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La Sampdoria deve pensare solo a salvarsi o può permettersi di alzare un po’ l’asticella? Claudio Ranieri – alla vigilia della gara di Roma – veste i panni di pompiere. «La salvezza della Sampdoria non è un miracolo, non lo fu nemmeno quella dell’anno scorso. L’obiettivo è sempre quello di trasmettere ai giocatori la voglia di migliorarsi.

Vedo una squadra che ha voglia di lottare e vedere la salvezza al più presto»: dice il tecnico blucerchiato, che non gira intorno ai reali obiettivi: «Non alzo mai l’asticella perché ho paura di sbatterci addosso. Vado passo dopo passo. Abbiamo sempre detto che i 40 punti sono la quota salvezza. Io vorrei fare un punto in più dell’anno scorso. Non è detto che ci riesca. Questi sono i miei orizzonti. Se poi arriveranno prima della fine del campionato allora alzeremo l’asticella. Ma restiamo con i piedi per terra». Per la cronaca la Samp l’anno scorso chiuse a 42 punti, attualmente ne ha 17: la strada è ancora lunga.

I blucerchiati sono ormai abituati a vivere sulle montagne russe. Un po’ come nell’ultima partita prima di Natale, giocata alla pari e però persa contro il Sassuolo. Una Samp pronta a prendersi qualche rischio anche nella gara contro i giallorossi? «Aver preso gol dopo due minuti ha portato la squadra ad accelerare – dice Ranieri – ma è quello che la Samp sa fare meglio. Se dico di aspettare, poi non riusciamo a ripartire come vorrei. La Roma è una grande squadra, dovremo stare attenti.

Col Sassuolo abbiamo subito due gol evitabilissimi. Questo è l’appunto che posso fare ai ragazzi. Ma quando c’è grande spirito di sacrificio e metti gli avversari alle corde devi saper accettare la sconfitta. Però dobbiamo imparare la lezione. E attenzione ai contropiede». Quali sono i problemi di questa squadra, che non brilla certo per continuità? Non troppe alternative in attacco, con Keita squalificato e Gabbiadini infortunato.

In difesa Bereszynski si rivedrà in panchina mentre Ferrari è out: a destra ballottaggio tra Yoshida e Thorsby, anche se Ranieri preferisce utilizzare il norvegese come mediano. «L’attacco è il reparto che mi fornisce più soluzioni – dice il tecnico – senza Keita e Gabbiadini sto facendo di necessità virtù. Sotto l’aspetto dei gol segnati non possiamo lamentarci. Sono i gol incassati che mi lasciano l’amaro in bocca. Il terzino destro? Stiamo facendo di necessità virtù anche qui.

Se poi ci sarà l’occasione di migliorare la rosa, sono sicuro che il presidente non si farà mancare alcuna oppurtunità». Eccolo il messaggio a Ferrero e al club. Proprio mentre l’arrivo di Llorente – che era considerato dallo stesso Ranieri come un rinforzo ideale per l’attacco a gennaio – è sostanzialmente sfumato. Cambiano gli orizzonti per la Sampdoria? «No, gli orizzonti non cambiano. Il gol volente o nolente lo facciamo.

E allora vediamo bene. Vediamo bene quello che il mercato ci può offrire. Saremo pronti a cogliere l’occasione»: ribadisce Claudio Ranieri. A proposito, come sarà il ritorno a Roma del tecnico blucerchiato? «Quando si torna a casa c’è sempre l’emozione. Io vivo e alleno per le emozioni che questo mestiere mi offre. Tornare a Roma mi riporta a quando ero bambino. Il mio esordio nella Roma da calciatore nel 1973, la mia ultima partita contro il Cagliari di Gigi Riva nel 1974. L’emozione resta. Ma poi si gioca la partita».

Roma, Pinto a capo. Sarebbe un titolo ad effetto se non corrispondesse all’imminente arrivo dell’ormai ex dirigente del Benfica che sbarca nella Capitale per comandare. I Friedkin, infatti, lo hanno scelto per affidargli il mercato e non solo. A Trigoria è atteso nelle prossime ore: la sua intenzione è quella di assistere già al match con la Sampdoria (dove oltre a Mirante e Spinazzola out, rischiano di dare forfait anche Pedro e Calafiori).

L’era Pinto è dunque pronta a prendere il via. Dopo 8 anni in patria, il 36enne direttore generale è pronto a ricoprire la stessa carica a Trigoria. Ieri l’addio con la società lusitana è stato corredato da un video – pubblicato sui propri canali social – dove il manager ha salutato calciatori e staff. Voluto fortemente dalla nuova proprietà, si presenta come elemento di rottura rispetto al passato. Internamente ed esternamente. E per rompere – questa l’idea dei Friedkin – è meglio optare per chi non ha rapporti con l’ambiente nel quale andrà a lavorare. Il portoghese sarà dunque l’uomo della proprietà, alla quale dovrà riferire direttamente senza passare per quello che tuttora è il factotum del club, il Ceo Fienga che tornerà dunque ad occuparsi delle mansioni dell’amministratore delegato. Dovrà occuparsi del restyling del club a livello di scouting ma soprattutto di mercato (a tal proposito: possibile scambio Olsen-Bernard con l’Everton), cosa che al Benfica era compito di Rui Costa.

Pinto non è un’emanazione di Mendes ma negli anni ha stabilito con il potente procuratore un rapporto diretto che dirotterà il mercato giallorosso su altri lidi, diversi da quelli battuti nell’ultimo periodo a Trigoria. Una delle prime incombenze – oltre agli acquisti di un attaccante e un terzino destro, rimandando probabilmente le questioni legate al portiere e al centravanti al prossimo giugno – sarà quella di occuparsi dei rinnovi di contratto. In primis quello di Pellegrini, in scadenza nel 2022. Se il club non chiude l’accordo entro giugno, rischia in pratica di doverlo ricomprare. Ma in agenda ci sono anche le situazioni di Mirante e Peres che scadono tra meno di sei mesi.

Intanto nell’attesa di scoprire le prime operazioni orchestrate da Pinto, vanno registrate le nuove mosse dei Friedkin. Nell’ambito dell’aumento di capitale da 210 milioni, su richiesta della Consob, la società giallorossa ieri ha emesso un comunicato nel quale viene annunciato un investimento da 40 milioni di euro nelle casse del club: «Si segnala che nel mese di dicembre 2020 – Romulus and Remus Investments ha erogato in favore della Società ulteriori 40 milioni di euro, sempre per il tramite di Neep, iscritti nella medesima Riserva Azionisti c/Aumento di capitale del Patrimonio netto, che alla data odierna risulta pertanto pari a 243,7 milioni di euro». Dalla data del closing (17 agosto) ad oggi, diventano così 132,6 i milioni investiti dalla nuova proprietà: «L’indebitamento finanziario netto – si legge sempre nel comunicato – consolidato adjusted al 30 novembre 2020 è pari a 390,4 milioni di euro, in crescita di 90,7 milioni di euro rispetto al 30 giugno 2020 sostanzialmente per i finanziamenti soci erogati».


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