Archiviati i primi ottavi di finale di Coppa Italia, oggi, venerdì 15 gennaio, torna in campo la Serie A con il primo degli anticipi della 18esima giornata del campionato 2020/2021. Per ogni turno di Serie A – lo ricordiamo – Sky trasmette sette partite su dieci, mentre le restanti tre sono proposte in esclusiva dalla piattaforma Dazn (visibile anche su Sky al canale 209). Disponibile per gli abbonati anche il servizio streaming su dispositivi mobili, computer e smart tv (Sky Go, Now Tv e Dazn).
Stasera, con calcio di inizio alle ore 20.45, si gioca Lazio-Roma. Si tratta del derby capitolino numero 175 in gare ufficiali (65 vittorie romaniste, 63 pareggi e 46 successi laziali), con la squadra allenata da Paulo Fonseca attualmente terza in classifica e quella di Simone Inzaghi ottava, a sei punti di distanza.
Gli unici due precedenti tra gli allenatori appena citati sono le sfide disputate nella scorsa stagione, terminate entrambe in pareggio, 1-1; il tecnico biancoceleste ha però affrontato la Roma 10 volte, ottenendo 3 vittorie, 3 pareggi e 4 sconfitte.
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Poco dopo aver perso contro il Verona all’Olimpico, Simone Inzaghi ammise qualcosa che in molti sospettavano ma che comunque non può essere un alibi: «Ho giocatori un po’ umorali: “sentono” l’assenza dei tifosi».
Mai come stasera, dunque, nella partita delle partite, nel catino di un Olimpico che si farà sentire più nelle ossa per il freddo e l’umidità ma non certo per il calore degli spalti, la Lazio dovrà tirare fuori qualcosa in più. E Simone Inzaghi, sempre molto pacato ma certo non meno tifoso laziale di chi seguirà il match da casa, ieri ha sintetizzato così la storia del primo derby senza pubblico: «Sarà un derby anomalo, senza tifosi, ma sappiamo che saranno lì con il cuore.
Lo stesso che dovremo mettere noi in campo». Stesso cuore, stessa anima di quanti si sono dati appuntamento per oggi pomeriggio davanti a un noto benzinaio di Formello, in prossimità del centro sportivo biancoceleste, per dare la carica ai giocatori e scortare il pullman delle aquile fino all’Olimpico. Poi toccherà a Immobile e compagni metterci cuore e anima. E non mancheranno certo le motivazioni, in un derby che la Lazio vive tanto da dentro o fuori per via di una classifica in cui «siamo un po’ in ritardo».
Per questo «vincere sarebbe importantissimo – argomenta il tecnico biancoceleste – quest’anno la terza vittoria non ci è mai capitata e sarebbe importantissima per noi». L’assenza dei tifosi «peserà tantissimo, come dal post-Covid in poi. Con i nostri tifosi eravamo un bel binomio vincente. Ho determinati giocatori che avrebbero tanto bisogno dei loro tifosi – ribadisce Inzaghi – ma il calcio è cambiato dopo il Covid e vale per noi come per tutti gli altri».
Inzaghi stima molto Fonseca, lo ha ripetuto più volte e lo ha rimarcato anche ieri («La Roma ha un ottimo allenatore e ottime individualità»), ma conta anche su una Lazio che ritiene non essere «da meno». Per prevalere sui giallorossi, tuttavia, «dovremo avere corsa, aggressività, determinazione, sapendo che in gare come queste l’errore deve essere pari a zero, limitando i giocatori più importanti dell’avversario».
Una Lazio che contro le big non ha mai deluso: «La stagione dice che determinate partite la squadra le ha sempre fatte nel migliore dei modi – ha concluso Inzaghi – i ragazzi sanno quello che si giocano. Sappiamo tutti quanto vale il derby qui a Roma e per noi è una partita importantissima perché dobbiamo dare seguito alle ultime due vittorie». La Lazio ci arriva con l’infermeria riempita solo dai lungodegenti Fares e Cataldi, oltre a Strakosha di nuovo out.
In porta ci sarà Reina in una sfida tutta spagnola con Pau Lopez. In attacco recuperato Correa, ma salvo clamorosi colpi di scena, partirà dalla panchina. A far coppia con Immobile ci sarà ancora Felipe Caicedo, a segno nelle ultime due partite con Fiorentina e Parma in cui è partito dall’inizio. A centrocampo recupera anche Luis Alberto, nonostante non sia in condizioni top. Ma si sa: il derby tira fuori sempre energie in più.
«Non ho mai vinto il derby ma non l’ho nemmeno mai perso». Paulo Fonseca alla vigilia della terza stracittadina nella Capitale si presenta così. Forte del podio in campionato, imbattuto nella stracittadina e con la consapevolezza che la bilancia pende in questo momento a favore della Roma, al di là dei 6 punti di vantaggio in classifica: «Sappiamo quanto conta questa partita, ma anche quanto contano i tre punti.
Dobbiamo giocare sempre con l’ambizione di vincere, pensando partita dopo partita». Il leitmotiv a Trigoria non cambia: profilo basso. Si è adeguato subito anche il nuovo manager Pinto. L’aver parlato a più riprese di un progetto a medio-lungo termine, in teoria toglie pressioni a Paulo che però non abbassa la guardia: «Ho visto la conferenza stampa di Tiago e ha parlato di questo tipo di progetto – la sua risposta – ma ha parlato anche di ambizione, e penso sia importante averla in tutti i momenti. Stiamo lavorando per vincere sempre».
