Dove e come vedere Inter – Verona Streaming Gratis Live TV No Rojadirecta

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Come e dove vedere Inter – Verona  in Streaming Gratis

I futurismo nacque a Milano, più o meno un secolo fa. E certo Antonio Conte non è Filippo Tommaso Marinetti, il fondatore del movimento. Il tecnico non ama domande – per l’appunto – «futuristiche», non ha voglia di pensare alla cena di dopodomani se neppure sa cosa ci sarà in tavola stasera. Ma un po’ futurista lo è pure lui, sotto sotto. Perché quel movimento faceva del dinamismo il suo messaggio principale. E cos’è l’Inter di Conte, se non un meccanismo in continuo divenire? Come potrà vivere la squadra di domani, quella della Champions League, se non immaginando di doverla modellare, ritoccare, migliorare, in definitiva completare? Nessun club al mondo può permettersi di restare fermo da una stagione all’altra. Neppure se – come spera di fare questa squadra – hai vinto lo scudetto con alcuni turni d’anticipo e virtualmente da diverse settimane chi è dietro ha persino smesso di rincorrere.

II futurista Marinetti scrisse un’opera intitolata «Zang tumb tuuum». Zang senza H, per intendersi. Quello con la H, Steven, è invece il protagonista sottinteso di ogni ragionamento riguardante il domani dell’Inter. Conte ha dribblato con espressioni energiche ogni richiesta di precisazione, diretta e indiretta, relativa alla frase con cui mercoledì scorso, dopo il pareggio di La Spezia, aveva chiesto «chiarezza sui programmi societari».

Così ieri, l’allenatore: «Io sono molto realista, parlo quando un traguardo è acquisito, sarebbe da stupidi e presuntuosi farlo prima. Voglio che la squadra sia concentrata su un obiettivo che non è stato ancora raggiunto. Se ce lo meriteremo, arriverà. Il dialogo con il presidente? A voi servono notizie, ma qui ci stiamo giocando il lavoro di due anni. Mi auguro di festeggiare, poi risponderò a tutto, del resto non mi sono mai nascosto». Della serie: fatemi vincere ‘sto benedetto scudetto, poi ci sediamo e ragioniamo.

Di cosa ragionare? Di programmi, evidentemente. Conte ha bisogno di certezze. Non vuole fumo, la nebbia poco gli è simpatica. Vuole vedere l’orizzonte, di qualunque colore esso sia. E poi è pronto a far navigare la barca in mare, che sia calmo, agitato o addirittura tempestoso.

Quel che della scorsa stagione non gli è andato giù è stato il fatto che, in termini di programmi e dunque inevitabilmente di mercato, si è partiti in un modo e poi si è cambiato in corsa. È questo il terreno sul quale vuole confrontarsi, pretendendo appunto chiarezza. E per chiarezza, si intende anche riguardo alla comunicazione degli obiettivi. C’è chi azzarda già discorsi sulla Champions che verrà, su come l’Inter dovrà essere in grado di affrontarla, sul fatto che i nerazzurri debbano essere chiamati a giocare la competizione da protagonisti. Fermi tutti: in Europa, per lottare con chi arriva in fondo (o almeno ha l’ambizione di farlo) servono cose diverse rispetto, per esempio, a quelle garantite dal club solo la scorsa estate, quando dopo il cambio di programma l’Inter è riuscita a portare a casa solo parametri zero e dintorni, ovvero Kolarov, Vidal e Darmian. Se il tema è «Conte parla così perché vuole andare via» ecco… no, non è questo il punto. E non è questa l’intenzione del tecnico, al netto di un contratto che in ogni caso lega l’allenatore ai nerazzurri per un’altra (ricca) stagione. Il punto è un altro: si può vivere un altro campionato cercando di tenere ancora uniti i giocatori nonostante stipendi rinviati per mesi? Il dubbio è lecito. E sarà messo sul tavolo al momento giusto con lo scudetto in tasca, di fronte a Steven Zhang, atteso a Milano entro venerdì.

Nell’attesa, c’è da vincere uno scudetto. Centrando la 13a vittoria consecutiva in casa: solo una volta, nel 2011, i nerazzurri ci sono riusciti. Per farlo Conte si affida al “solito” undici. Al tricolore mancano non più di otto punti: «Ma il vincente fa tabelle solo su se stesso, l’ho detto ai miei giocatori non appena abbiamo sorpassato il Milan in testa alla classifica. Abbiamo una fortuna: possiamo pensare solo a noi. Se giochiamo e vinciamo, le tabelle le devono fare gli altri». Tabelle futuristiche, peraltro. Questa Inter, sempre in movimento, non si fa mica prendere.


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