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La tegola dell’ultimo minuto si abbatte su una Lazio già in piena emergenza. Oggi pomeriggio contro la Fiorentina, Simone Inzaghi rischia di dover fare a meno anche di Immobile, tra gli altri. Considerando l’assenza che dura ormai da settimane di Correa, contro i viola il tecnico potrebbe così ritrovarsi con l’intero attacco fatto di riserve: ieri ha provato Andreas Pereira al fianco di Caicedo.
Dove quest’ultimo è la costante, il dodicesimo titolare che necessita però di ritrovare la rete e il sorriso dopo i mugugni seguiti al grande rifiuto ad entrare in campo a San Siro negli ultimi 20 minuti. L’altro, il brasiliano preso in prestito dal Manchester United, finora ha ricevuto tante lodi dal tecnico ma poi ha collezionato scampoli di quarti d’ora finali e solo due partenze dal primo minuto.
Oggi potrebbe essere la sua grande occasione, se davvero Immobile alzerà bandiera bianca al termine del test decisivo di stamane. Inzaghi tenterà fino all’ultimo di recuperarlo, ma sa anche che forzare i tempi a questo punto del campionato potrebbe diventare un rischio che la Lazio non può permettersi. Si gioca ogni tre giorni fino al 21 gennaio e il 15 c’è il derby con la Roma.
In tutto questo, il grande mistero resta Muriqi, che in caso di assenza di Immobile comunque sembra destinato a partire dalla panchina. Sarebbe l’ennesima bocciatura del kosovaro, che è sempre più tentato di tornare in prestito al Fenerbahce pur di giocare.
In Turchia sono sicuri, a Roma è attesa a breve una delegazione del club di Istanbul per sondare il terreno con Lotito. Il patron dal canto suo pressa per una reazione immediata della squadra, ad oggi fuori anche dalla zona Europa League. Ma ne ha avute da dire anche al ds Tare, che su Muriqi aveva scommesso tutto la scorsa estate facendogli sborsare ben 20 milioni. Detto questo, l’emergenza non è solo in attacco, ma anche sugli esterni. Basti considerare il fatto che oggi Inzaghi schiererà per l’ottava partita consecutiva gli stessi esteri: Lazzari a destra (tornato stakanovista come lo scorso anno ma con risultati alterni quest’anno) e Marusic riadattato ormai da tempo a sinistra.
Complice l’infortunio che dura da quasi un anno di Lulic e quello di Fares, che ieri si è sottoposto a nuove visite in clinica Paideia e spera di rientrare almeno dal derby. Intanto oggi contro i viola l’imperativo è vincere, con la Lazio che cerca di invertire il trend negativo che l’ha vista raccogliere solo un punto nelle ultime due trasferte con Milan e Genoa. E quando le cose non vanno come sperato, Inzaghi torna a prendersela con gli arbitri.
Anche se con un fare più maturo e consapevole delle proprie percentuali di responsabilità sue e pure della società: «Non voglio alibi per la mia squadra. Ci sono stati errori arbitrali che ci hanno penalizzati nel corso delle ultime sfide disputate, ma noi dobbiamo essere più forti delle sviste. Dobbiamo essere compatti e uniti», ha detto ieri il tecnico. «Nelle ultime tre partite – ha aggiunto Inzaghi a Lazio Style Channel – abbiamo offerto tre buone prestazioni, ma abbiamo sbagliato 15 minuti a Milano ed il secondo tempo di Genova. Questi blackout ci sono costati punti importanti. Ora siamo concentrati sulla Fiorentina, voglio vedere grandi motivazioni da parte della squadra perché sarà un match molto importante».
