Morta crocifissa in un monastero: la storia di suor Irina, uccisa da un esorcismo

La storia di Irina Maricica Cornici inizia a Jana, sparuto borgo della regione più povera della Moldavia. È il 1982, la Romania è uno dei paesi finiti nell’orbita dell’Unione sovietica, al vertice c’è Nicolae Ceaușescu, l’ultimo presidente della repubblica socialista. In una baracca del solitario villaggio, la piccola Irina è seduta sul pavimento e gioca a far dondolare i piedi di suo padre Ion, il cui corpo penzola dal soffitto. Suo padre, che aveva vissuto di espedienti fino a quel giorno ed era stato condannato a quattro anni di carcere per aver rubato delle galline, si è impiccato a un’asse del tetto. Sua madre, Elena Antohi, l’ha lasciata sola con il fratellino Vasile.

L’orfanotrofio

Quando quella scena spaventosa viene scoperta, gli assistenti sociali esaminano la condizione familiare in cui i piccoli sono cresciuti fino a quel momento e decidono di mandarli in un orfanotrofio poco distante, la Casa del bambino di Barlad. Vasile viene presto adottato da una famiglia che ha bisogno di manodopera nei campi, mentre la sorellina resta nell’istituto. Ormai è rimasta sola, al suo fianco, però, c’è la sua migliore amica, Paraschiva Anghella, anche lei orfana. Tra privazioni e sofferenze Irina cresce e diventa una ragazzina introversa, ma intelligente e dinamica. Le piace giocare a calcio, ascolta Celine Dion e la musica pop romena. Dopo il diploma, supera i test del ministero del Lavoro romeno per lavorare come ragazza alla pari in Germania, presso una famiglia della bassa Baviera.

Un’aria nuova

Intanto in Romania la rivoluzione del 1989 spazza via gli ultimi refoli del comunismo. Nicolae Ceaușescu muore insieme a sua moglie sotto i colpi del plotone di esecuzione, mentre canta l’Internazionale. La repubblica socialista cade con lui, lasciando orfano un popolo impreparato e confuso, rimasto privo di riferimenti ideologici. Alla religione di stato del socialismo, allora, si sostituisce la religione della Chiesa ortodossa rumena, istituzione monumentale seconda solo alla chiesa russa per numero di fedeli. Nella Romania postcomunista, devastata dalla povertà e dall’ignoranza, dopo quattro decenni di ateismo, il culto rinfocola nella sua forma più lugubre e arcaica. Il numero di monasteri triplica, ogni villaggio trova in un prete carismatico il proprio riferimento. L’esorcismo diventa una pratica diffusissima. Così accade anche al monastero di Tanacu, non lontano da Jana, nella regione orientale della Romania. Qui padre Petru Daniel Corogeanu, 29 anni, diventa il leader della comunità contadina, che lo adora come un santo.

Grandi progetti

In Germania, intanto, Irina si è perfettamente integrata, continua a giocare a calcio con la maglia del Bayern di Monaco e coltiva un progetto: andare a vivere in una casa tutta sua. Comincia a mettere da parte tutto quello che guadagna, infliggendosi un’economia rigidissima. Nel 2005 ha messo da parte quasi quattromila euro: ne mancano solo altri mille per comprare la casa dei suoi sogni, un appartamento poco distante dalla casa dei genitori adottivi di suo fratello Vasile. La sua migliore amica, Paraschiva, invece, ha preso i voti ed è andata a stare nel monastero di Santa Trinità di Tanaco. Irina decide di andarla a trovare insieme al fratello Vasile. Sta vagheggiando l’idea di prendere i voti e quel soggiorno le chiarirà le idee. Irina arriva al convento il 5 aprile 2005. Ha 23 anni.

Il male

Il giorno 9 dello stesso mese, la ragazza viene colta da allucinazioni e delirio, di fronte ai quali il pope sceglie di mandarla in ospedale, dove i medici le diagnosticano una ‘schizofrenia incipiente’. Le viene prescritta una terapia a base di ‘Ziprex’, un antipsicotico utilizzato per curare la schizofrenia e alcuni episodi scatenati dal disturbo bipolare. Né suo fratello Vasile, né l’amica Paraschiva vanno a trovarla in ospedale, dove invece vanno a farle visita quattro monache di Tanacu, inviate dal pope. Le religiose insistono perché venga dimessa e mandano qualcuno a prelevare i risparmi di Irina, il famoso tesoretto da quattromila euro, che lei aveva lasciato in custodia alla famiglia adottiva di Vasile. I soldi servirebbero per acquistare lo Ziprex, il cui ciclo terapico costa intorno ai 200 euro.

L’esorcismo

Grazie alla terapia Irina migliora e si chiarisce le idee circa la sua vocazione. Non vuole più essere suora, ma vuole andarsene per realizzare il progetto di comprare una casa tutta sua. Per motivi che restano ancora oscuri, padre Daniel si oppone e, sospende la terapia farmacologica di Irina. Il 9 giugno la ragazza ha una nuova crisi, questa volta però non viene soccorsa in ospedale, ma sottoposta a un rito di esorcismo: Il demonio non si cura con le pillole, decreta il pope. Irina viene trascinata nella sua cella, immobilizzata con delle corde e lasciata senza acqua né cibo. Quattro consorelle vengono scelte da Corogeanu per vegliare la sua prigionia. Irina urla, vuole andarsene, ma il pope ordina che venga incatenata a una croce e messa a tacere con un asciugamano in bocca. Il 15 giugno Irina muore per arresto cardiocircolatorio, inchiodata a una croce. Dio ha fatto un miracolo per lei, Suor Irina si è finalmente liberata dal male, commenta Daniel Corogeanu. Vasile non osa protestare.

La Chiesa sotto accusa

Il procuratore di Vaslui, Ovidiu Berinde accusa il reverendo e le cinque suore di sequestro di persona e omicidio. Quando la notizia si diffonde, il patriarcato della Chiesa ortodossa rumena finisce al centro di uno scandalo internazionale. In un paese dove l’esorcismo è praticato normalmente e arbitrariamente dai sacerdoti, per il patriarcato quanto accaduto è motivo di grande imbarazzo. Dopo aver bollato come “aberrante” la condotta del pope, la diocesi di Husi manda un messo al monastero di Tanacu per privare padre Corogeanu del diritto di officiare. Il rappresentante della Diocesi viene aggredito, il pope e alcuni popolani del villaggio si barricano nel chiostro: scoppia una sommossa. Il 19 febbraio 2007, dopo un processo difficile, padre Daniel Petru Corogeanu viene condannato alla pena di 14 anni di carcere mentre le suore che lo assistettero nel barbaro rituale, a 8 anni di detenzione.

L’epilogo

L’omicidio di Irina Maricica Cornici ha svelato all’Europa una Romania sconosciuta, poverissima e spettrale, dove la Chiesa non ha saputo impedire che la dottrina regredisse al buio del Medioevo.

Nel 2011, Coregeanu è tornato in libertà.


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