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Il derby è sempre uno spettacolo planetario. Se poi è anche un derby di vetta come quello che si si appresta a vivere Milano oggi pomeriggio, ecco che allora diventa impossibile che gli occhi delle telecamere di tutto il mondo non coprano l’evento. La partita di San Siro si potrà vedere da almeno 166 paesi diversi, grazie al lavoro di 45 broadcaster che trasmetteranno il match anche nei più remoti angoli del pianeta – dalla lista diramata, risulta che in Cina la partita verra trasmessa da Cctv 5, ma a ieri il segnale di Pptv (la televisione di Suning) risultava regolarmente attivo per la Serie A.

I tifosi delle due squadre, che non potranno seguire dagli spalti la stracittadina, si sono comunque organizzati: la Curva Sud attenderà il passaggio del pullman del Milan vicino al Gate 14 (nelle adiacenze del quale la società rossonera ha presentato un murale di oltre 13m dedicato all’evento, intitolato ‘Milan on fire’) per esprimere la propria vicinanza prima che la squadra entri allo stadio. La Nord, invece, si radunerà per aspettare il passaggio della squadra dietro il proprio settore – ed insieme agli ultras ci sarà anche il noto comico interista, Andrea Pucci. Da segnalare che le tifoserie rivali sul campo, hanno dato un bel messaggio unendosi in questa giornata di sport importante che coinvolge tutta la città per aiutare i City Angels milanesi, organizzando una raccolta di generi di prima necessità da destinare ai senzatetto del capoluogo lombardo.

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Una partita così, San Siro non la viveva dal 2 aprile 2011. Quella volta era il Milan a fare da lepre, mentre l’Inter dei Tripletisti, dopo aver buttato via il girone di andata per la guerra intestina a Rafa Benitez, inseguiva il sogno del sorpasso. Un disegno mandato in frantumi dal gol di Pato dopo appena un minuto (il Papero avrebbe concesso il bis nella ripresa, con il rigore trasformato da Antonio Cassano a rendere la notte rossonera una marcia trionfale) e quella vittoria fu crocevia determinante per l’ultimo scudetto finito a Milano, primo vinto da Massimiliano Allegri nella sua nuova vita da allenatore (poi, alla Juve, ci avrebbe preso gusto…).

Difficile che la stracittadina di questo pomeriggio, qualunque sia il suo esito, possa essere altrettanto impattante giocandosi “soltanto” alla 23ª di campionato. Certo è che, soprattutto nel caso in cui a vincere fosse l’Inter, avremmo la prima fuga importante del torneo. Nessuno – l’ha detto pure Antonio Conte ieri in conferenza – aspettava i nerazzurri già in testa prima dello scontro diretto, considerato che il Milan era atteso da Crotone e Spezia mentre il menù nerazzurro prevedeva Fiorentina e Lazio. Invece, a sorpresa, c’è stato il ribaltone e, mentre per l’Inter il derby può essere occasione per volare via, il Milan è chiamato a dimostrare come la piega che ha preso la stagione nelle ultime settimane (segnate dalle sconfitte con Juve, Atalanta e Spezia in campionato, Inter in Coppa Italia) non è segnale di un ritorno nei ranghi dopo lo scoppiettante avvio di stagione sull’onda lunga di quanto fatto nel post-lockdown. A fare il tifo per Stefano Pioli c’è pure Andrea Pirlo che, in caso di un risultato positivo del Milan, battendo il Crotone allo Stadium (a occhio non dovrebbe servire un’impresa) potrebbe accorciare di nuovo la classifica.

Il terzo MilanInter stagionale, suona pure come resa dei conti definitiva tra Zlatan Ibrahimovic e Romelu Lukaku, nella speranza che la gara non si trasformi in un regolamento di conti da saloon come avvenuto in Coppa Italia quando i due fuoriclasse rossonerazzurri hanno dato il peggio nella gazzarra scatenata dallo svedese dopo un’entrata troppo irruenta di Big Rom su Alessio Romagnoli. I due, quando si dedicano a ciò che riesce loro meglio, ovvero fare gol, nelle stracittadine si esaltano. Big Rom ne ha giocate quattro e ha sempre timbrato il cartellino. Lo svedese, nella sua seconda vita in rossonero, ha fatto ancora meglio, dato che di reti all’Inter ne ha segnate 4 ma in 3 partite, confermandosi uomo-derby per eccellenza, come ben sanno pure i tifosi dell’Inter per quanto fatto nei suoi anni in nerazzurro (impagabile la gioia provata dagli interisti l’11 marzo 2007 quando il gol di Ronaldo, ritornato in Italia, ma al Milan, venne rimontato proprio dall’uno-due firmato da Cruz e Ibra).

