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In carriera non le ha mai fatto gol ma contro la Juve non ha mai neppure perso: tre vittorie e altrettanti pareggi. Chissà se Franck Ribéry si confermerà un amuleto per la Fiorentina che allo Stadium, in campionato, ha invece sempre perso (9 su 9). Prandelli deciderà all’ultimo se confermare per la terza partita di fila il 37enne francese, sfavillante col Sassuolo, affaticato col Verona. Ma il duello tra titani con Ronaldo lo stimola e non poco, senza contare che la sua squadra – quint’ultima e senza successi in A da 2 mesi, 0 reti e un solo punto nelle ultime 4 trasferte – ha un assoluto bisogno della sua classe e dei gol che in questa stagione non sono ancora arrivati.

Ribéry è l’unico lusso che al momento può concedersi la Fiorentina, per il resto – rimarca Prandelli – deve vestire abiti da provinciale. «Non è l’ora del calcio-spettacolo, bisogna tutti calarci nella realtà, critica compresa. L’obiettivo ora è uno solo, arrivare prima possibile a 40 punti». Il che non vuol dire però accantonare sogni e ambizioni: «Darei qualsiasi cosa per battere la Juve e far felici i nostri tifosi – ringhia il tecnico -. Nessuna squadra è perfetta, pure le grandi ogni tanto concedono qualcosa, dovremo avere la sfacciataggine per approfittarne e assaporare la gioia di farle male». Insomma guai sentirsi già ko: «No a gente scontenta o sfiduciata, io parto per far punti, non penso a altro».

Anche se la sfida pare impari: «Pirlo sta bruciando le tappe, in 2 mesi ha dato una fisionomia alla squadra, merita i complimenti. Per lo scudetto dovrà vedersela con le milanesi ma la Juve è abituata a stare lassù. Cosa temo? La loro qualità specie in attacco, quindi temo anche Chiesa, giocatore straripante che, quando parte, può fare male» dice Prandelli pronto per il vaccino anti-Covid: «Data l’età spero di essere il primo» ride. Formazione: ballottaggi Caceres-Igor e Pulgar-Bonaventura, tra i 25 convocati out Cutrone (spiegazione ufficiale: lombalgia), tornano Duncan e Eysseric.

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Il classico gol dell’ex sarebbe accolto con gioia da Andrea Pirlo e dalla Juventus tutta, oltre che naturalmente da loro stessi. Non sarà però quello il compito primario di Juan Cuadrado e Federico Chiesa, che dopo aver inizialmente riposato a Parma stasera torneranno in campo dal primo minuto contro la Fiorentina, la squadra in cui entrambi si sono affermati ad alto livello. Parafrasando la definizione citata all’inzio, saranno semmai lo scatto dell’ex e il dribbling dell’ex le richieste principali che Pirlo farà loro (e al terzo ex, Federico Bernardeschi, se deciderà di inserirlo dalla panchina).

Contro una Fiorentina che baderà a chiudere gli spazi tenendo piuttosto bassi gli esterni del suo 3-5-2, il lavoro sulle fasce di Cuadrado (che da terzino nel 4-4-2 difensivo diventerà come sempre un’ala nel 3-1-4-2 offensivo) e Chiesa sarà fondamentale sia per allargare il più possibile le maglie della difesa viola, sia per provare a scombinarne le posizioni superando in uno contro uno i diretti avversari. Se poi dribbling e (soprattutto nel caso di Chiesa) tagli verso il centro li porteranno al tiro e al gol, tanto di guadagnato. Se, cosa più nelle loro corde, li porteranno a servire cross e assist per la coppia Ronaldo-Morata, la loro missione sarà comunque compiuta. Ci penseranno CR7 e lo spagnolo, subito tornati implacabili a Parma dopo la serata storta con l’Atalanta, a concretizzare il loro lavoro. E magari anche Paulo Dybala, ma a partita in corso: la Joya ha smaltito l’affaticamento accusato alla vigilia di Parma-Juventus e andrà in panchina.

L’altra arma indispensabile per la squadra bianconera sarà la rapidità di palleggio, senza la quale, come a volte accaduto, il possesso palla diventa sterile. O controproducente, perché a forza di far girare il pallone lentamente sbattendo contro un muro si finisce col perderlo e innescare il contropiede avversario. Proprio per capacità di giocare di prima e trovare spazi, Aaron Ramsey sarebbe ideale come esterno-trequartista (splendidi certi dialoghi di prima con Ronaldo contro il Parma), ma i muscoli del gallese vanno gestiti con la massima cura e due partite in quattro giorni possono rappresentare un rischio. Resta dunque in ballottaggio con Dejan Kulusevski, rilanciato dal gol al Tardini, e Adrien Rabiot. Lo svedese giocherebbe nella stessa posizione di Ramsey, esterno destro di centrocampo nel 4-4-2 difensivo e libero di accentrarsi in fase offensiva. Rabiot verrebbe invece schierato in mezzo al campo, con il compito di esterno-trequartista affidato a Weston McKennie.
Comunque probabile che lo statunitense, troppo in forma per rinunciarvi, giochi la quinta partita da titolare in quindici giorni, che sia sulla fascia destra oppure in mezzo accanto a Rodrigo Bentancur. Tornato ormai da qualche partita ad alti livelli, l’uruguaiano è un’altra certezza, tanto più visto che Arthur non ha recuperato dalla botta subita contro l’Atalanta.