Nei primi tempi, la Roma sarebbe prima in classifica per rendimento: «Direi che non c’è una costante ma un’analisi che va fatta partita dopo partita. Contro l’Inter non abbiamo reagito bene ai momenti di difficoltà ma stiamo lavorando per essere sempre più equilibrati in tutti i momenti della partita. Il calo non è un problema fisico. L’ultima partita l’ha dimostrato, avendo chiuso con grande intensità».
Una gara come il derby, senza pubblico, è a dir poco anomala. Se Inzaghi ha ribadito come l’assenza del tifo pregiudichi in parte alcuni suoi elementi che ne hanno bisogno per rendere meglio, la Roma sembra invece giocare meglio quando non avverte pressioni esterne.
Le 9 vittorie contro le ultime 10 in classifica (aspettando il 23 gennaio lo Spezia) a fronte delle difficoltà con le big, sono lì a confermarlo. Fonseca però non è d’accordo: «Non è mai un vantaggio giocare senza tifosi, io preferisco sempre farlo con i tifosi. Le porte chiuse sono la cosa peggiore in questo momento, abbiamo grande voglia di tornare ad avere il pubblico negli stadi». Sulla Lazio non si sbilancia, ma ammette: «Hanno giocatori molto forti, soprattutto in attacco.
Noi abbiamo preparato la partita pensando al loro collettivo, ma anche alle individualità. Sappiamo che escono forti con la palla e in contropiede». Alla sua squadra chiede «aggressività». Quella che non difetta nei primi tempi. Al 45’ la Roma è prima in classifica per rendimento: «Direi che non c’è una costante ma l’analisi va fatta gara dopo gara. Non si tratta però di un problema fisico. L’ultima partita ha dimostrato che abbiamo finito gli ultimi 30 minuti con intensità». Stavolta però ne servono 90 senza pause.
E’ il primo derby della storia in zona gialla. Una partita indecifrabile, anche 1 se qui al Corriere stiamo provando da giorni a immaginarcela. Questo è peraltro l’anno meno indicato per azzardare previsioni, pronostici: troppi gli imprevisti, infinite le variabili, quotidiane le sorprese. È un derby assai diverso e distante dai 174, coppe comprese, die l’hanno preceduto. Certamente non paragonabile ai più recenti: il proprietario della Roma, ad esempio, sarà in tribuna (con il figlio) e non a Boston o a Miami, e in caso di sconfitta non invierà sms sgradevoli a quei produttori di “bullsliit” che sono i giornalisti non allineati.
È diverso e distante anche per dio si giocherà a porte chiuse, e dii ha assistito almeno una volta a un derby della Capitale sa che la presenza fisica dei tifosi è da sempre la madre di tutte le pressioni, sia prima che durante. Fredda, asettica, è stata la vigilia in una dirà chiusa per covid die soltanto lunedì scorso si è riaperta parzialmente – e immagino temporaneamente – alla vita e alle passioni. Ponemmo defìnirlo il primo Derby a Domicilio: DAD, lo stesso acronimo contestato dagli studenti die vorrebbero essere a scuola, pr oprio come i tifosi allo stadio. Derby diverso e sorprendente anche sul piano tecnico e dei numeri: un armo fa, alla diciassettesima, la Lazio aveva 37 punti, 9 in più rispetto a oggi, e volava altissimo, mentre la Roma viaggiava alla stessa velocità: 35 nel 2019,34 oggi.
Lazio e Roma sono tra le società maggiormente penalizzate dal lungo lockdown di primavera durante il quale le due dirigenze si sono battute con forza e insieme -pii mantenendola distanza sodale e con differenti obiettivi – per la ripesa e la conclusione del campionato: e se è vero che Lotito ha visto disperdei si da fine giugno punti e sogni, è verissimo die la Roma ha pagato anch’essa qualcosa in classifica ma guadagnalo tanto in salute (non solo economica): ha evitato il default (tecnicamente era a un centimetro dal fallimento) e indotto Ballotta ad accettare la proposta dd Friedkin.
A settembre, nella fase della costruzione, Lotito ha investito sulla stabilità, sborsando poco meno di 27 milioni per giocatori che al momento hanno dato meno del previsto (Rana il più positivo, Far es, Akpa Akpo, Escalante, Hoedt e Andr eas Pereira appena sopra la sufficenza, Muricji non da rivedere, ma da vedere). Meglio è andata alla Roma post-Petradii e prePinto: del mercato si è occupato l’amministratore delegato Fienga, die si è avvalso della collaborazione di alcuni agenti, liberandosi – tra definitivi e prestiti – di un’intera squadra: Sdrick, Defrd, Gonalons, Under; Kolarov, Kluivert, Florenzi, Peroni, Cetin, Olsen, Antonucd, Coric e Riccar di; più limitate le entrare, inevitabilmente mirate: il ritorno di Smalling, Pedro a parametro e commissioni, il prestito di Borja May orai e il congelamento di Dzeko, attratto dalla Juve e in parte andrò dall’Inter.
È senz’altro un derby che vale il futuro, tra i più importanti di sempre proprio per le ragioni esposte e perché siamo dentro una stagione di svolte epoca-ingresso dei fondi, il bando triennale, i nuovi player), oltre die per gli effetti che è in grado di produrre: la Lazio, straordinaria in Champions, Ira bisogno della vittoria per riavvicinarsi all’obiettivo salva-stagione; la Roma, che sta cambiando totalmente pelle e volti e ruoli (pesto altre novità importanti), insegue il primo successo stagionale con una big e di riflesso ima potente iniezione di autostima.
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