Complici i social, la sfida tra lo svedese e Lukaku ha avuto momenti memorabili ben prima che i due finissero testa contro testa dopo essersene dette di tutte in Coppa Italia (a tal proposito, la Procura Federale, dopo aver sentito i due “galli”, deve decidere se procedere con i deferimenti): a dare il via alle danze aveva provveduto Big Rom il 9 febbraio 2020 quando, per celebrare la Grande Rimonta dell’Inter (da 0-2 a 4-2) aveva colto nel segno con un «C’è un nuovo re in città», mal digerito dal collega. Siccome la vendetta va sempre servita fredda, Zlatan si è preso una sapidissima rivincita il 18 ottobre quando, dopo la stracittadina decisa dalla sua doppietta, con il consueto senso della misura che lo contraddistingue ha scritto: «Milano non ha mai avuto un re, ha un Dio». Ecco, stavolta la città cerca il suo Imperatore, l’icona della nuova grandeur rossonerazzurra che punta a interrompere nove, lunghissimi anni di egemonia juventina.

Quello di oggi a San Siro è un derby da 100 punti, perché comunque finirà, la somma delle due milanesi in classifica sfonderà il muro. Erano anni che la stracittadina non toccava punteggi tanto alti ed era un decennio che la sfida rossonerazzurra non era così attesa e determinante. Uno spettacolo annunciato.

La partita di San Siro è la più importante dell’anno perché cade quando i giochi si stanno per decidere, avviati verso i due terzi del campionato. Se non vale uno scudetto, è un bel pezzo. L’Inter punta a vincerlo per lanciarsi solitaria in testa, avvantaggiata sulla concorrenza dai mancati impegni nelle Coppe. Quando la squadra uscì maldestramente nei gironi, i processi furono assai severi. Alla lunga, quel momento potrebbe costituire la svolta nell’anno del Biscione, un anno complicato dall’instabilità societaria. Dall’altro lato, il Milan deve approfittare della chance di un nuovo sorpasso. In termini psicologici sarebbe decisivo per ritrovare fiducia e al tempo stesso per abbassare le quotazioni l’Inter, molto alte dopo il successo con la Lazio di Inzaghi e il primo posto raggiunto. Non ultimo, una vittoria (o un pareggio) si tradurrebbe per il Milan in vantaggio negli scontri diretti. Può contare anche questo.

Ma che partita sarà? Rispetto all’andata l’Inter è più quadrata. Sui due gol di Ibrahimovic, si fece trovare sempre scoperta e scomposta, non aiutata dalla prestazione di Kolarov, prestato al ruolo di centrale e bruciato dallo svedese. Il Milan deve fare una partita razionale, cercando di appoggiarsi su Ibra per uscire, ma senza che resti isolato. L’attenzione dovrà essere posta sopratutto sulla parte sinistra della difesa. È lì, fra Theo Hernandez e Romagnoli, che sono arrivati molti gol ed è lì che opererà il tandem Barella-Hakimi, il maggior punto di forza dell’Inter assieme alla potenza di Lukaku. Il Milan è reduce dall’amaro pareggio di Belgrado, con un gol preso in superiorità numerica.

È una fase generale difficile, prevista e prevedibile, con un serbatoio bisognoso di ricarica dopo lo straordinario, epocale 2020. Nel nuovo anno, a fronte dell’unica sconfitta interista contro la Samp, il Diavolo è caduto tre volte in campionato e una in Coppa Italia – segnata dall’espulsione di Ibra – proprio contro l’Inter. La media-punti è scesa da 2,5 a 1,8 a gara. Sono numeri, ma indicano una tendenza. Per il pari con la Stella Rossa, Pioli ha attribuito le colpe alla poca qualità nelle giocate, ma ha pure ricordato come molti giocatori – causa i tanti infortuni che la squadra ha dovuto subire – abbiano giocato parecchio. Questo è il punto cruciale.

