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Il Toro ha incassato il sì di Christian Kouame: una volontà, quella dell’ivoriano di passare in granata, che ne contiene diverse. Innanzitutto l’attaccante condivide un obiettivo, con la società nella quale ha buone chance di approdare: sia il Toro che Kouame sono a caccia di riscatto. Da una parte c’è la squadra di Giampaolo che, dopo una sola vittoria in quattordici partite (contro il Genoa a Marassi), sabato ha centrato il terzo risultato utile consecutivo ottenendo il secondo successo in campionato a Parma.

Tre punti seguiti ai pareggi ottenuti contro Bologna e Napoli che possono rappresentare l’inizio di un percorso di risalita in classifica. Dall’altra c’è un giocatore che nel passaggio dal Genoa alla Fiorentina ha frenato una ascesa che era iniziata ai tempi del Cittadella.

Tanto che, una prima volta, l’ivoriano era stato trattato dai granata nell’estate del 2018, al termine di una stagione da 12 gol, in Serie B. Non se ne fece tuttavia nulla, poiché ad assicurarsi il calciatore fu il Genoa: ottimi gli ultimi mesi in rossoblù (5 gol in 11 partite), seguiti a una discreta prima stagione nella quale le poche reti (4 in 38 gare) erano state compensate da prestazioni frizzanti e utili a esaltare, da gennaio in avanti quando era approdato in rossoblù, la vena realizzativa di Piatek. Esattamente quanto Giampaolo spera possa essere replicato dando vita all’accoppiata formata da Belotti e Kouame. Il quale vorrebbe cambiare aria per completare una maturazione che in viola non si è completata. E in tal senso la prospettiva di giocare al fianco del Gallo, attaccante che a una straordinaria prolificità aggiunge una naturale generosità, stimola Kouame a premere per il passaggio in granata.

In un gruppo allenato da quel Giampaolo che gli garantirebbe più spazio, rispetto a quello che gli sta concedendo Prandelli, tecnico che alla Fiorentina ha sostituito Iachini, e che non ritiene l’ex rossoblù cardine dell’attacco viola.

In considerazione del fatto che il tecnico abruzzese cerca calciatori motivati, per affrontare la risalita in campionato, ecco che la soluzione Kouame diventa assai appetibile. L’attaccante non vuole affatto scappare da Firenze dove ben si trova, ma ha voglia di Toro, e il club di Commisso non chiude alla sua partenza. Anzi, l’esito dell’ultimo incontro tra l’agente di Kouame e il club toscano è stato positivo, nell’ottica del buon esito della trattativa: si può chiudere per un prestito con obbligo di riscatto a 16 milioni. In questo momento Cairo e Vagnati sono in una posizione di vantaggio, ma devono comunque guardarsi da alcuni avversari: il Verona che sarà affrontato quest’oggi, il Crystal Palace, la Lokomotiv Mosca e il Marsiglia. Nonché da quel rivale che si chiama mercato in uscita: prima di chiudere per Kouame, Vagnati vorrebbe infatti trovare squadra a Zaza.

Con la Fiorentina, società con la quale intanto si affronta anche l’argomento Igor, difensore a sua volta già cercato in estate, si discute in maniera approfondita pure di Alfred Duncan. Il ghanese è la mezzala individuata per dare dinamicità al centrocampo, e anche su questo fronte i viola non fanno muro. Ma nemmeno vogliono svendere un elemento poco utilizzato (appena 4 gare, in questa Serie A), tuttavia profumatamente pagato: 15, i milioni di euro versati al Sassuolo per il riscatto dell’ex neroverde. Su questo fronte il secondo ostacolo è rappresentato dalla concorrenza, che per lo più arriva da Genova: sia la Samp che il Genoa sono sulle tracce di Duncan. Sempre per il centrocampo, e per quanto le caratteristiche siano diverse rispetto a quelle del ghanese, il Toro continua a intanto a monitorare la situazione relativa a Lobotka del Napoli.

La partita del Gallo a Parma, fantastica sotto tutti i punti di vista, in un certo qual modo ha sorpreso un po’ tutti. Perché Belotti si è spesso spostato a centrocampo per costruire gioco e servire assist ai compagni. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, anche quelli di Giampaolo che nell’ultimo periodo ha abbandonato il suo “integralismo” calcistico per valorizzare le caratteristiche della rosa: e per questo è passato al 3-5-2, rispolverando giocatori che con questo sistema possono fare la differenza. Izzo è uno di questi. Ma la novità positiva, tanto per cambiare, riguarda Andrea Belotti: il capitano granata – lo ripetiamo – si è trasformato (anche) in trequartista: oltre a difendere, attaccare, segnare, adesso si è messo a servire palloni invitanti come gli altri suoi compagni, a turno, non sono riusciti a fare.

