L’eterno ragazzo di Monghidoro, a 77 anni, ha dato prova di grande classe al momento della premiazione: «Grazie al pubblico, grazie a tutti. È un podio fantastico, ci sono tre generazioni. Sono felicissimo». E Bianco non ha resistito a esprimere la propria ammirazione: «Da grande voglio essere come Gianni Morandi!». Prima Morandi si era detto dispiaciuto con Irama, quarto classificato con Ovunque sarai, per averlo escluso dal podio.
Alla fine hanno vinto i favoriti, cosa che raramente accade a Sanremo: Mahmood e l’emergente Bianco, 18 anni di bellezza, sorrisi e passione, che, dopo la proclamazione, è corso in platea ad abbracciare i genitori e la fidanzata. «Li ho abbracciati perché, quando ero più piccolino, li facevo dannare. E adesso vederli piangere è stata una grande gioia».
La coppia di cantanti ha conquistato il Festival sia con Brividi che con la cover de II cielo in una stanza, approvata dallo stesso autore del pezzo, Gino Paoli.
E non solo. Con Brividi hanno battuto ogni record di ascolto sulle varie piattaforme unendo due stili, due mondi, due pubblici. E anche due generazioni, visto che Mahmood ha 29 anni e Blanco ne ha 18. «Nonostante la differenza d’età siamo molto simili», dicono a “Chi”.
«Ogni giorno, soprattutto in questa straordinaria esperienza del Festival, ci siamo trovati a supportarci l’un l’altro. Ci siamo caricati a vicenda, ciascuno di noi due ha imparato qualcosa dall’altro». La serata delle cover, per esempio, Mahmood ha avuto un mancamento in camerino prima di cantare, ma poi, sostenuto da Bianco, è salito sul palco scherzando anche con Amadeus, apparendo a sorpresa alle spalle del presentatore.
Chi li avesse visti per la prima volta all’Ariston sarà rimasto colpito dalla loro vocalità, dal look, e dal fatto che due uomini parlassero di sentimenti guardandosi dritto negli occhi. Brividi affronta il tema dell’amore secondo due punti di vista, ciascuno dei due artisti ha scritto le proprie strofe.
Nel video che accompagna il brano (già record di visualizzazioni, al momento sono 13 milioni) Mahmood abbraccia un uomo, Bianco una donna. «Che cosa significa generazione “fluida”? Significa che oggi i giovani non hanno più “paura” di non rientrare negli schemi, ed è fondamentale che si sentano sempre liberi di comunicare ciò che meglio credono e come si sentono, senza essere per forza incasellati», ci dicono. Non vogliono parlare di eterosessualità o omosessualità, sarebbe già una definizione.
La loro canzone parla d’amore, di emozioni contrastanti che colpiscono ciascuno di noi. Un messaggio più forte di tanti artisti che giocano sull’ambiguità, sull’equivoco, sul look. Come se mostrarsi “fluidi” fosse prima di tutto una moda, una scelta estetica. «Non è un male, i grandi cambia menti sociali nascono prima dalle mode», ci ha detto Dario de La rappresentante di lista nella diretta Instagram su @ chimagazineit.
Il connubio fra Mahmood e Bianco è, per certi versi, sorprendente: visti i numeri che muovono avrebbero potuto presentarsi, e vincere, da soli. «In realtà è nata prima la canzone dell’intenzione di andare a Sanremo», ci raccontano. «La scorsa estate è stata abbozzata in studio da Michelangelo (il co-autore e produttore Michele Zocca, con loro sul palco, ndr), poi ci abbiamo lavorato separatamente e, quando l’abbiamo messa insieme e ha preso forma, l’abbiamo fatta sentire ai nostri genitori, che ci hanno suggerito di presentarla a Sanremo!». Dietro ci sono sempre le mamme, che in questi giorni hanno posato orgogliosamente con i loro figli.
Alessandro Mahmood aveva già vinto Sanremo nel 2019 con il brano Soldi e, nello stesso anno, è arrivato secondo all’Eurovision Song Contest. Colpirono allora il suo stile arabeggiante, la ricchezza di sfumature della sua musica e quella voce che sembra abbia un “autotune” naturale. La sua musica, che negli ultimi anni ha espresso sia come interprete sia come autore per altri (vedi il brano di Noemi Ti amo non lo so dire), attraversa pop, hip hop, trap, R&B e musica tradizionale italiana, con influenze delle musica marocchina e araba. Il padre di Mahmood è arabo, la mamma è di Orosei e il cantante è molto legato ai colori e ai sapori della Sardegna.
Blanco, invece, si chiama Riccardo Fabbriconi ed è uno dei fenomeni musicali degli ultimi anni, amato dai giovanissimi. Cresciuto fra Brescia e Desenzano del Garda, è partito dalla passione per Lucio Battisti, Lucio Dalla e Pino Daniele, prima di avvicinarsi all’hip hop. La sua storia inizia due anni fa, quando viene messo sotto contratto dalla Universal, e La canzone nostra riceve 5 dischi di platino. Lo scorso settembre è arrivato il suo disco d’esordio, Blu celeste, prodotto da Michelangelo, che ha debuttato al primo posto della classifica degli album italiani più ascoltati.
Poi la scelta di andare a Sanremo con Mahmood per Brividi. E i numeri hanno cominciato a sommarsi. Il pezzo, con oltre 3,3 milioni di ascolti in 24 ore, è il brano più ascoltato della storia su Spotify in una sola giornata in Italia e ha debuttato al primo posto della classifica italiana.