Non è difficile immaginare cosa sogna Prandelli per la sua 250esima partita alla guida dei viola: bissare contro la Lazio l’impresa centrata prima di Natale in casa Juve. Missione impossibile? Numeri alla mano questa Fiorentina le migliori prestazioni le ha disputate con le big. Prandelli: «Loro hanno forza, qualità, un ottimo allenatore e almeno 3-4 campioni, ma noi dobbiamo essere pronti a ribaltare le situazioni sapendo di poter fare male. Intanto abbiamo scacciato la paura e lavoriamo per trovare continuità: per questo bisogna cambiare meno possibile, i ragazzi hanno bisogno di certezze». Dunque si proseguirà col 3-5-2 e sul mercato, annuncia Prandelli, la priorità è quella «di trovare un clone di Ribéry». Il francese è annunciato ancora titolare insieme a Vlahovic: «Dusan in doppia cifra? Lo speriamo, di sicuro ha tanta voglia di migliorarsi». Torna Biraghi e di scaldano Bonaventura e Pulgar. Fra i convocati manca Cutrone in partenza: «In tutte le squadre ci sono scontenti, forse noi ne abbiamo di più perché la rosa è ampia. Per me chi vuol andar via lo può dire, io però non voglio scambi con giocatori che possono venire qui avendo gli stessi problemi».
Le pagelle della Fiorentina nella partita precedente
FIORENTINA
DRAGOWSKI 7 Ottimo su Palacio in due occasioni, attento su Barrow. È decisivo.
MILENKOVIC 6 Una buona chiusura su Dominguez che prova a battere a rete e raramente va in difficoltà.
PEZZELLA 5.5 Un errore fa rischiare grosso i suoi, poi si assesta e trova tempi più giusti.
IGOR 6 Alti e bassi.
CACERES 5.5 Qualche cross senza creare pericoli particolari. Lirola (27′ st) 5.5 Ci prova nel finale con un affondo.
AMRABAT 5.5 Un passo indietro rispetto alla gara vittoriosa di Torino con la Juventus. Fatica, senza riuscire a fare la differenza.
BORJA VALERO 5.5 Qualche ingenuità, ma mette i brividi a Da Costa in un’occasione quando calcia con il destro di poco fuori. Bonaventura (33′ st) 6 Con la maglia del Milan in carriera ha segnato per ben quattro volte contro il Bologna, ma questa volta rimane a secco anche lui. Si lamenta e Orsato lo rimprovera prima di ammonirlo.
CASTROVILLI 6 Bene nel complesso, ci mette quantità. Da rivedere invece quando batte gli angoli che questa volta sono di sua competenza. Infine calcia alto con un tiro dalla distanza.
VENUTI 5.5 Con la squalifica di Biraghi viene preferito a Barreca sulla sinistra e ha Orsolini come cliente scomodo. Nella ripresa va talvolta a destra invertendosi con Caceres ma cambia poco.
VLAHOVIC 5 Senza occasioni vere per tutta la gara. A sua parziale discolpa i pochi palloni giocabili che gli vengono consegnati. Kouame (27′ st) 5 Con il suo ingresso, come centravanti, non aggiunge nulla.
RIBERY 6.5 La sua prima azione porta al palo su tiro deviato di De Silvestri. In più qualche spunto di livello come quando serve Borja Valero nel secondo tempo. Ci prova fino alla fine ed è senza dubbio il migliore dei suoi, come giocatore di movimento.
ALL. PRANDELLI 5.5 Illude con una partenza arrembante poi la formazione viola si spegne subito. Rare le conclusioni e nessun tiro in porta per il quarta pareggio consecutivo al Franchi che non dà continuità alla vittoria in trasferta contro la Juventus.