Il motivo? Probabilmente ha visto e capito che nonostante la buona volontà nessuno riusciva a inventarsi qualcosa di importante per risolvere la partita. E ci ha provato lui, approfittando della libertà che si va a cercare per il bene del gruppo, senza che nessuno gli dicesse e gli chiedesse niente. Ovvio che in questo modo gli vengono un po’ a mancare le energie in zona gol, ma il suo sacrificio ha portato grandi benefici all’intera collettività. Nell’occasione abbiamo visto e applaudito un Belotti nuovo: abbiamo scoperto, per esempio, quanto sia bravo a livello tecnico. Eravamo abituati a esaltare la sua grande potenza fisica, ma a questo ha gradualmente abbinato un tocco di palla finissimo unito a una mente aperta alle giocate impossibili. Sì, è sembrato proprio un trequartista, non uno qualsiasi ma uno di gran classe: l’azione che ha propiziato il gol di Singo, per esempio, è stata di una bellezza fuori dal comune visto che il Gallo ha servito il difensore mettendogli il pallone nell’unico posto dove gli avversari non potevano arrivare.

Giampaolo ne ha preso atto con grande piacere e anche stasera contro il Verona non darà compiti particolari al suo giocatore più rappresentativo: semplificando il discorso Andrea Belotti potrà muoversi per il campo come meglio crede. Di conseguenza il 3-5-2 potrebbe trasformarsi in 3-5-1-1 in attesa che venga acquistato un trequartista di ruolo per riportarlo più avanti. Nel frattempo, come scritto a più riprese, pur godendosi questo splendido Belotti, Giampaolo ha chiesto alla società di acquistargli un attaccante che possa segnare qualche gol e aiutare il Gallo, là davanti. Verdi, Zaza e Bonazzoli, infatti, hanno per lo più deluso e sino ad oggi in campionato hanno realizzato la miseria di un gol a testa. In questo modo non si può più andare avanti e, soprattutto, non si può più aspettare: Verdi, tra l’altro, anche a Parma ha confermato la sua poca freddezza offensiva divorandosi un gol facile facile. Non è la prima volta che il giocatore fallisce occasioni d’oro, purtroppo per il Toro.

Tutti e tre, anzi due perché Bonazzoli e in prestito e se non realizzerà otto reti in campionato i granata non avranno l’obbligo del riscatto, sono sul mercato. E restano di difficile collocazione. Simone Zaza, tra l’altro, ha fatto sapere a Vagnati che non intende andare in prestito. In caso di cessione vuole che sia definitiva. E chi lo prende a scatola chiusa? Quindi diventa un problema di difficilissima risoluzione. E lo stesso discorso vale per Verdi pagato, due anni fa, quasi 25 milioni. Una cifra che i granata non possono chiedere considerando il poco offerto dal giocatore. Era stato preso per far compiere al Toro il salto di qualità e, invece, ha frenato di brutto le ambizioni della squadra con prestazioni sempre deludenti e al di sotto delle sue possibilità. Già, ma quali sono le sue possibilità, si chiedono confusi i tifosi? Non si sa, probabilmente non lo sanno neppure Giampaolo, Cairo e Vagnati, almeno in questo momento.

Già alla prima domanda della conferenza stampa pre-partita il tecnico del Verona Ivan Juric richiama tutti all’ordine e inquadra le difficoltà del match odierno con il Torino di Marco Giampaolo. «Che spirito dovremo avere a Torino? Ci vuole – dice – la stessa attenzione e la stessa voglia che abbiamo avuto a La Spezia, dove la partita è stata giocata a ritmi alti e con grande intensità da parte di entrambe le formazioni. Il Toro è una squadra formata da giocatori fortissimi, quindi ci vorrà tutto questo e anche di più».

Certo, la marcia del Verona è quanto di meglio non si potesse immaginare visto che, rispetto allo scorso campionato, la squadra veronese ha 5 punti in più in classifica. «E’ un fattore positivo – dice Juric -, ma come espressione di gioco quest’anno possiamo ancora migliorare. Siamo in fase di costruzione, non so dove ci potrà portare il nostro percorso. Contro lo Spezia ho visto cose che mi sono piaciute tanto, ma rispetto al contesto generale dello scorso anno siamo ancora un po’ indietro».

Molto dipende dal fatto che in questa stagione il Verona ha dovuto confrontarsi troppo spesso con gli infortuni di giocatori importanti per la crescita del gioco di Juric. Uno di questi è sicuramente Nikola Kalinic, la punta di spessore su cui ha deciso di investire il Verona, e che è rientrata domenica a La Spazia dopo sei turni passati in infermeria. Quanto è importante il rientro dell’attaccante croato? «Lui – spiega Juric – è diverso, ha qualcosa in più rispetto agli altri.

