Chi è Clizia Incorvaia
- Nome: Clizia Incorvaia
- Data di Nascita: 10 Ottobre 1980
- Professione: Modella e influencer
- Segno Zodiacale: Bilancia
- Età: 40 anni
- Luogo di nascita: Pordenone
- Altezza: 170 cm
- Peso: non disponibile
- Tatuaggi: un girasole sul fianco sinistro, un cuore tatuato sul seno e altri
- Profilo Instagram Ufficiale: @cliziaincorvaia
Sarà anche stato di un bel rosso-bordeaux, ma quel tulle lì e quella gonna ampia, quel corpetto a cuore… Diciamolo, suvvia, Clizia Incorvaia alla festa per i suoi quarant’anni sembrava una sposa: «Ciavarro infatti si è spaventato, sentiva, come dire, una leggera pressione», ride Clizia sotto la mascherina ormai di ordinanza. «In realtà, quella notte io mi sono sposata, è vero, ma con me stessa: mi sono riappropriata di me. E Paolo l’ha scampata (per ora) perché io ho festeggiato questi miei quarant’anni come se fossero i miei nuovi 18 anni».
Domanda. Quaranta, allora, già, sono proprio quaranta. Dica la verità: come le suona questo numero? Risposta. «Per me il numero quaranta rappresenta l’età della consapevolezza: sono più consapevole di quando avevo vent’anni e, senza falsi pudori, mi trovo migliorata sotto ogni punto di vista, anche perché se a vent’anni avevo un milione di paranoie, ora conosco il mio corpo. No, non sto attraversando nessuna crisi». D. Che significa “conosco il mio corpo”? R. «Sembra semplice, ma la bellezza passa per l’accettazione di sé. Per esempio, molti mi dicono: “Rifatti i denti”, perché ho due dentini da latte che tutti i dentisti mi vogliono incapsulare, sotto sono pure storti, ma in realtà io penso: “Sono i miei”. Il mio corpo mi piace con tutte le sue imperfezioni. E credo che puntare sulle imperfezioni renda uniche. Ma questo lo sai a quarant’anni. A vent’anni vuoi essere come tutte, ti vuoi omologare, se hai i denti storti è un problema, se hai il seno piccolo, pure. Questo è il momento in cui mi sento meglio in assoluto». D. L’amore c’entra? R. «L’amore c’entra eccome, l’amore che non funziona ti rende più brutta, l’amore vero ti fa ridere gli occhi anche quando non ridi. E io spero di avere questa luce fino a novant’anni, non la giovinezza, non m’interessa conservare la giovinezza, ma l’attitudine, quella sì».
D. Lei per un bel po’ di tempo ha detto di avere meno anni di quelli che ha, però. R. «Lo so. Ma lei si ricorda che Paolo aveva commentato: “Oddio, se Clizia ha 39 anni, allora è un miracolo”?». D. Dunque? R. «Per me l’età è sempre stata un problema, ma in senso inverso. Mi spiego: a vent’anni ne dimostravo 12, a 24 facevo le pubblicità per le merendine, funzionavo per quel segmento di mercato lì e i booker che ti selezionavano se leggevano 25 anni mica ti prendevano. Il mio agente, allora, me ne aveva tolti quattro sul book e alla fine avevo tutti gli articoli e le interviste con quell’età lì. Ma se mi volevo togliere gli anni me ne toglievo dieci così mi veniva più facile fare i conti, no?».
D. Chiaro. Però, quaranta restano. E sono un’età nella quale se si vuole avere un bambino… R. «Vengo da una famiglia in cui mia nonna ha avuto mia zia Tania a 43 anni ed era proprio un fuori programma. Oggi è molto diverso, il primo figlio lo facciamo a 30 anni minimo. Comunque, sì, vorrei allargare la famiglia, un altro bimbo, almeno, lo vorrei, se Dio me lo darà». D. E Paolo che dice? R. «Con lui ne abbiamo parlato praticamente subito perché lui mi disse: “Io con la donna che amo faccio famiglia”. Paolo veniva da due anni in cui era stato un libero fringuello, ed era un po’ stufo di quella superficialità. Non è il suo stile, come non lo è per me. Anche io ho avuto un breve periodo da libera e bella, ma mi ricordo che la sera pregavo dicendo: “Vorrei un uomo come me, che la pensi come me, con i miei valori, vorrei uno che immagini l’amore come lo immagino io”».
D. Se le cito Alda Merini: “La migliore vendetta è la felicità”? R. «Le rispondo che “Bisogna imparare a ballare sotto la pioggia perché la migliore vendetta è la felicità”, le dico anche la frase prima. Però, le dico pure che oggi penso che la felicità sia la migliore risposta verso quelli da cui subisci insulti e accuse e offese e neanche sai perché». D. Nonostante il biondo dei capelli e ora, magari, la maturità, lei resta un tipo che divide, lo sa? R. «Perché la gente non riesce a darmi un’etichetta, siamo in una società in cui le etichette sono rassicuranti, c’è la soubrette, il figlio di papà, la Barbie. Mi vedi e sono bionda, è vero, però, magari sono un po’ più complicata di come appaio, allora certi dicono: “Ma che palle!”. Per alcuni sono ingombrante. Il biondo conforta? Forse, ma magari dietro c’è un carattere fumantino, un po’ di intelligenza, qualche complicazione, quindi diventi una rompiscatole, io sono per pochi, l’idea di me come bella figurina dura poco».
D. Clizia, se ha fatto saltare in aria il “mulino bianco”, sappia una cosa: non è sola. R. «Io so che il “mulino bianco” non esiste, anzi, so che se la famiglia del “mulino bianco” esiste, è una famiglia allargata, c’è un altro papà e c’è un’altra mamma, c’è altro, però le persone sono felici, o anche, soltanto, sono più felici». D. Oggi com’è la sua famiglia allargata? È più felice? R. «Oggi prima di tutto c’è Nina che è una bambina amata, sia io che il papà siamo sempre stati affettuosi con lei e la nostra parte dark – che è stata anche sputata fuori pubblicamente – non l’ha mai toccata: Nina è sempre stata bene nonostante una separazione fino a ieri problematica, non abbiamo mai parlato male l’uno dell’altra con la piccola. E oggi, secondo me, lei è ancora più tranquilla». D. Perché? R. «Perché vede i genitori rilassati, la tensione fra me e il padre si è stemperata: credo che lui abbia una nuova compagna e spero che sia felice, lo dico dal profondo del mio cuore. Sa che il compleanno di Nina per la prima volta lo abbiamo festeggiato insieme? È stata una conquista, credo. Non so se faremo qualcosa a Natale – stare insieme tutti quanti con i rispettivi compagni – ma ora so che si può fare. Il messaggio che vorrei dare a mia figlia è che sì, noi non ce l’abbiamo fatta, ma può succedere, non ci si deve punire per sempre per un fallimento. Si può fallire in un lavoro, nello studio, in una relazione, ma che vuoi fare? Spararti? Ma goditi il viaggio. Nel monologo di The Big Kahuna dicono: “A volte sei in testa. A volte resti indietro. La corsa è lunga e alla fine è solo con te stesso”. E poi, sa? L’amore di per sé è una combinazione strana, devi trovare la tua metà».
D. E lei l’ha trovata in Paolo. R. «È la mia perfetta metà, è una persona che parla la mia lingua, ed è qualcosa di magico dal punto di vista mentale, fisico e metafisico. Quando lo guardo, penso che è buono e bravo e che è bello e intelligente e che… E che me lo sono meritato».
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