E’ l’inizio di un nuovo anno anche per Alex Zanardi, che si trova sempre ricoverato all’ospedale di Padova. Un capodanno diverso dal solito, costretto ancora a dover fare i conti con il processo di riabilitazione a seguito dell’incidente in handbike del 19 giugno. Tuttavia, per quanto la strada da percorrere sia tuttora lunga, l’ex pilota ha mostrato di saper reagire, fino ad ottenere miglioramenti significativi. Infatti, l’atleta paralimpico ha riacquistato parte delle capacità psico-motorie, seppur in misura ridotta. Segnali che ad ogni modo fanno ben sperare la famiglia e i numerosi fan che in questo periodo complicato non hanno mai smesso di sostenerlo.
Cercavamo una notizia piena di speranza per dare un calcio a questo infausto 2020, anno bisesto e funesto come pochi altri, e salutare il 2021 su cui riponiamo tante speranze. C’è l’avvio della campagna vaccinale, da cui contiamo di farci liberare dall’incubo del virus, certo. Ci sono le previsioni degli astrologi come Simone Morandi, che pubblichiamo a pagina 26, secondo cui l’anno che verrà sarà di “rinascita”, ma permetteteci di essere sanamente scettici sulla capacità divinatoria di chi analizza gli astri, quando anche scienziati, politici ed economisti hanno tanto spesso fallito nelle previsioni.
E così ci siamo imbattuti in una buona novella in cui speravamo da tempo, ma che tardava ad arrivare, e che è passata quasi sotto traccia: Sei mesi dopo il tremendo incidente in cui è rimasto tra la vita e la morte, Alex Zanardi si stra finalmente riprendendo.
Però riconosce i volti, vede e sente, dicono fonti della famiglia, che lo seguono all’ospedale di Padova dove sta affrontando una complicata riabilitazione. Forse potrebbe anche parlare, ma gli è impossibile, perché la trachea è ancora bucata per far passare l’ossigeno. Ma non è detto che questo miracolo non avvenga presto. Insomma, il cervello sta recuperando le sue funzioni, e questo fa ben sperare per la ripresa completa.
Ricorderete tutti il dramma di Alex Zanardi, uno dei pochi eventi del 2020 che è riuscito a rompere il muro della pandemia e arrivare al cuore dell’opinione pubblica. Il campione paralimpico, con altri, stava effettuando in hand-bike, il mezzo con cui ha raccolto trionfi sportivi per molti anni, una sorta di corsa-esibizione nel Senese, tra Pienza e San Quirico d’Orcia. Ed è stato travolto da un camion, dopo una curva forse presa troppo larga. Le sue condizioni sono subito apparse disperate, la scatola cranica era andata in frantumi.
La prima operazione è bastata appena a tenerlo in vita, molte altre se ne sono susseguite in questi mesi, con vari trasferimenti: uno di questi, a San Raffaele di Milano, pare dovuto al tentativo di combattere un’infezione batterica, che ne aveva minato ulteriormente le precarie condizioni. E in questi mesi sulla sorte di Zanardi era scesa una cappa di silenzio, non dissimile da quella caduta su Michael Schumacher. E non era diffìcile immaginare che la sorte dei due potesse essere la medesima.
Il dramma, ripetiamo, aveva commosso tutti, perché Zanardi è l’incarnazione vivente della possibilità di avere una “seconda vita”, quando la prima va in frantumi. Pilota automobilistico a livello di Formula 1, in un terribile incidente nel 2001 si era visto tranciare entrambe le gambe: dopo ben sedici interventi chirurgici, e sette arresti cardiaci, era sopravvissuto. Un relitto umano si sarebbe detto una volta, un povero invalido. E invece Zanardi ne aveva colto l’occasione per una clamorosa rinascita.
Sfruttando il suo fisico possente, la sua naturale simpatia di emiliano, il suo sfrenato amore verso la vita, si era trasformato da pilota tra i tanti, in un supercampione dello sport paralimpico, la handbike appunto, con cui ha vinto ben quattro medaglie doro alle Olimpiadi, e in un personaggio televisivo, conduttore piacevole e accatti-vate di programmi come Sfide, che raccontavano le imprese sportive di chi era riuscito a ottenere l’impossibile, proprio come lui.
Abbiamo già scritto come sia cambiata in questi anni la percezione sociale dei disabili, e quanto abbia contribuito per questo lo sport paralimpico. E uno di coloro che più ha contributo alla causa, è stato proprio Zanardi, che come Annalisa Minetti (che abbiamo intervistato nel numero scorso), Bebe Vio, Giusy Versace e altri, hanno dimostrato che perdere un arto, avere il fisico minato, non significa affatto doversi rinchiudere in una vita “a scartamento ridotto”.
Ma può voler dire, appunto, semplicemente un nuovo inizio. Queste storie, lo sappiamo personalmente, hanno dato tanto coraggio, tanta voglia di lottare a migliaia di persone, e soprattutto hanno mutato l’atteggiamento degli altri, i”sani” dalla pietà talvolta pelosa, si è passati all’accettazione, qualche volta all’ammirazione. Tante persone con disabilità non si sentono più dei malati da assistere, ma hanno riconquistato, per così dire, piena cittadinanza, persone che lavorano, vivono, amano insieme agli altri.
Il destino però è beffardo, e ha voluto porre Zanardi di nuovo di fronte al medesimo dramma. Sfidarlo, forse, a ricominciare per la terza volta. Perché di “seconde occasioni” forse tutti ne abbiamo avute, anche se sono difficili da cogliere. Ma una volta svanite, le terze sono rarissime. Eppure, questa è la speranza, rafforzata dalle notizie che abbiamo riferito in precedenza, Zanardi potrebbe farcela lo stesso, a dispetto di tutto e di tutti, della sfortuna che lo perseguita.
Per tornare non solo all’affetto della moglie Daniela Manni, che non si è mai arresa e ha continuato a lottare per il suo uomo confinato in un letto d’ospedale, non solo per il figlio Niccolò, ma per tutti noi, che coltiviamo il sogno di rivederlo in Tv, con il suo sorriso sbarazzino, la dolce parlata emiliana, l’aria di chi ne ha viste tante, e a cui nulla può far più male, raccontarci le storie miracolose di chi ce l’ha fatta quando pareva tutto perduto.
E se Zanardi può tornare alla vita, in che modo e in che misura ancora non sappiamo, questo significa che non dobbiamo disperare mai. Che anche noi abbiamo sempre una chance. Che non dobbiamo mai cedere allo sconforto e alla disperazione, come pure qualche volta abbiamo avuto la tentazione di fare, in questi mesi di pandemia. Il nostro dovere è continuare a lottare. Perché il mondo guarirà, e noi vogliamo esserci. Insieme ad Alex.
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