E lo si vede anche nei dettagli, come lo stop e il tocco di palla. Si nota facilmente che ha giocato in squadre importanti, dove non arrivi per caso. Con lui il nostro gioco offensivo può fare il salto di qualità, ma questo dipenderà anche dal resto della squadra. Spero trovi continuità e possa crescere di condizione il più velocemente possibile. Stesso discorso vale per Di Carmine, che torna a disposizione ma nemmeno lui è nella miglior forma. Però in quel ruolo, adesso, ho due alternative a disposizione». E se l’attacco, ora, può crescere e migliorare, la difesa è una certezza, visto che è la seconda migliore del campionato assieme alla Juventus e con un solo gol incassato in meno del Napoli. «Nelle prime partite – chiosa Juric – abbiamo difeso eroicamente, riuscendo a non prendere gol nonostante subissimo di più. Nelle ultime partite, invece, siamo stati più solidi e abbiamo concesso veramente poco, agli avversari».

Dare continuità a prestazione e risultato di Parma per avere la meglio su una delle più belle sorprese di questo campionato. Questo l’obiettivo dell’operazione Verona su cui ha lavorato Marco Giampaolo fino alla rifinitura di ieri a cui ha partecipato anche Buongiorno che ha smaltito l’affaticamento muscolare.
Esercitazioni e partitella a campo e tempo ridotti nel programma del tecnico, intenzionato a replicare oggi (in cui renderà noti i convocati) modulo e uomini che sono scesi in campo al Tardini. Su tutti Tomas Rincon, su cui il tecnico ha scelto di puntare già all’alba di questa stagione: il centrocampista venezuelano, pur senza avere grandi abilità nel cucire il gioco, ha agito quasi sempre in posizione di regista – sia nel 4-3-1-2 che nel 3-5-2 – ed è il secondo giocatore per minuti giocati in questa stagione in tutte le competizioni (1346, il primo è Linetty a quota 1441). Il mercato aperto, con la possibilità concreta che la dirigenza continui a guardarsi intorno per un rinforzo in quella posizione, è uno stimolo per il General che a Parma è stato autore di una partita sontuosa.
In vista della gara contro il Verona, come detto Giampaolo è orientato a confermare l’undici che ha vinto tre giorni fa. In porta Sirigu, in difesa il terzetto formato da Izzo, Lyanco e Bremer. A centrocampo, Singo freccia destra e Rodriguez sul versante opposto. Al centro, insieme con Rincon ci saranno Linetty e Lukic nel ruolo di intermedi. In avanti Verdi – l’attaccante resta sempre in vantaggio su Zaza e Bonazzoli – con Belotti. Una variante sarebbe invece rappresentata dall’avanzamento di Lukic nel ruolo di trequartista dietro al Gallo in un 3-5-1-1 e l’innesto di Gojak come mezzala a centrocampo.

L’uomo copertina è lui, Mattia Zaccagni. Classe 1995, al Verona da diverse stagioni, è il giocatore che con la prodezza acrobatica di domenica allo stadio Picco ha consentito alla sua squadra di espugnare il campo dello Spezia, di salire a quota 23 punti in classifica, che valgono l’ottavo posto, e di far capire a tutti quanto sia insidiosa la formazione di Ivan Juric quando gioca lontano dal Bentegodi: tre vittorie nelle ultime quattro partite (e un pari con la Fiorentina prima che la squadra di Prandelli andasse a espugnare l’Allianz Stadium con la Juventus), una solo sconfitta finora, con il Parma a inizio stagione.

Lui, Zaccagni, non è però tipo da lasciarsi andare a voli pindarici. Per carità, sa che a La Spezia ha segnato un gol che resterà negli annali del calcio italiano (l’Hellas lo ha gratificato scrivendo sul proprio sito “un gol che resterà nella nostra storia”), sa che il ct azzurro Roberto Mancini lo ha già chiamato in Nazionale e quindi potrebbe anche rifarlo in vista della fase finale degli Europei e sa anche che continuando su questa strada, il prezzo del suo cartellino è destinato a lievitare, visto che sarebbe inutile negare il fatto che Zaccagni sia già, a tutti gli effetti, un uomo-mercato.
Ma nonostante sappia tutte queste cose, lui non si sbilancia e dice: «La Nazionale? Io penso solo a salvarmi il prima possibile con il Verona. Poi so che devo continuare a esprimermi così e alla fine della stagione vedremo cosa accadrà». Non sminuisce la prodezza di domenica, ma la racconta con semplicità di chi quel gesto atletico ce l’ha nel dna. «Faraoni – rivela – mi ha dato una bella palla, ma era un po’ arretrata. L’ho stoppata di petto e poi… potevo colpirla solo così, in rovesciata. Sono felice, per il gol ma soprattutto per il fatto che volevano iniziare bene il 2021 e ci siamo riusciti, vincendo a La Spezia, un campo difficile».