In difesa, davanti a Wojciech Szczesny, con il rientro di Cuadrado a destra, sarà il terzino sinistro ad accentrarsi vicino a Bonucci e De Ligt per iniziare l’azione: Alex Sandro o Danilo, con il primo leggermente favorito visti i 1444 minuti giocati finora dall’ex Manchester City, il più impiegato dei bianconeri. Difficile che giochino entrambi, con Danilo centrale, per far rifiatare De Ligt: dal suo rientro l’olandese ha giocato nove partite in un mese senza mai uscire, ma è in gran forma e potrà recuperare durante la sosta. Per giunta oggi saranno in panchina sia Chiellini sia Demiral e a gennaio Pirlo tornerà ad avere abbondanza anche al centro della difesa.

E se dopo Alvaro Morata tornasse anche Fernando Llorente? Il numero 9 bianconero ex Atletico e Real Madrid di sicuro sarebbe il più contento. I due spagnoli, già compagni nella Juventus finalista di Champions 2015, sono molto amici. Il feeling è nato nell’anno insieme in bianconero, quando Llorente – nonostante la concorrenza tecnica – fu determinante nell’aiutare il connazionale a inserirsi e prendersi la Juventus. Alla fine Morata divenne il centravanti titolare della cavalcata europea e Fernando la sua prima alternativa. Ma l’amicizia tra i due non ne risentì, anzi. Troppo forte il legame.

Troppo intelligente e serio Llorente, a cui più volte Massimiliano Allegri rivolse complimenti pubblici per l’atteggiamento positivo. E lo stesso fecero a più riprese i senatori dell’epoca: Andrea Pirlo, Gigi Buffon, Giorgio Chiellini e Leonardo Bonucci. L’attaccante navarro, dopo aver conquistato i compagni con gol e modi educati nella prima stagione juventina, il secondo anno si rivelò anche un grande uomo spogliatoio. Sorridente, mai in polemica e sempre pronto a dare il proprio contributo dall’inizio o a partita in corso con il suo mix di fisicità e qualità tecniche. Sono passati cinque anni e adesso Fernando, ai margini e in uscita dal Napoli probabilmente da svincolato, va per i 36. È coetaneo di Cristiano Ronaldo. E come CR7 è maniacale nella cura del proprio fisico. In più di tanti attaccanti acquistabili a gennaio, Llorente sa che cos’è la Juventus e come bisogna comportarsi nel mondo bianconero. Tutti motivi che candidano l’ex Athletic Bilbao come rinforzo low cost. I campioni d’Italia cercano una quarta punta, meglio se in saldo, da aggiungere a Cristiano, Morata e Paulo Dybala. I nomi in lista sono diversi. Tra questi c’è anche Arek Milik, pure lui fuori dal progetto azzurro e con il contratto che scade a giugno. Ma nessuno come Llorente sarebbe, tanto in campo quanto nello spogliatoio, un usato sicuro e pronto all’uso.

L’attaccante del Napoli ai tempi della Juventus si è fatto apprezzare sotto tutti i punti di vista. Ma altrettanto importante, Llorente, lo è stato anche successivamente per il Tottenham finalista di Champions. Alternativa di lusso di Morata in bianconero e di Harry Kane nel Tottenham che nel 2019 ha sfiorato la Coppa con le grandi orecchie. Llorente ha fatto la differenza quando è sceso in campo grazie all’abilità nel gioco aereo e nel gioco di sponda per i compagni. Tutte caratteristiche che si sposerebbero bene con tiratori esperti come Cristiano Ronaldo e Paulo Dybala. Senza contare l’importanza del suo impatto fisico, in certe gare e in alcuni momenti delle partite molto più che utile per sbloccare o blindare i risultati. Ma tra le virtù di Llorente c’è anche quella di essere importante pure quando non gioca. Un esempio? Tanto per Morata quanto per Kane è sempre stato un concorrente corretto e non ingombrante. Vista la partenza stagionale di Alvarito – 10 gol tra campionato e Champions – è tutto tranne che un dettaglio. Tra le priorità del dg Fabio Paratici c’è quella di rinforzare il reparto numericamente, ma senza stravolgere gli equilibri. L’unico rischio che la Juventus non vuole correre è quello di far perdere fiducia a Morata, devastante finora. Con Llorente si andrebbe sul sicuro. Anzi, Alvaro probabilmente si sentirebbe ancora più felice e in famiglia.


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