Nel brano è rappresentata da un lato la visione romantica di Mahmood (“Ho sognato di volare con te / Su una bici di diamanti”), dall’altro quella più concreta e passionale di Bianco (“Tu, che sporchi il letto di vino / tu, che mi mordi la pelle”). Per il giovane cantante Brividi «rappresenta tutti quei momenti in cui le emozioni ci rivelano per quello che siamo davvero, ci mettono a nudo. E un incrocio di vite: la mia, che trova un punto in comune con quella di Mahmood e, in un certo senso, con quella di tutti, perché ad ogni età i sentimenti ci rendono fragili e felici nello stesso momento».
Oggi i ragazzi fanno i duri, ma hanno tante fragilità, tanti contrasti. E, soprattutto, non hanno il coraggio di togliere l’armatura. Forse una canzone può aiutarli a capirsi di più. «Più che dare consigli, lasciamo che sia Brividi a parlare», ci dicono i vincitori di Sanremo. «E un brano con un grande messaggio di libertà, che invita ad avere coraggio nell’esprimersi senza aver paura di non riuscire o di sbagliare e non essere accettati, adeguati». I due parlano spesso di “mettersi a nudo” (Bianco lo ha fatto anche sul palco, indossando camicie trasparenti). «Questa è una delle cose che ci accomuna», ci dicono, «ogni volta che comunichiamo un’emozione ci mettiamo a nudo, che sia su un palco o nell’esprimere un sentimento».
Le emozioni spesso ci portano a guardare oltre i limiti dell’altro. «Più che di limiti parleremmo di quelle caratteristiche che rendono unica una persona: piccole imperfezioni che fanno innamorare. Può far venire i “brividi” anche una semplice parola detta dalla persona giusta», ci spiegano.
E arriviamo alla persona giusta. Bianco è fidanzato da circa un anno e mezzo con Giulia Lisioli. Aveva parlato della ragazza la prima volta a Radio Deejay con Linus e Nicola Savino: «Ci tengo a lei». Si sono legati prima che Bianco esplodesse come fenomeno musicale e in platea c’era lei ad abbracciarlo dopo la vittoria. Sul profilo Instagram di Giulia non mancano foto con il fidanzato e, nel nostro reportage fotografico, la vediamo festeggiare con lui e abbracciare Mahmood.
La gioia della coppia, nelle immagini, si contrappone alla solitudine di Mahmood. Il cantante parla poco della propria vita privata. E rifiuta domande sul proprio orientamento sessuale, considerandole superflue, coerentemente con ciò che canta nelle proprie canzoni. Dice di non innamorarsi da tempo e di essere assorbito dal lavoro. “Chi” lo ha sorpreso più volte in compagnia di Lorenzo Tobia Mar-cucci, che lavora nella moda e che avevamo visto con lui già nel 2019, dopo la vittoria di Sanremo. Mahmood ha parlato in generale di alti e bassi sentimentali, di una felicità che si affaccia e scompare per poi riapparire. Colpa anche del lavoro che lo porterà dopo questa vittoria all’Eurovision Song Contest, dove lui e BLanco saranno in gara per l’Italia, Paese ospitante, dopo la vittoria dei Maneskin dello scorso anno, in un’edizione che sarà condotta da Alessandro Cattelan, Mika e Laura Pausini.
Intanto Mahmood e Blanco hanno dominato un Festival ricco di messaggi. Sul palco ci sono stati quelli delle canzoni: inviti a ballare, a ritrovare la gioia di vivere dopo due anni di pandemia, ma anche brani come quello di Aka7even, Perfetta così, un altro invito ad accettarsi per come si è. Messaggi importanti, che si sono alternati sul palco a momenti comici e al tormentone del Fantasanremo, che ha coinvolto quasi tutti i cantanti. Anche Sabrina Ferilli ha lanciato un messaggio, pur dicendo di non volerlo fare (questa era la sottigliezza del suo intervento): «Ma perché la presenza mia deve essere per forza legata a un problema, fatemi capire? Perché devo dare un senso, oltre quello che sono, per giustificare la mia presenza qui? Io sono qui per il mio lavoro, per quello che so fare. Le cose migliori che potevano accompagnarmi stasera sul palco sono queste e credo che valga per tutte le donne. La forza più grande che abbiamo è la nostra storia. Non sono una che non ha consapevolezza dei problemi. Ma ho scelto la strada della leggerezza. Che non è superficialità».
Prima di questo monologo c’è stato, mercoledì, quello di Lorena Cesarini contro i razzisti del web che l’hanno bersagliata dopo l’annuncio della sua partecipazione a Sanremo, quello di Marco Mengoni con Filippo Scotti (sabato), che hanno invitato a usare il web “responsabilmente”, quello di Maria Chiara Giannetta (venerdì) sulla disabilità e quello sulla memoria di Roberto Saviano (giovedì), che ha ricordato la lotta contro la mafia, fino al pezzo di Drusilla Foer (sempre giovedì, ma sul finale) sull’unicità che dovrebbe prendere il posto della diversità perché le parole sono come amanti, quando non servono più vanno cambiate. A volte non andrebbero nemmeno spiegate o sottolineate, lasciando che a parlare siano le emozioni. I brividi, appunto.
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