plasmacitoideo. L’uomo era un fumatore incallito: aveva iniziato all’età di 4 anni e fumava più di pacchetti all’anno. Il dottor. Richard Viney, urologo della Bladder Clinic di Birmingham, ha commentato la storia del paziente pubblicata su BMJ Case Reports: “Non esiste un vero trattamento per questo e l’uomo probabilmente è morto lentamente”.
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