Afghanistan, uccise tre giornaliste a Jalalabad: freddate in strada con un colpo alla testa

Due attacchi distinti ma coordinati avvenuti nella città di Jalalabad, in Afghanistan, ai danni di tre donne, Mursal Habibi, Shahnaz e Saadia, nemmeno 20enni, uccise in strada a colpi di pistola. Si tratta non di donne qualunque ma di giornaliste, tutte dipendenti della tv e radio privata Enikass, finite nel mirino, come molte altri voci dell’informazione nella città afghana al confine con il Pakistan, sempre più nel mirino di talebani e altri gruppi jihadisti. E sarebbero proprio loro, secondo quanto riportato dalla stampa locale, gli autori del triplo omicidio avvenuto nella giornata di ieri.

Una quarta giovane giornalista è in fin di vita

Gli agguati sono avvenuti intorno alle 4 del pomeriggio di ieri, martedì 2 marzo, e avevano come obiettivo le tre giovani croniste, oltre a una quarta, unica sopravvissuta e ora ricoverata in fin di vita in ospedale. La prima vittima è stata Mursal Habibi uccisa mentre passeggiava tra le strade della città da un colpo di pistola esploso da un uomo che l’ha raggiunta alla testa. Tra la folla invece stavano camminando Shahnaz e Saadia che sono state freddate sempre con un’arma: nell’agguato sono rimasti feriti anche due passanti. Secondo quanto riportato dai media locali, il direttore di Enikass, Zalmay Latifi, aveva denunciato qualche giorno fa che i dipendenti della tv Enikass erano stati presi di mira dai jihadisti pronti a una nuova guerra civile nel Paese. Le vittime erano tutti doppiatrici e lavoravano già da diverso tempo.

Le giornaliste uccise in Afghanistan (foto Twitter)

Almeno 14 i giornalisti uccisi in Afghanistan negli ultimi sei mesi

Non è ancora chiaro il motivo dell’attacco nei confronti delle tre giovani croniste ma non si tratta di un caso isolato: negli ultimi sei mesi sono state uccise infatti 14 le persone che lavoravano con la stampa uccise in Afghanistan. E non solo, secondo quanto denunciato dall’Onu sono undici gli operatori umanitari uccisi negli ultimi quattro mesi del 2020. Si tratterebbe secondo alcuni di una nuova strategia del terrore messa in atto dai jihadisti dopo la notizia del possibile ritiro delle truppe statunitensi dal territorio a partire dai prossimi mesi, così da poter ristabilire l’egemonia nel Paese.


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