Mi hai fatto emozionare, mi hai fatto proprio commuovere». Un signore sulla settantina va incontro a Zeudi Di Palma, la ventenne appena eletta Miss Italia, all’ingresso della stazione di Scampia della metropolitana di Napoli. «Ti posso chiedere una foto per le mie figlie?», le chiede timido un ragazzo che intanto si è avvicinato. Nel frattempo una signora, tutt’altro che timida, urla dalla sua macchina: «Amore, sei bellissima!».
Tutte queste attenzioni non sembrano disturbare Zeudi. «Noi a Scampia siamo fatti così», spiega sorridendo e concedendosi ai fan. Scampia è il quartiere dove è nata e cresciuta. Ma è anche il quartiere diventato famoso in tutto il mondo per essere stato in passato la più grande piazza di spaccio d’Europa. Un quartiere in cui la criminalità organizzata la faceva da padrona. Il quartiere delle Vele e di Gomorra, per intenderci.
La stazione di Scampia è la porta di questo mondo. Di fronte all’ingresso della fermata della metro si stagliano maestosi i volti di Pier Paolo Pasolini e Angela Davis (l’attivista per i diritti degli afroamericani) dipinti dall’artista Agor Jorit sulle pareti di due palazzi. Da qui si entra in un mondo fatto di contrasti. Perché a Scampia c’è criminalità e c’è degrado. Ma c’è tanto altro che spesso non viene raccontato da Tv e giornali. «Scampia ha due anime: quella criminale fa tanto rumore, ma quella sana è la più numerosa e la più bella», dice Zeudi. Per mostrarcela, la Miss ci porta all’Auditorium del quartiere dedicato a Fabrizio De André: «Qui ho uno dei ricordi più belli della mia infanzia.
Avevo 12 anni. Mia madre era una delle organizzatrici di un evento chiamato Le Vele e moda. Ricordo ancora le sensazioni che provai mettendo piede qui: quel giorno nacque la mia voglia di fare, la mia voglia di emergere e di far emergere il mio territorio». A quell’evento di moda ne seguirono tanti altri. Tutti organizzati dall’associazione di volontariato La Lampada di Scampia, fondata proprio dalla madre di Zeudi. «Creai questa associazione per rispondere a una richiesta che proveniva dal territorio», spiega Maria Rosaria Marino, la mamma della più bella d’Italia, «per dare qualcosa da fare ai giovani che, come i miei figli, qui non avevano nulla da fare se non stare per strada».
Quando lo Stato latita, tocca rimboccarsi le maniche e fare da sé. Così ha fatto la mamma di Zeudi e così fanno in tanti in questo posto. Scampia è il quartiere di Napoli con il più alto numero di associazioni di volontariato: una cinquantina in una zona che conta quarantamila abitanti. La grandissima parte di queste associazioni si occupa di giovani. Perché Scampia è anche il quartiere più giovane della città. Ragazzi e ragazze che scappano dalle tentazioni criminali e che sentono di non avere una voce.
O meglio, di avere una voce che nessuno vuole ascoltare. Ma un modo per farsi sentire i giovani lo trovano sempre. Zeudi ci guida sotto il colonnato di piazza Ciro Esposito. Un luogo scelto da tanti ragazzi per esprimere i loro disagi, i loro sogni e le loro legittime richieste attraverso i murales. Quando arriviamo sotto il colonnato, Zeudi fa uno scatto: «Guarda, ce n’è uno nuovo!». Un murales è da poco comparso tra gli altri: un’esplosione di colori e una scritta che lascia un po’ l’amaro in bocca: “È solo fantasia”.
E sullo sfondo, come un pugno nello stomaco, le Vele. Grigie. L’ennesimo contrasto di questo posto. Le Vele sono un complesso residenziale costruito negli anni Settanta per offrire soluzioni abitative a basso costo alle fasce più povere di Napoli. Ma in seguito al terremoto dell’Irpinia del 1980 – che portò tante famiglie rimaste senza un tetto a occupare (a volte abusivamente) gli appartamenti – e complice l’assenza totale dello Stato, nel giro di pochissimi anni quel complesso si trasformò nel quartier generale della criminalità organizzata.
Il 21 febbraio del 2020, davanti alle telecamere di mezzo mondo, iniziò l’abbattimento della Vela Azzurra. Il lavoro simultaneo di due pinze oleodinamiche che poco a poco distruggevano la facciata esterna del palazzo dovevano rappresentare un momento simbolico. Il primo atto di un processo di rigenerazione urbana – dal nome evocativo Re- Start Scampia – che nel giro di poco tempo avrebbe portato all’abbattimento di tutte le Vele tranne una (lasciata lì come memento di ciò che è stato) e che ha invece subito un inevitabile ritardo a causa del Covid e del lockdown. «Io però resto positiva, perché questo quartiere è migliorato già tanto rispetto a quando ero piccola e, da quello che racconta mia madre, ancor di più rispetto a quando era piccola lei».
Zeudi e Maria Rosaria sono figlie di Scampia, ma di due generazioni diverse. «Quando ero ragazzina mi vergognavo di questo posto», spiega la mamma della Miss, «e nascondevo a tutti da dove venivo. Poi, crescendo, mi sono resa conto che così facendo avvaloravo la tesi per cui non può uscire nulla di buono da Scampia. Per questo ho insegnato ai miei figli che devono essere fieri del posto in cui vivono».
Zeudi, infatti, si dice fiera del suo quartiere, ma ancora di più di quello che potrà diventare. Prima di andar via ci porta nel complesso dove a settembre verrà inaugurata una nuova sede dell’Università Federico II di Napoli. Qui studieranno gli studenti di Scienze infermieristiche. Zeudi, iscritta invece al corso di laurea in Sociologia, dovrà ancora prendere la metro e andare in centro.
«Questo nuovo palazzo è la dimostrazione che qualcosa si sta muovendo, che qualcosa sta cambiando davvero», dice Miss Italia, «e io credo che il nostro compito, come abitanti di questo quartiere, sia di mostrare che esiste una Scampia dove poter venire a studiare, dove poter venire a prendere un caffè, dove poter aprire un locale per i ragazzi e dove finalmente lo Stato si senta costretto a portare servizi e attrattori per noi giovani». A guardarla, con la sua corona, la sua fascia e la sua bellezza, Zeudi mostra la spensieratezza della sua età. Ma le sue parole mostrano altro: maturità, attivismo, consapevolezza e volontà. Un altro contrasto di Scampia.
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