Il tribunale di Torino ha emesso oggi una condanna di 16 anni di carcere a carico di Sara Chierici, l’unica imputata maggiorenne nel caso del tentato omicidio di Mauro Glorioso, lo studente palermitano che nel gennaio 2023 è rimasto gravemente ferito a causa di un lancio di biciclette dal bastione dei Murazzi del Po. Sebbene non fosse lei a compiere il gesto che ha messo in pericolo la vita di Glorioso, la sua responsabilità deriva dal fatto che non ha impedito l’incidente, non ha avvertito né i presenti né i compagni di quanto stava per accadere, e ha poi lasciato la scena senza intervenire.
La dinamica dell’incidente
Il fatto è accaduto la notte tra il 20 e il 21 gennaio 2023, quando Mauro Glorioso, che si trovava insieme a un gruppo di amici lungo il fiume Po, è stato colpito da una bicicletta lanciata dal gruppo di giovani. Questo gesto ha avuto conseguenze devastanti, lasciando Glorioso in gravi condizioni e costringendolo a vivere da paraplegico. L’incidente è stato aggravato dalla fuga di Sara Chierici e dei suoi amici, che non hanno mostrato alcun rimorso per quanto accaduto, continuando la serata come se nulla fosse successo.
Dopo la lettura della sentenza, Sara Chierici ha avuto un malore che ha richiesto l’intervento dell’ambulanza. In tribunale, tra le lacrime, ha dichiarato: “Non è giusto, io devo pagare ma non così”. Le sue parole hanno sollevato una serie di reazioni, soprattutto da parte della sorella, Rosaria, che ha reagito con rabbia contro la corte, urlando: “Siete tutti degli schifosi!”. La difesa, rappresentata dagli avvocati Enzo Pellegrino e Federico Milano, ha espresso il proprio disappunto per la decisione, commentando che la condanna era troppo severa. Secondo loro, Sara non avrebbe dovuto essere accusata di concorso in tentato omicidio, e annunciano che presenteranno ricorso contro la sentenza.
La richiesta della pubblica accusa
In fase di processo, la pm Livia Locci aveva inizialmente richiesto una condanna di 12 anni per Sara Chierici. Secondo la pubblica accusa, la giovane, pur non avendo compiuto il gesto diretto, aveva avuto l’opportunità di intervenire, ma ha scelto di non farlo. La pm ha sottolineato che, essendo stata presente al momento del lancio della bicicletta, avrebbe potuto agire per fermare l’accaduto o avvertire le autorità. Nonostante ciò, Sara Chierici ha scelto di fuggire, partecipando indirettamente all’evento.
Il padre di Mauro Glorioso ha avuto modo di esprimere la propria sofferenza durante il processo. Ha dichiarato che la sua famiglia non aveva mai condiviso la posizione della difesa e che il gesto compiuto dalla Sara era stato di estrema gravità. “Non è possibile che chi vede un crimine e non lo ferma resti impunito. Oggi, Mauro paga un prezzo altissimo, e noi come famiglia ne portiamo il dolore ogni giorno”, ha commentato il padre, visibilmente commosso.
Gli altri imputati e il processo
La condanna di Sara Chierici non è l’unica in relazione a questo drammatico episodio. Sono stati condannati anche gli altri ragazzi coinvolti, tra cui Victor Ulinici, maggiorenne e complice nel lanciare la bicicletta, che ha ricevuto una pena di 10 anni di reclusione. Altri minori sono stati coinvolti nel processo, ma sono stati giudicati con un diverso procedimento.
Il caso ha suscitato indignazione e una forte reazione pubblica, soprattutto per il comportamento degli imputati, che hanno mostrato un atteggiamento di indifferenza per la vittima e la sua famiglia. Le reazioni sui social sono state polarizzate, con molte persone che hanno chiesto pene più severe per coloro che hanno partecipato all’incidente, evidenziando la gravità del gesto e l’impatto che ha avuto sulla vita di Mauro Glorioso.
La condanna di Sara Chierici è stata accolta con entusiasmo dalla parte civile, che ha visto nel tribunale un riconoscimento della gravità dell’accaduto. Tuttavia, la difesa ha intenzione di presentare appello, chiedendo la revisione della pena, ritenendo che la condanna di 16 anni sia sproporzionata rispetto alla sua effettiva responsabilità nell’incidente. La Corte di Cassazione avrà quindi l’ultima parola, decidendo se mantenere la sentenza o modificare le condanne.
La vicenda di Sara Chierici, Mauro Glorioso e degli altri implicati continuerà a far discutere, non solo per le sue implicazioni legali ma anche per le riflessioni morali che solleva. Il caso evidenzia la difficoltà di giudicare la responsabilità di chi non compie direttamente un crimine, ma contribuisce in qualche modo alla sua realizzazione. Il processo continuerà a essere un argomento di discussione nelle prossime settimane, con un focus sulla giustizia e sulle sue applicazioni.
Il caso e la giustizia
Concludendo, la storia di Sara Chierici e di Mauro Glorioso è una di quelle che rimangono impresse nella memoria collettiva. Essa tocca temi come la responsabilità morale, la giustizia e la capacità di agire nei momenti decisivi. Il futuro del processo e delle sue sentenze si giocherà in tribunale, ma le sue implicazioni vanno ben oltre la giustizia penale, riflettendo anche sulle scelte quotidiane che ognuno di noi può fare per rendere il mondo un posto migliore.
Viterbocitta.it è un giornale online approvato anche da Google News. Per ricevere i nostri aggiornamenti e restare informato su questo argomento ti invitiamo a seguirci sul nostro profilo ufficiale di Google News