Patricia Krentcil, conosciuta come “Tan Mom”, e il caso che fece scalpore nel 2012

Patricia Krentcil è diventata famosa nel 2012 quando fu accusata di mettere in pericolo la vita della figlia. Probabilmente molti la conoscono meglio con il soprannome di “Tan Mom”, dato il suo ossessivo amore per le lampade abbronzanti, che frequentava cinque giorni a settimana. Questa ossessione, legata al fenomeno noto come “tanorexia” (una condizione in cui non si percepisce quanto la propria pelle sia scurita dall’abbronzatura), ha quasi messo a rischio la sua vita. Oggi, Patricia sta meglio, anche se non ha completamente abbandonato i saloni abbronzanti.

L’ossessione per l’abbronzatura e il clamore mediatico

La passione di Patricia per l’abbronzatura è iniziata a 23 anni e presto è diventata parte integrante della sua vita. Originaria del New Jersey, frequentava il salone City Tropics di Nutley fino a cinque volte a settimana, con sessioni massime di 12 minuti grazie a un abbonamento mensile illimitato da 100 dollari.

Tuttavia, il motivo per cui Patricia è diventata una figura virale non riguarda solo la sua ossessione per l’abbronzatura. Nel maggio 2012, fu accusata di aver portato la figlia di sei anni in un salone abbronzante, provocandole delle ustioni. Secondo la polizia di Nutley, Patricia avrebbe violato la legge del New Jersey, che vietava ai minori di 14 anni l’accesso ai centri di abbronzatura. La vicenda iniziò quando un’infermiera scolastica notò le bruciature della bambina e lei rispose: “Vado a fare le lampade con la mamma”. Patricia, però, ha sempre negato tutto, affermando che la bambina si era scottata giocando in giardino.

Il soprannome “Tan Mom” e il dibattito su tanorexia

Il caso fece il giro del mondo, attirando l’attenzione su Patricia e su un disturbo controverso: la tanorexia, ovvero la dipendenza dall’abbronzatura. La dermatologa Doris Day dichiarò: “Persone come Patricia non si rendono conto di quanto sia scura la loro pelle. Frequentare saloni abbronzanti equivale a fumare per la pelle: gli effetti si accumulano e sono devastanti”.

Anche il dottor Joshua Zeichner sottolineò la gravità del caso, definendolo uno dei più estremi mai visti. Disse che Patricia soffriva di disturbo dismorfico corporeo, una condizione in cui l’insoddisfazione per il proprio aspetto porta a continui interventi cosmetici.

Accuse ritirate, ma il dibattito continua

Patricia, rilasciata su cauzione di 25.000 dollari, rischiava fino a 10 anni di carcere se condannata. Tuttavia, nel febbraio 2013, una giuria decise di non incriminarla per mancanza di prove. Nonostante il proscioglimento, continuò a essere criticata, soprattutto da altre madri, alle quali rispose definendole “grasse e gelose”.

“Mi piace essere abbronzata, mi fa sentire bene”, dichiarò Patricia, respingendo le accuse e minimizzando l’impatto della sua passione sulla sua vita e sulla sua famiglia.

La vita oggi

Patricia si è trasferita in Florida e ha adottato un approccio più moderato all’abbronzatura, ma continua a difendere le sue scelte. La sua vicenda resta un monito sui pericoli delle ossessioni, non solo per la salute fisica ma anche per l’immagine che si trasmette agli altri.


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