Sharon Stone come la Fenice, è morta e risorta più volte dalle proprie ceneri. È quello che la star racconta in Il bello di vivere due volte (Rizzoli, 18 euro), attesa autobiografia che esce in contemporanea mondiale il 31 marzo e di cui alcune importanti riviste americane hanno già pubblicato qualche estratto.
La diva ritorna sugli episodi che hanno fatto da spartiacque alla sua esistenza e spiega con tono intimo come sia riuscita a ricostruirsi completamente e a diventare una donna migliore, persino più felice. Già da ragazza l’attrice sfiorò la morte almeno un paio di volte.
Quando ancora viveva in Pennsylvania con la famiglia, un giorno ebbe un incidente a cavallo: rimase impigliata in una rete metallica che le ferì il collo, molto vicino alla giugulare. Fu un taglio profondo, che sui set dei suoi film ha sempre dovuto mascherare con trucco pesante.
Un’altra volta, invece, venne colpita da un fulmine mentre era dentro casa, un avento a dir poco incredibile. «Stavo stirando e avevo una mano sul ferro e l’altra sotto il getto del rubinetto», racconta l’attrice. «Il pozzo dell’acqua potabile era stato colpito da un fulmine e all’istante la scarica elettrica mi scaraventò dall’altra parte della cucina ».
Sua madre Dorothy era con lei e l’accompagnò all’ospedale dove il suo cuore fu monitorato per diversi giorni. Ma certo l’evento più traumautico della vita di Sharon Stone fu l’ictus che la colpì a 43 anni. Era il 29 settembre 2001, il mondo era sconvolto dagli attentati alle Torri gemelle.
Sharon, a causa della rottura quasi totale di un’arteria cerebrale, trascorse nove angosciosi giorni a ondeggiare drammaticamente tra la vita e la morte. Aveva solo una probabilità su cento di sopravvivere. Si aggrappò a quella, rinacque un’altra volta. «Ero stata una donna che faceva un dramma per ogni più piccolo dolore», ha detto la Stone. «Da allora sono molto cambiata ». L’attrice ha raccontato anche di aver avuto esperienze di pre-morte: «Una luce bianca mi attirava verso l’alto. Ero completamente in pace».
I postumi dell’emoraggia cerebrale, però, furono gravi, debilitanti, infiniti: la protagonista di Basic Instinct ci mise anni per recuperare completamente la vista, l’udito, la memoria a breve termine. Ci volle un periodo lunghissimo per smettere di balbettare o camminare senza zoppicare. Sharon però lottò con tutte le sue forze per tornare quella di prima. A lla cerimonia per la consegna degli Oscar nel 2002 improvvisò un giro di valzer con John Travolta. L’attrice era splendida. Eppure, le sfide non erano finite.
Nel 2004 si concluse il matrimonio con il produttore Phil Bronstein, con cui la Stone aveva adottato il piccolo Roan. Sharon, era ancora in convalescenza per i postumi dell’ictus, per lo stress ebbe anche un infarto e dovette affrontare un penoso calvario giudiziario per l’affidamento del bambino. «Non avevo più niente», racconta l’attrice. «Avevo perso la famiglia, il lavoro, la carriera, la casa.
Mi sentivo come Lady Diana: abbandonata da chi avrebbe dovuto amarmi». Nello stato di prostrazione in cui era caduta, l’attrice non ricevette nemmeno il sostegno delle persone con cui aveva lavorato. «Ero una delle donne più conosciute e amate del mondo e all’improvviso tutti sembravano essersi dimenticati di me», ha detto. «Sono stata trattata in maniera brutale dalle mie colleghe e anche dalla giudice per la custodia di mio figlio».
Le furono vicino una manciata di amici cari e la sua famiglia d’origine: il padre Joe, la madre Dot e l’amata sorella Kelly. Nel 2005, Bernard Arnault, il proprietario del gruppo del lusso Lvmh, le offrì un contratto come testimonial di Dior. «Se non ci fosse stato lui», ha confidato, «non so che cosa sarebbe successo». I ricordi delle dolorose vicende private si aggiungono nel libro a quelli dei faticosi esordi nel mondo del cinema, dove, come molte attrici, Sharon ricevette diverse proposte indecenti. «Un produttore famoso mi disse che avrei dovuto fare sesso vero con il co-protagonista del film, così da aumentare l’intesa tra di noi».
La star torna anche sull’umiliazione che dovette subire durante la lavorazione del film più famoso, Basic Instinct (1992). Nella scena clou, quella dell’accavallamento di gambe più celebre della storia del cinema, Sharon dovette togliersi gli slip ma, le avevano spiegato, le sue parti intime non sarebbero state visibili. L’attrice scoprì la verità durante la proiezione della pellicola in anteprima per attori e addetti ai lavori e raccontò di aver preso a sberle il regista, Paul Verhoeven, in modo così brutale che pensava di averlo ucciso.
Ora, a 63 anni appena compiti, Sharon Stone vive con serenità e leggerezza: lavora, si occupa di cause umanitarie, si dedica alla famiglia. Dopo Roan, ha adottato altri due bambini: Laird e Quinn, oggi adolescenti. Ha una vita equilibrata, mangia sano, pratica sport in modo intelligente, medita (è buddhista tibetana) e, ammette, è una persona meno esigente e nevrotica nei confronti del prossimo. Dopo un breve flirt, qualche anno fa, con l’imprenditore italiano Angelo Boffa, è single e passa più tempo possibile con i suoi figli nella bella villa di Beverly Hills. Anche se non è più tornata fisicamente quella di un tempo, ha una luce che prima non aveva: è felice. Che cosa di meglio si può chiedere dopo una vita così?
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