L’Inter ha una sola maniera di giocare il derby: muoversi sapendo aspettare l’avversario, senza sbilanciamenti. La lezione del girone d’andata è stata metabolizzata. L’Inter prima nel possesso palla era molto attardata nella classifica principale. Poi il trequartista è scomparso, la difesa è rimasta più bassa, il centrocampo ha fatto filtro grazie alla pedina in aggiunta nel mezzo e la transizione dei vari Lukaku, Lautaro Martinez e Hakimi ha determinato la forza. Oggi la squadra ha maggiore equilibrio e lo si vede nel solo gol incassato (deviazione di Escalante) nelle ultime 5 gare. Il problema dell’Inter sarà oggi mentale: sapere di non potere sbagliare. Con Napoli, Juventus e Lazio, trittico importante, si è visto uno scatto di personalità, mancato lo scorso anno. Ma con il Milan il compito sarà delicato e difficile. Molto, ovvio, dipenderà dalla marcatura su Ibra e dalla tenuta difensiva, sulla quale i meriti di Conte sono evidenti: la crescita di Bastoni, il miglioramento di Skriniar in un ruolo non suo e l’invenzione di Perisic arretrato.

Sarà una sfida bella, emozionante, con l’Inter in condizione migliore, ma con un Milan che ha mostrato una crescita meravigliosa in questi dodici mesi, meritevole dunque di profondo rispetto. Con la Juve spettatrice interessata: se dovesse finire in pareggio, potrebbe approfittarne per rifarsi sotto. Sarà uno show e Milano, per storia e passione, se lo merita tutto.
Avrebbe potuto essere uno degli ultimi derby a San Siro. Se tutto fosse filato liscio, non sarebbe stato lontano l’inizio dei lavori del nuovo stadio di Inter e Milan, con l’obiettivo di tagliare il nastro nel 2024. Invece tutto è fermo. E i tempi tornano in discussione. Il Comune di Milano non ha fatto molto per accelerare. Meglio passare il dossier al sindaco in carica dopo le elezioni fissate in primavera. Nessuno voleva prendersi la responsabilità di andare alle urne dopo aver messo la firma sull’abbattimento di San Siro.

Nemmeno le società hanno contribuito a rendere lineare il percorso. La frenata decisiva è arrivata a causa del probabile cambio di proprietà dell’Inter. Alcune forze politiche erano già sospettose sulle catene di controllo. Sul versante interista non convinceva il legame con le Cayman del fondo Lion Rock Capital, che detiene il 31% delle quote nerazzurre. Su quello milanista resistevano i dubbi sui titolari effettivi, dissolti a dicembre con l’ufficializzazione nelle carte lussemburghesi del ruolo di azionista di maggioranza della famiglia Singer. Resta qualche perplessità sul peso di Blue Skye, che sembra contare più del 4.25% in suo possesso nel veicolo Project Red Black, come dimostra la carica di Gianluca D’Avanzo consigliere delegato del Milan. Aspetti che i club hanno cercato di chiarire inviando tutta la documentazione richiesta da Palazzo Marino. Impossibile, però, procedere nel momento in cui l’Inter sta per passare di mano. Uno sviluppo imprevedibile nell’estate 2019, quando Inter e Milan hanno svelato il progetto, optando per un’insolita coabitazione. Un unicum nel panorama dei grandi club, dotati di una casa autonoma, territorio esclusivo di squadra e tifosi.

A ben vedere, più della nostalgia per San Siro (tutti vogliono bene al Meazza che, però, ha quasi un secolo), era questo il vero punto debole. Non era facile capire perché due proprietà economicamente forti – in entrambi i casi si viaggia intorno ai 50 miliardi, di fatturato per Suning e asset gestiti per Elliott – decidessero di condividere l’abitazione. Sembrava la spia della consapevolezza di non sapere quanto a lungo sarebbe durato il legame con Milano. Tutti pensavano che il discorso riguardasse soprattutto Elliott. Invece, con ogni probabilità, sarà Suning a mollare per prima. Con un aggravante per il gruppo di Nanchino che, non avendo nemmeno il piano esecutivo in tasca, non può monetizzare l’affare stadio con i compratori interessati oppure usarlo come garanzia forte per il prestito-ponte. Così San Siro potrebbe essersi guadagnato qualche anno di vita in più. A maggior ragione tenendo conto che, con i tempi biblici della burocrazia italiana, non è così lontano il 2026, il momento della cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali prevista a Milano. Nel frattempo, a fari spenti, il dialogo tra Suning e BC Partners prosegue. E sembra che qualche passo avanti sia stato fatto. La prossima settimana potrebbe essere quella delle prime risposte dopo giorni di silenzio. In caso di cessione, bisognerà capire quali idee avrà il prossimo proprietario dell’Inter sull’argomento stadio: procederà con la coabitazione o preferirà uno stadio senza coinquilini, come tutte le grandi d’Europa?


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