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E’ un raggio di luce oltre le nubi che si erano addensate sul Napoli poco prima delle festività natalizie. Ieri è tornato Dries Mertens dal lavoro svolto ad Anversa per il recupero della caviglia sinistra che fece crac durante la sfida contro l’Inter dello scorso 16 dicembre. Ed è pure risultato negativo al tampone molecolare di rito. Come lui, anche tutti i componenti del gruppo squadra che nel pomeriggio di oggi sfideranno lo Spezia allo stadio Maradona.

Tutti in ritiro ieri sera, compreso Mertens che è voluto rimanere con i compagni di squadra nell’hotel del corso Vittorio Emanuele che ospita il Napoli nelle gare casalinghe. Il bomber belga rappresenta un regalo consegnato in anticipo dalla Befana, anche se Gattuso non potrà utilizzarlo nel corso della partita odierna e dovrà attendere almeno una decina di giorni per la prima convocazione di Dries. Chissà se la notte dell’Epifania avrà portato al tecnico azzurro le risposte sui vari dubbi di formazione che si è tenuto dopo la rifinitura che la squadra ha svolto sui campi parecchio zuppi del Training Center a Castelvolturno.

Per la precisione sono quattro: il portiere, l’esterno sinistro difensivo, uno dei due centrocampisti e la punta centrale. La sensazione lascia credere che Gattuso deciderà di utilizzare ancora Ospina tra i pali (11 partite su 20 convocazioni) piuttosto che Meret (9 da titolare su 20 convocazioni) già prenotato per la sfida da ex di domenica contro l’Udinese. Sul lato mancino della difesa è molto probabile che venga schierato ancora Mario Rui, il più utilizzato da Gattuso, anche perché non fa parte degli otto millennial (quelli che hanno già giocato più di mille minuti) e Hysaj dovrebbe dargli il cambio nel corso del match. Bakayoko, invece, ha già giocato per 1.145 minuti e la soluzione Demme (747 minuti) al fianco di Fabian Ruiz non è da escludere. Ma la novità più clamorosa riguarda la punta centrale nella schieramento offensivo 4-2-3-1.

Ieri Gattuso ha provato molto spesso Lozano nella posizione che dovrebbe essere occupata da Osimhen (è in isolamento fiduciario per il Covid e lunedì farà un nuovo tampone) oppure da Mertens, con Politano e Insigne come esterni e l’ormai insostituibile Zielinski nel ruolo di “sottopunta” che sembra essere a lui molto congeniale. Sembrerebbe strano, però, che Gattuso tenga in panchina contemporaneamente due centravanti come Petagna e Llorente, senza nemmeno un esterno da gettare nella mischia nel caso in cui si presentasse la necessità. La notte certamente avrà portato consiglio a Ringhio che oggi punta alla seconda vittoria di fila nel 2021 per consolidare l’attuale quarto posto (28 punti, due in meno della Roma) aspettando che la Lega decida la data per il recupero della partita con la Juventus non giocata lo scorso 4 ottobre.

Un solo giorno per rimettere le idee a posto dopo la beffa subita con il Verona, una rifinitura di circa 90’ sotto la pioggia, un pranzo veloce e poi in treno verso Napoli. Dopo tre sconfitte consecutive, andare a cercare gloria a casa Maradona non è proprio semplice ma quello che Vincenzo Italiano ha fatto fino a questo momento allo Spezia è tutto fuorché scontato. Serve una scossa, e pensando anche a un effetto psicologico, il tecnico ieri si porta in comitiva (sono 22) anche Riccardo Saponara: per lui visite mediche, tamponi e quei 90’ bagnati come unico biglietto da visita. Ma tanto basta per trasmettere a una banda di giovanotti, un messaggio.

Poiché pensare in grande o pensare in piccolo costa la stessa moneta, Italiano ieri prova e riprova formule anche audaci: Nzola con Piccoli, Farias con Nzola. L’idea è che vada ad affrontare il Napoli almeno con due punte, per vedere se magari arriva il refolo di vento giusto. Oggi altro non può fare se non scuotere una squadra che ha un vanto: nessuno, anche battendola, l’ha proprio messa sotto, escluso il Crotone allo Scida. Il Milan ha impiegato un tempo per capirla, la Juventus ha dovuto inserire Ronaldo per batterla, l’Inter ha sfruttato una ripartenza di Hakimi per superarla, il Genoa ha vinto su rigore e, senza Zaccagni in rovesciata, il Verona difficilmente sarebbe passata al Picco.

Una squadra proprio morta, quella bianca, al momento non sembra: «Penso che le prestazioni continuino a essere convincenti ma se i risultati non stanno arrivando significa che occorre qualcosa in più, quel pizzico di convinzione e consapevolezza che ultimamente ci sta mancando. C’è rammarico perché la squadra esce dal campo sempre a testa alta, però a oggi la cosa che conta è provare a invertire il nostro trend di risultati.

