Ricky Tognazzi omaggia il padre Ugo con un festival tra cinema e cucina

TrentUgo questo festival Tognazzi: il titolo del ideato dal Comune di Pomezia per omaggiare la memoria di Ugo Tognazzi. A 31 anni dalla scomparsa del grande mattatore, il territorio di Torvaianica, frazione di Pomezia, riaccoglie una manifestazione articolata per finterò agosto, tra vernissage, eventi gastronomici, proiezioni.

Protagonista assoluta la famiglia Tognazzi: i figli Ricky, Maria Sole, Gianmarco e Thomas Robsahm. Ricky com’è Tognazzi, nata questa manifestazione? «Lo scorso anno, in occasione del trentennale della morte, il Comune di Pomezia che include anche il territorio di Torvaianica, dove Ugo amava trascorrere il tempo libero con familiari e amici tra gare gastronomiche, competizioni sportive e tanto cinema, ha promosso una manifestazione a lui dedicata.

Nel “Mese dell’ Abbuffone” i ristoratori di Pomezia e del litorale di Torvaianica finterò periodo propongono menu con piatti confezionati secondo le sue ricette tratte dai suoi libri di cucina. Spazio anche a due mostre fotografiche che vedono Ugo protagonista, a un festival cinematografico con la direzione artistica mia e dei miei fratelli con proiezioni di noti film di Ugo con relativi talk show e la consegna di quattro riconoscimenti, omaggiati da Ettore Costa, a importanti nomi del cinema italiano quali Elena Sofia Ricci, Marco Risi, Antonella Attili. A concludere il festival, una mini rassegna cinematografica».

Cinema e cibo: un connubio vincente promosso e inseguito da Ugo. «Una frase che noi della famiglia spesso utilizziamo recita “Beato colui che riesce a confondere il suo tempo libero con il suo lavoro, a confondere la propria passione con la professione”.

Per ciò che riguarda il cibo, la gastronomia, al di là delle ricette e dei relativi piatti, in casa Tognazzi da sempre vige e viene coltivato il culto del “convivio”, del riunirsi con amici e familiari intorno a un tavolo per scambiarsi emozioni e confrontarsi. Ugo fin dall’inizio degli anni c60 si dilettava a cucinare per gli amici, faceva banchetti, inventava premi culinari, scriveva libri di ricette mentre con Marco Ferreri ha dato vita a film di grande valore artistico che rappresentavano la realtà contemporanea attraverso la metafora del cibo».

Lei in che misura si rivede in questa duplice passione di suo papà? «Ho ereditato entrambe le passioni. Poi quella per il cinema è diventata un vero e proprio mestiere mentre sono un amante del convivio inteso come maniera per stare insieme, scambiare idee con persone che stimi e cui vuoi bene e per celebrare gli eventi più significativi della vita».

Cosa significa essere “figlio d’arte”? «In primis per me significa avere trovato un mestiere ad appena 5 anni, quando papà mi volle con lui sul set de Il pollo ruspante e poi de I mostri. Un esperienza straordinaria che fin da subito mi fece capire che il set è una vera scuola di cinema e di vita, fatta di rigore e disciplina. Inoltre essere figlio d’arte per me ha significato avere una scuola di cinema dentro casa; Ugo era come quegli artigiani che portavano a casa il lavoro da terminare; ogni suo progetto lo condivideva con la famiglia.

A casa la sera raccontava le sue scelte e tutto ciò che aveva fatto sul set e spesso ci leggeva le scene del giorno dopo». Lei chiama suo papà per nome; perché? «Un’àbitudine che ho fin da ragazzo. Io e Ugo avevamo un rapporto di grande complicità, di gioco, di divertimento e l’ho sempre sentito amico oltre che padre».

Voi Tognazzi siete una famiglia molto unita. «Vero e il merito è di Ugo che è riuscito a creare insieme alle sue mogli, Franca, mia madre e Margarete una famiglia allargata armoniosa, ricomponendo i cocci di tre nuclei familiari diversi e di varia nazionalità, uno italiano, uno norvegese e uno mezzo inglese. Il divorzio è un evento molto doloroso, non un fatto liberatorio, Bisogna avere l’intelligenza emotiva per fare in modo che il dolore provocato dalla fine si risani e, nella migliore delle ipotesi, divenga invece qualcosa di bello e costruttivo. La famiglia Tognazzi da questo punto di vista è certamente esemplare».

Quanto conta il talento per una carriera artistica di successo? «Il talento è un dono di Dio. Il talento è un bene prezioso. Se però non viene coltivato e supportato da uno studio serio e costruttivo non produce alcun risultato positivo». Quali i pregi e quali i difetti che ha ereditato da Ugo? «Noi della famiglia abbiamo definito Ugo “Un padre di salvataggio”: brillava per la sua assenza, ma quando cera bisogno di lui appariva immediatamente ed era presente fattivamente.

Io sono più regolare e più misurato negli atteggiamenti mentre lui era molto più fantasioso, più distratto, onnivoro ed era convinto che per rendere felici gli altri lo doveva essere lui per primo. Professava una sano “Ugoismo” al contempo garantendo il benessere di noi tutti». Tra gli amici prediletti di Ugo c’è Benito, un noto ristoratore di Velletri «Benito è tuttora titolare del ristorante “Benito al bosco”. Ugo lo definiva T angelo gastronomico dei miei peccati di gola” e condivideva con lui una grande amicizia gastronomica, scambiandosi ricette a vicenda. Benito ha cucinato in tutte le nostre liete ricorrenze e anche in occasione del funerale di papà».

Da molti anni lei è sentimentalmente legato a Simona Izzo con cui condivide anche il lavoro. «Con Simona esiste un rapporto intenso e ben consolidato. Spesso per gioco dico che Simona è un vulcano e io il pompeiano ritrovato duemila anni dopo, sotterrato, che guarda in alto con gli occhi spiritati e le braccia in avanti quasi a ripararsi dalla lava che scende».

Qual è il segreto di questa unione? «Litigare armoniosamente. Io e Simona condividiamo tutto, affetti e lavoro. Spesso nel sonno si sveglia di soprassalto dicendo frasi inconsulte che però il giorno dopo risultano molto utili ai progetti in corso doperà». I suoi prossimi progetti lavorativi? «Con Simona stiamo lavorando una nuova serie Tv per Mediaset con Sabrina Ferilli protagonista, con la quale siamo al terzo progetto dopo L’amore strappato e Svegliati amore mio» II prossimo anno ricorre il centenario della nascita di Ugo; come celebrerete l’anniversario? «Abbiamo in mente di fargli un regalo realizzando un film sulla sua vita».


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