Elena Sofia Ricci: chi è, età, carriera
Elena Sofia Ricci, pseudonimo di Elena Sofia Barucchieri è nata a Firenze il 29 marzo del 1962. Elena è annoverata tra le migliori attrici italiane e nel corso della sua carriera di attrice ha vinto numerosi premi, tra cui due David di Donatello per la migliore attrice protagonista e un David di Donatello per la migliore attrice non protagonista. Figlia dello storico Paolo Barucchieri e della scenografa Elena Ricci Poccetto, Elena Sofia ha esordito giovanissima in teatro. Ha collezionato un successo dopo l’altro nel corso della sua brillante carriera.
Elena Sofia Ricci vita privata
Agli inizi degli anni ’90, l’attrice iniziò una relazione con Pino Quartullo, attore e regista italiano. I due si sposarono ed ebbero la loro prima figlia, Emma, nel 1996, ma il loro matrimonio durò solo un anno. Il 20 ottobre 2001, venne celebrato il secondo matrimonio di Elena Sofia, con Stefano Mainetti da cui ha avuto la seconda figlia, Maria.
Elena Sofia Ricci biografia
Elena Sofia Ricci esordisce giovanissima come attrice teatrale, mettendo subito in mostra le sue doti. Nel 1980, la prima breve parte in un film, Arrivano i gatti. La notorietà però arriva nel 1985, con Impiegati, diretto da Pupi Avati. Quei trentasei gradini invece, era il titolo della sua prima miniserie, di sei puntate, andata in onda tra il 1984 ed il 1985. Tantissimi i premi e riconoscimenti dell’attrice, ultimo, nel 2019: Un David di Donatello come miglior attrice protagonista.
Dopo due anni di assenza dagli schermi, la mitica suor Angela torna su Raiuno. E con lei tutti i personaggi e le storie di Che Dio ci aiuti. «E in grande forma, la mia suora», dice Elena Sofia Ricci, che dal 2011 veste i panni – anzi, la tonaca! -della religiosa. «In questa sesta edizione la vedrete ad Assisi, luogo meraviglioso e di grande spiritualità, con tutta la sua grande famiglia». E aggiunge: «L’avevamo lasciata in crisi vocazionale, ma adesso parla di nuovo con il Signore, anche se si domanda dove Lui si nasconda. Un po’ come facciamo tutti noi nei momenti di grande difficoltà come quelli che stiamo vivendo da un anno a questa parte. E la vedremo protagonista di più di un colpo di scena» «Arriva Erasmo, un tipo ribelle»
A proposito di colpi di scena, suor Angela ritroverà suo padre…
«Si tratta di un uomo duro, intransigente. Vive ad Assisi e non ha superato il trauma di aver visto suor Angela arrestata, da giovane e prima di diventare religiosa, per rapina a mano armata e concorso in omicidio. È un tipo anaffettivo, bisognoso di imparare ad amare questa figlia ribelle. E finalmente, forse, ne avrà l’occasione. Lo interpreta Luigi Diberti, attore straordinario e uomo dolcissimo. Per me è diventato un punto di riferimento paterno da quando ho perso i miei due padri, quello putativo e quello vero».
Sappiamo anche che il tuo personaggio si scontrerà con un ragazzo di nome Erasmo. Puoi raccontarci qualcosa? «Erasmo è un tipo ribelle, che entra a gamba tesa nella vita di suor Angela, chiedendole aiuto per trovare la madre che lo ha abbandonato. Sarà grazie a questo incontro che la mia suora dovrà fare i conti con un passato cancellato dalla sua memoria a causa di uno shock. Erasmo è l’attore Erasmo Genzini, con cui si è creato un rapporto di grande simpatia e familiarità, come del resto con tutti i componenti della grande famiglia di Che Dio ci aiuti».
Non deve essere stato facile tornate a recitare con tutte le regole anti-Covid da osservare.
«Facciamo tre tamponi a settimana, ormai noi attori siamo diventati tutti grandi esperti nella profilassi. Però mi ritengo molto fortunata, perché in un momento come questo, in cui tante persone sono disoccupate, posso lavorare assieme ai miei colleghi. La speranza è arrivare fino a fine febbraio, quando concluderemo le riprese della stagione, senza interruzioni e soprattutto senza contagi».
In attesa di rientrare sul set, come stai trascorrendo le Feste? «Mi sono chiusa in casa, osservando le regole di questo momento così duro. Ho trascorso il Natale con mio marito Stefano (Mainetti, ndr) e le mie due figlie, Emma e Maria. Lo stesso per il 31 dicembre. Se penso che, appena un anno fa, ho passato il Capodanno più bello della mia vita, dato che ero riuscita a riunire i miei quattro fratelli… Oggi sembra impossibile quello che stiamo vivendo». Qual è il tuo augurio per l’anno nuovo? «Di maturare come popolo di capire che siamo i primi responsabili della nostra salute. Dobbiamo smettere di percepirci come singoli, come ci hanno insegnato questi venticinque anni di edonismo, e imparare a pensarci come comunità. Altrimenti non verremo fuori né dalla pandemia né dalla crisi economica».
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