Ci sono alcuni fatti interessanti sulla cantante, tra cui che è stata sposata dal 1967 al 1985 con Antonio Ansoldi e ha avuto una figlia, Michela nata nel 1967. Maggiori dettagli possono essere trovati sulla pagina del suo compagno – Fausto Pinna vive a Lesmo.
Iva Zanicchi è nata il 18 gennaio 1940 a Ligonchio, che è un comune della provincia di Reggio Emilia. Ha 82 anni. Dopo essere apparsa nel programma televisivo Campanile ieri sera – con Mike Bongiorno – ha debuttato nel 1960 con la partecipazione a “I due campanili” di Silvio Gigli; poi più tardi nello stesso anno Iva ha partecipato nuovamente al concorso Voci Nuove Disco d’Oro e si è piazzata seconda! Il suo primo vero successo arriva quando diventa popolare la canzone “Come ti vorrei”.
ERO TROPPO TIMIDA
Questa è la mia undicesima partecipazione al Festival, con cui ho avuto un rapporto particolare. Altalenante, come si usa dire. Dalle stalle alle stelle. La prima volta è iniziata malissimo. Era il 1965, arrivavo all’ Ariston con il favore della critica che mi aveva definita una voce jazz raffinata. Su di me c’erano grandi aspettative, infatti la casa discografica aveva stampato una montagna di 45 giri con la copertina gialla. Ma io avevo 20 anni ed ero timida.
I giovani cantanti di oggi sono spavaldi, sicuri, mentre noi eravamo diversi. Davanti a tanta gente tremavamo. Mi ricordo, per esempio, che ho sorpreso Modugno sbattere la testa contro la porta del camerino per la tensione, nonostante fosse già famoso. A Sanremo alloggiavo in una pensioncina (che a me sembrava il Grand Hotel) con mia sorella e Ines, una sartina di Reggio Emilia che mi aveva cucito il vestito per la serata. Ravera, il patron del Festival, vedendomi alle prove aveva detto: “Questa ragazza non ce la fa”. E aveva ragione: sul palco non ho cantato, ma belato. Un vero disastro. Dietro le quinte, poi, ho iniziato a piangere, convinta che l’orchestra non avesse voluto suonare per me. Invece, aveva suonato eccome. Ma ero talmente terrorizzata che non avevo sentito la musica. Il mio discografico era arrabbiatissimo e ha sentenziato: “Hai una gran voce, ma non il carattere per i grandi eventi”. Io, però, non mi sono arresa. Anzi, ho pensato: “Tornerò e vincerò”. Dopo due anni ce l’ho fatta e in tutto ho portato a casa tre vittorie.
NON SONO FATTA PER LE DIETE
La più bella è quella del 1969 (in coppia con Bobby Solo). La canzone era Zingara, un brano eterno. Ma non è stato male neanche il terzo posto insieme a Sergio Endrigo, che era spiritoso e simpaticissimo, con L’Arca di Noè. Allora un successo al Festival significava il finimondo: tutti ti volevano, anche all’estero. E comportava la vendita di tantissimi dischi, anche un milione di copie. Erano canzoni che restavano e che, infatti, si sentono ancora. Oggi è diverso, ma ci sono nuovi brani indimenticabili.
Per esempio, Che vita meravigliosa di Diodato. La sartina di Reggio Emilia, Ines, mi ha vestito molte altre volte per il Festival. Era brava, siamo sempre rimaste in contatto, ogni volta che mi vedeva in tivù mi telefonava. Purtroppo, è mancata da poco ed è stato un dispiacere enorme per me. Quest’anno mi sono affidata ad Artemio di Parma, che lavora molto per le cantanti liriche. Abbiamo scelto abiti classici, eleganti, tutti neri.
Gli avevo promesso di dimagrire cinque chili, invece ne ho messi su due. È che io la dieta non riesco proprio a seguirla. Per il Covid, ci vestiremo e truccheremo in albergo. Poi, ci verranno a prendere mezz’ora prima dell’inizio della serata. Quest’anno con me c’è mia figlia Michela Ansoldi che, riprendendo la tradizione del padre e del nonno, è diventata la mia discografica. Ed è già entrata nella parte.
Non fa altro che ripetermi ogni due minuti: “Mi raccomando questo, mi raccomando quello”. Poi, c’è mia nipote Virginia, che ha 19 anni e ha inciso il suo primo disco. Quando era bambina passava tanto tempo con me e insieme cantavamo dalla mattina alla sera. Durante l’adolescenza si è allontanata dalla musica, ma ora ha ripreso. Noi la incoraggiamo, anche se lei vuole laurearsi e diventare criminologa. Sinceramente, preferirei non facesse il mio mestiere perché sono più le spine delle rose. Ma non sono una nonna impicciona, nemmeno con l’altro nipote, Luca, che ha 23 anni e studia architettura.
È altissimo e timido com’ero io alla sua età. Tornando al Festival, quest’anno siamo parecchi “over”. Solo in Italia la cosa stupisce, perché siamo un po’ provinciali. All’estero non è così. Charles Aznavour ha tenuto concerti fino a 92 anni. lo stesso è stato per Frank Sinatra. Se la alleni, la voce magari cambia ma resta. La mia, per esempio, è diventata più blues. Comunque, Amadeus ha fatto benissimo a tener . conto del pubblico di ogni fascia di età. Noi, diversamente giovani, siamo forti.
Forse perché ai nostri tempi era più difficile emergere. Dopo Sanremo uscirà il mio nuovo album Gargana, che in dialetto significa “voce”. Ricordo che mia mamma mi diceva sempre: “Che gargana che hai!”. Se un rapper mi proponesse un brano insieme, com’è successo alla mia amica Orietta Berti, non mi tirerei certo indietro. Anzi, mi divertirei, come spero di divertirmi tantissimo al Festival. Amiche mi raccomando guardatelo, è un pezzo d’Italia che tutto il mondo ci invidia. E poi, ci sono io!».
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