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Parlano i numeri: Bologna e Benevento sono pari in classifica a quota 23. I rossoblù finora hanno fatto peggio di quanto fosse ipotizzabile a inizio stagione; la squadra di Inzaghi sicuramente meglio. Per i due tecnici si sono invertite le parti rispetto al 2018-2019, quando Superpippo venne cacciato dopo lo 0-4 in casa col Frosinone per lasciare il posto a Mihajlovic, il quale fece ben più di quanto preventivabile salvando il Bologna in carrozza. Il rapporto tra i due è amichevole, come ha raccontato Mihajlovic: «Lo rivedo con piacere.
Da avversario, sul campo io e Couto non lo minacciavamo nemmeno troppo, visto che suo fratello giocava con noi. Quando sono subentrato al Bologna lo chiamai solo una volta per spazzare via le voci di contatti anticipati, che non erano vere. Certo Sansone e Soriano li avrei presi anch’io. Quando arrivai il primo obiettivo era di creare un gruppo: eravamo disperati, bisognava cementarlo. Poi il lavoro successivo è stato dare un’identità.
Ora io so che la mia squadra farà sempre la prestazione. Il Benevento è alla nostra portata, ma ovviamente va dimostrato in campo». Mihajlovic ha detto chiaramente che stasera al Dall’Ara sarà Skov Olsen ancora titolare al posto di Orsolini. Dall’altra parte giocherà Sansone, mentre a centrocampo accanto al “pulitore” di palloni Schouten toccherà a Dominguez. Poli è a posto, ma a Svanberg squalificato gli sarà preferito appunto il nazionale argentino.
In attacco le attese sono lievitate per Musa Barrow, autore di due gol nell’ultima a Parma dopo tanta carestia. «Per affermarsi – ha spiegato il serbo – deve farne sei o sette di doppiette. Si è sbloccato, speriamo continui così. Sta lavorando su molti aspetti: protezione della palla, posizionamento, attacco della profondità e dei cross. Bisogna andare passo per passo. Per fortuna c’è un maestro come Palacio a fare gli esercizi prima di lui in allenamento
E Barrow lo osserva con attenzione». A proposito del Trenza, Mihajlovic ha raccontato ieri a Casteldebole un retroscena della visita a Papa Francesco, fatta lunedì scorso nell’ambito di una produzione per Discovery Channel su storie di persone uscite da situazioni difficili: «Il Papa mi ha detto che avrebbero dovuto farmi santo subito, poichè con la moglie avevo portato anche la suocera… E’ un uomo simpatico, saggio, e pure un tifoso di calcio: non conosce Dominguez, ma Palacio sì. Siamo stati tre ore, quando normalmente le visite papali durano dieci o quindici minuti. Ha avuto una parola per tutti. Papa Francesco porta serenità e fa riflettere».
Bologna, la politica dei piccoli passi questa sera potrebbe risultare redditizia. «Abbiamo già disputato un’ottima partita all’andata, soffrendo, ma ce la possiamo giocare con chiunque, lo abbiamo dimostrato»: Pippo Inzaghi torna nel luogo del misfatto (leggasi esonero), consapevole delle difficoltà, ma anche del valore del suo Benevento. «Nessuno, alla vigilia, avrebbe scommesso un soldo falso prevedendo che saremmo arrivati ad incrociare i rossoblù contando i loro stessi punti».
Castelletto cospicuo per la Strega che, però, da cinque domeniche annaspa: due soli pareggi nonostante tre gare siano state disputate al Vigorito. Sarebbe ora di ripartire, anche perché i giallorossi rendono meglio quando non hanno l’incombenza di fare la partita. Al Dall’Ara, Inzaghi ritrova il suo grande amico Sinisa Mihajlovic, l’allenatore abituato a tallonarlo. Il Milan, esauritosi il rapporto con SuperPippo, si affidò proprio al serbo; lo stesso fece il Bologna quando, due anni fa, l’esperienza del tecnico alla guida dei felsinei si rivelò sfortunata.
Tra i due, intercorre un’amicizia profonda, al punto che Inzaghi prese parte alla partita d’addio di Mihajlovic il giorno dopo aver piegato il Liverpool nella finale di Champions.
Ulteriore curiosità, la compresenza nell’anticipo di stasera dei due giocatori, portieri esclusi, sempre impiegati, entrambi difensori, il giapponese Tomiyasu tra i felsinei ed il polacco Glik, baluardo della difesa campana. In quanto alla formazione, Pippo Inzaghi dovrebbe apportare tre varianti all’intelaiatura opposta domenica scorsa alla Sampdoria. Immutato lo schieramento difensivo davanti al portiere Montipò, con Tuia preferito ancora a Caldirola («Prima dell’infortunio era titolare, poi è stato fuori e Tuia l’ha sostituito bene.
Ora, Caldirola non può ancora essere al massimo dopo aver accelerato i tempi», ha detto il tecnico giallorosso). Il dilemma del tecnico si annida piuttosto a metà campo, dove Schiattarella avrà il compito di pilotare le operazioni, giovandosi del rientro dell’ex clivense Hetemaj come frangiflutti; il terzo?
Con Viola si riformerebbe il reparto dello scorso anno, ma la necessità di conferire maggior equilibrio, viste le defezioni di Ionita ed Improta, dovrebbe indurre l’allenatore a preferirgli Tello. Anche perché, accanto a Caprari e dietro la prima punta Lapadula, match winner della gara di andata, dovrebbe operare Iago Falque. «E’ pronto, ma deve giocare qualche gara dall’inizio per avere i 90 minuti nelle gambe, sarà determinante per i nostri obiettivi», ha riconosciuto Inzaghi. Endorsement che lo fa preferire ad Insigne. Gran folla in attacco, visto che tra i convocati figurano pure Moncini e Gaich.
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