Son convinto che i ragazzi faranno di tutto per tornare da Napoli con qualche punto in tasca». Riccardo Saponara potrebbe esordire l’11 gennaio contro la Sampdoria al Picco, nell’inedito derby di Serie A, per ora sembra più rimpolpare una comitiva che lascia a casa una squadra intera: Zoet, Mattiello, Chabot, Estevez, Bastoni, Ricci, Galabinov, Verde, Bartolomei, Mora, Mastinu, Sala, Acampora. Tra covid, squalifiche, medio e lungo degenti, e altri sul piede di partenza, già esclusi.«Sappiamo che la partita sarà molto difficile, abbiamo preparato la sfida in sostanza in un solo giorno e quindi non sarà certo semplice. Ma in ogni caso noi dovremo andare a battagliare su tutti i campi e lo faremo anche a Napoli. Serve soltanto il carattere in questo momento»

È un Napoli travolgente, che magari arrotonda il punteggio realizzando le ultime due reti in superiorità numerica (espulso Lykogiannis al 20’ della ripresa per doppio “giallo”), ma che dimostra un’indiscutibile superiorità tecnico-tattica. Tra l’altro reagendo immediatamente al pareggio di Joao Pedro (nono gol stagionale) con un Zielinski capace da solo di cambiare gli equilibri. Partenopei in piena zona-Champions considerato che devono ancora recuperare la gara di Torino con la Juventus e profondo rosso-Cagliari, che precipita pericolosamente in classifica facendo affiorare dubbi sulla compattezza del complesso.

Cagliari e Napoli si presentano all’appuntamento per la ripresa del campionato con stati d’animo differenti. Rossoblù di casa in posizione di classifica non consona al progetto e reduci dalla battuta d’arresto di Roma (sponda giallorossa). Ora la sconfitta con il Napoli che ha esasperato la striscia negativa arrivata ad 8 partite senza vittoria e che fa cadere in depressione un ambiente già scosso. La squadra cagliaritana attraversa un periodo di transizione in attesa di ritrovare Nainggolan e nuove proposte dal mercato («arriverà anche un altro centrocampista» ha detto Di Francesco a fine gara. Partenopei in cerca di identità definitiva per comprendere quale sarà il loro ruolo in questo campionato atipico, senza pubblico e con risorse apparentemente inferiori rispetto a quelle delle passate stagioni.

Ne vien fuori un confronto griffato Napoli, che comincia col tenere il pallino del gioco e non lo molla per tutti i primi 45’. Gattuso ha assenze rilevanti (vedi il “positivo” Osimhen e soprattutto Mertens e Koulibaly) che potrebbero pesare sull’economia del confronto se non ci fosse un denominatore comune, espresso da uno spirito di gruppo che comunque tiene alto il livello della prestazione. Cagliari che risente dell’assenza di un elemento come Rog, che dava equilibrio nella zona nevralgica. L’inserimento di Nandez davanti alla linea difensiva, con mansioni più specifiche nella costruzione del gioco al fianco di Marin non ha prodotto effetti particolarmente positivi, anche perchè a destra, al posto dello stesso Nandez, è stato inserito un Gaston Pereiro totalmente fuori fase e che ha risentito del lunghissimo periodo susseguente all’infortunio. In difesa manca Godin e Walukiewicz assieme a Ceppitelli non colmano il buco e fanno acqua. Ora Di Francesco, fin dalla gara di mercoledì col Benevento, di nuovo alla “Sardegna Arena”, potrà contare sul ritorno del figliol prodigo Nainggolan, oggetto del desiderio sin dall’estate. Per il Napoli è arrivata la vittoria dopo due sconfitte ed un pareggio.

Mister Gattuso guarda ora con maggior ottimismo al futuro: «Non è stato assolutamente facile vincere. Quello si può dire a fine gara. Guardando le statistiche siamo la squadra che costruisce più occasioni in tutta la Serie A e quella che subisce di meno. Osimhen? Ha capito di aver sbagliato. Per noi lui è un patrimonio ed ora sta a lui farsi perdonare. È un ragazzo che quando si allena da veramente tutto e ci ha permesso di giocare in maniera differente. Devo fare un mea-culpa perchè ho dato io il permesso di farlo partire per la Nigeria. Adesso non dobbiamo guardare la classifica, siamo una squadra con tanti pregi, ma anche con alcuni difetti che dobbiamo correggere».
Di Francesco è un po’ sottotono: «L’unica cosa che mi sento di dire è che siamo stati bravi a rientrare in partita. In difesa ci sono da fare degli aggiustamenti. È troppo facile adesso sparare sul Cagliari dopo una sconfitta del genere e per le difficoltà che abbiamo in organico. Per quanto riguarda la classifica devo dire che dietro ci siamo guardati da prima e non ci si deve deprimere più di tanto, soprattutto perchè avevamo di fronte una squadra molto forte».


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