La rovesciata con cui il trequartista ha superato il portiere spezzino Provedel ha fatto il giro del mondo. E Zac è sempre più protagonista in questo Verona, nonché – appunto – uomo-mercato. In fila per lui ci sono, tra gli altri, Lazio, Roma e Milan, ma l’Hellas non lo cederà a gennaio, o meglio, potrebbe anche cederlo ma solo se il club acquirente lo lasciasse in gialloblù fino a giugno. Il valore di mercato? Nulla di ufficiale, ma la valutazione oscilla tra i 10 e i 15 milioni di euro. Zaccagni, intanto, ha toccato quota 4 gol in campionato, miglior realizzatore del Verona. Numeri che vanno ad aggiungersi ai 4 assist sin qui confezionati per i compagni e che ne fanno il giocatore con la maggior incidenza nella fase offensiva degli scaligeri. Il tecnico Juric ha detto che il suo è stato «un gol alla Pelé» e si gode l’eccezionale maturazione di un giocatore sul quale ha lavorato in maniera splendida. In attesa di ulteriori conferme, a cominciare, magari, già da domani a Torino.

Rieccolo, Armando Izzo. Un gol a Napoli e un altro a Parma. E nelle due ultime partite il Toro ha incassato una sola rete Un caso? Macché: il recupero, completo sotto tutti i punti di vista, del difensore ha dato più compattezza ad un Toro che pareva un colabrodo. Il napoletano è tornato così ad essere un punto di forza della squadra assieme a Sirigu e al solito Belotti. Con tre giocatori del genere i granata possono guardare al futuro con un certo ottimismo. O, almeno, con meno paura di quanta ne abbiano avuta nell’ultimo periodo in cui la squadra era precipitata all’ultimo posto in classifica senza dare alcun segnale di risveglio. Si temeva la retrocessione, inutile nasconderlo. Il pericolo di andare giù c’è ancora ma rispetto al recente passato la squadra ha trovato una certa identità che lascia le porte aperte alla speranza e oggi pomeriggio contro il Verona al Grande Torino, in una partita velenosa e in salita, se il gruppo riuscirà a ripetersi come nelle ultime prestazioni chissà che non arrivi un’altra soddisfazione. Ovvio che tre punti contro la formazione di Juric permetterebbero ai granata di compiere un ulteriore balzo in avanti e magari non pensare solo più a restare in serie A ma a disputare un campionato dignitoso.

Dopo Napoli e Parma (quattro punti in due partite) il morale è tornato alto. E il riscatto del Toro è cominciato quando Giampaolo ha “rispolverato” la difesa a tre. Una soluzione tattica che da sempre esalta le qualità di Armando Izzo. Pensare che il giocatore, per una serie di problematiche fisiche e per la nuova disposizione che prevedeva la retroguardia a quattro, era stato accantonato tra le riserve tant’è che la società stava cercando (come ha confermato lo stesso procuratore Mino Raiola) una squadra per questo mercato. E non era facile considerando che il giocatore stava sempre fuori. Adesso gli scenari sono cambiati e Izzo si è ripreso quello che gli spettava, con tutti gli interessi. Ed i suoi rapporti con Giampaolo, dopo un inizio un po’ difficile, ora sono ottimi come ha dimostrato la partita di Napoli quando, dopo il gol, Izzo è corso ad abbracciare l’allenatore.

Adesso difficilmente Vagnati e Cairo lo metteranno sul mercato anche se il difensore ha sempre espresso l’opinione di voler andare a giocare in una squadra più competitiva. Il discorso cessione può quindi scivolare a fine stagione visto che giocando in granata può riprendersi la maglia azzurra in vista delle fasi finali dei prossimi campionati europei: una possibilità, questa, che Armando Izzo sta prendendo in considerazione visto che non vuole perdere l’occasione di convincere Mancini. Intanto questo pomeriggio, ore 15, scenderà regolarmente in campo per dare il suo contributo nella retroguardia a tre. Con il suo ritorno sono anche migliorati Lyanco e Bremer, altri due che sono abituati a giocare a tre. Giampaolo ha capito che questo è il “vestito” che il Toro sa indossare meglio e in attesa dei rinforzi di gennaio andrà avanti così con la speranza di risalire in classifica. Forse il peggio è passato, forse il Toro è pronto a cominciare la risalita verso posizioni a lui più consone. Certo che però ci vorranno, almeno, un paio di innesti d’un certo spessore visto che gli acquisti estivi, a parte un lampo di Gojak, sino ad oggi non si sono dimostrati all’altezza della situazione.


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