La vittoria questa sconosciuta. Vale per la Fiorentina come per il Bologna, squadre oggi ammassate nella periferia della classifica. Non sorprende allora che il cosiddetto derby dell’Appennino (più mesto di quelli arrembanti di un tempo) sia finito senza gol, senza emozioni, senza agonismo. Un derby incapace di scaldare i pochi presenti infreddoliti in tribuna. Solo Joseph Commisso, il figlio del patron viola, ogni tanto si animava incitando e applaudendo la sua squadra sperando che la polverina magica l’accompagnasse dopo l’impresa in casa Juve. Invece il successo al Franchi si conferma tabù per Pezzella & c., non ci vincono dal 25 ottobre (3-2 con l’Udinese) e sono reduci con quello di ieri da quattro pareggi consecutivi in cui sono stati realizzati complessivamente appena tre gol – due su rigore – a conferma delle persistenti difficoltà in fase offensiva. Contro il Bologna, tolti il palo colpito in avvio da Ribéry con la deviazione di De Silvestri (il francese è stato ancora il migliore dei suoi insieme a Dragowski, l’unico che pur tra qualche comprensibile pausa crea e salta l’uomo) e un paio di affondi dalla distanza forti ma imprecisi di Castrovilli e Borja Valero, la Fiorentina ha chiuso il match senza tiri nello specchio della porta: non accadeva dal maggio 2018.
Prandelli ha confermato gli stessi che prima di Natale hanno rifilato tre reti alla Juve con la sola eccezione di Venuti (preferito a Barreca) per lo squalificato Biraghi. Ma effetto e risultato non sono stati gli stessi della magica notte di Torino e la prova stavolta inconcludente di Vlahovic ne è l’emblema. Tutto dunque già dissolto, evaporato? «Non parliamo di passi indietro – replica il tecnico viola che ha fato solo tre cambi lasciando fuori ancora Callejon – Io ho visto continuità di prestazione anche se ci è mancato qualcosa in area di rigore dove dobbiamo far meglio. Sapevo però che col Bologna sarebbe stata una partita difficile e alla fine sono contento».
La politica dei piccoli passi insomma, d’altronde questo ora passa il convento viola e anche per il ds Pradè il bicchiere è mezzo pieno: «Stiamo acquisendo i giusti meccanismi e consapevolezza in attesa di trovare una nostra identità, abbiamo disputato una buona gara sotto il profilo fisico contro un avversario che gioca assieme da più tempo e per la seconda volta di fila non abbiamo subito gol». Aspetto importante, non c’è dubbio, peccato nel calcio conti soprattutto farli come ricordano Antognoni («È sempre un’incognita quando si riparte dopo la sosta ma bisogna creare più occasioni») e Castrovilli: «Siamo partiti bene però sotto porta ci è mancata cattiveria».
Tasto su cui batte pure Mihajlovic: «Forse abbiamo visto troppo Barcellona – sbotta -. I miei giocavano giocavano ma non tiravano mai. Bisogna assumersi più responsabilità. Osare di più per fare più male. Comunque abbiamo fatto una grande partita, migliore di quella della Fiorentina e ai punti avremmo dovuto vincere noi. Se dovessi basarmi sulla prova di Firenze direi che dal mercato non mi serve nulla, vedremo». Occasioni alla mano, gli emiliani (con Orsolini rilanciato dal 1’ e subito a segno su azione però fermata per fuorigioco) avrebbero meritato di chiudere il primo tempo in vantaggio: dopo un buon inizio degli avversari viola, il Bologna ha preso coraggio e conquistato campo (55% di possesso palla) e approfittando dell’atteggiamento sempre più attendista dei viola ha impegnato Dragowski con Palacio (due volte) e Barrow, chiudendo il match senza mai dare la sensazione di essere in difficoltà. «Speriamo di recuperare i tanti punti persi anche per sfortuna» auspica Soriano. Vero che il Bologna non vince dal 29 novembre (1-0 col Crotone, da allora un ko e 4 pareggi consecutivi di cui tre fuori) ma negli ultimi 10 anni a Firenze aveva raccolto solo briciole. Stavolta invece è un punto che pesa al di là dei rimpianti: in questa classifica corta e con la zona-rischio a un passo ha evitato il sorpasso della Fiorentina. Non è poco.
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