Serie A dove vedere Milan – Torino Streaming Gratis Diretta Live Tv Sky o Dzan ore 20:45 No Rojadirecta

Oltre alle situazioni in entrata delle quali si scrive in apertura di pagina, il ds Vagnati ha una notevole mole di lavoro da sbrigare alle voce uscite. Tra chi ha tardato la partenza da Torino, a maggior ragione dopo che Giampaolo ne aveva parlato come di un elemento tatticamente non funzionale al suo gioco, c’è Simone Edera (il quale comunque un paio di presenze in campionato è riuscito a collezionarle, grazie alla disponibilità dimostrata nel corso degli allenamenti al Filadelfia). Ebbene l’attaccante esterno cresciuto nel settore giovanile del club di Cairo, e che con la Primavera ha vinto da assoluto protagonista il campionato e la Supercoppa, piace in Serbia, alla Stella Rossa (unico club serbo ad aver vinto una coppa europea, la più nobile: la Coppa dei campioni nel 1990-91. In quella squadra giocava anche l’ex tecnico granata Mihajlovic).

Il Milan rischia di perdere seriamente Hakan Calhanoglu per la partita di questa sera contro il Torino. Ieri il trequartista turco non si è allenato con il gruppo, a causa di un’infiammazione alla caviglia sinistra che si è fatta sentire già nelle battute finali della gara contro la Juventus di mercoledì.

Calhanoglu, che si è sottoposto a terapie specifiche, in mattinata proverà a scendere in campo, ma a ieri le sensazioni erano di un possibile forfait da parte del 10 rossonero, che già soffriva di alcuni fastidi sulla medesima caviglia. Il tutto in attesa dei risultati dei tamponi effettuati ieri e che potrebbero essere ripetuti anche oggi a seguito della positività dello juventino De Ligt. Ovviamente la speranza è quella che gli esiti siano tutti negativi poiché la rosa dei convocabili è davvero ridotta all’osso, con il reparto offensivo martoriato dall’assenza dei quattro titolari ovvero Saelemaekers, Calhanoglu, Rebic e Ibrahimovic ai quali si aggiungono Bennacer, Krunic e Gabbia.

In difesa, davanti a Donnarumma, si rivedrà il quartetto composto da Calabria, Kjaer, Romagnoli e Theo Hernandez. Tonali affiancherà Kessie in mezzo al campo mentre il trio di trequartisti alle spalle di Rafael Leao sarà formato, per forza di cose, da Castillejo, Brahim Diaz e Hauge.

Gianluigi “Gigio” Donnarumma rappresenta il presente e il futuro, Salvatore Sirigu racchiude l’esperienza e la solidità: in mezzo ci sono gli altri pretendenti al podio di “portiere azzurro” cui Roberto Mancini si affiderà per compilare la lista dei convocati ai prossimi Europei di giugno. Ed è una sfida intrigante perché, credeteci, le gerarchie non sono per nulla consolidate e perché ogni tanto sbuca dal mazzo del campionato qualcuno che fa di tutto per scompaginarle ulteriormente.

E’ il caso, per esempio, di Marco Silvestri del Verona che ha ricevuto la prima chiamata in Nazionale A nell’ottobre scorso e che da allora ha continuato a mantenere un’altissima media di rendimento in difesa della porta dei veneti. Gode di ottima considerazione anche Alessio Cragno, portiere del Cagliari su cui il ct punta da tempo e che fa leva sull’indubbio vantaggio di avere una titolarità praticamente indiscussa tra i pali dei sardi. Certezza che invece non ha, nel Napoli, Alex Meret che ora deve fare i conti con la concorrenza di Reina. Ma, alla fine, se dovessimo giocarci un cent sul terzo uomo che potrà inserirsi tra “Gigio” e Sirigu, lo punteremmo su Pierluigi Gollini che, oltre alle indubbie qualità tecniche, sta accumulando pesante e proficua esperienza internazionale con l’Atalanta.

Ti stai chiedendo dove si vede Milan Torino in diretta streaming e TV? Vuoi sapere se Milan Torino sarà trasmessa da Sky o DAZN? Vuoi sapere a che ora si gioca la partita Milan Torino? Vuoi conoscere le formazioni ufficiali di Milan Torino? Cerchi un modo per vedere Milan Torino in streaming gratis?

Nessun problema, di seguito trovi tutte le risposte che cerchi.

In questo articolo vedremo come e dove si vede Milan Torino in diretta TV e in diretta live streaming sul tuo PC, Smartphone, Tablet o Console, vedremo le formazioni del match, l’orario della partita e tutti gli altri dettagli su questo match Milan Torino di Serie A.

Come reagirà il Milan alla prima sconfitta stagionale in campionato? Aspettando le risposte del campo, ci ha pensato Stefano Pioli a chiarire le intenzioni rossonere alla vigilia. Niente alibi, nonostante l’elenco di indisponibili sia lungo e la pressione di chi rincorre in classifica sia in costante aumento. Ma c’è la sfida con il Torino a San Siro da affrontare senza mettere le mani avanti, pensando semplicemente a riprendere la marcia e a mantenere la vetta della classifica. «Inutile perdere energie su aspetti che non possiamo controllare, come gli assenti. Meglio usarle per trovare soluzioni e pensare in positivo: la squadra sta bene, gioca e sa ciò che deve fare, a me basta questo». Anche se, specialmente in attacco, la lista degli assenti è ricca di nomi importanti, da Rebic a Calhanoglu passando per Saelemaekers. E Ibrahimovic, per il quale Pioli non ha ipotizzato recuperi lampo: «Sta seguendo il suo programma, non credo che sarà disponibile per la partita con il Torino», ma intanto Zlatan è tornato ad allenarsi parzialmente in gruppo e il suo ritorno in campo si avvicina.

Il messaggio che vuole inviare Pioli è chiaro: il Milan intende rispondere subito alla sconfitta con la Juventus, con l’autostima di chi sa di poter subito ripartire alla stessa velocità di prima: «Abbiamo gestito questo ko allo stesso modo di come gestiamo le vittorie, dunque non c’è stato bisogno di un mio intervento per sollevare il morale, i giocatori sanno che abbiamo disputato una buona partita e abbiamo assoluta consapevolezza e convinzione nei nostri mezzi. Il giorno dopo la gara i giocatori sono venuti a chiedermi di rivedere le immagini per analizzare dove e come intervenire, ed è un aspetto che aiuta a capire come sia questo gruppo.

Ho visto grande concentrazione. I primi due gol della Juve sono arrivati da nostre sbavature, quindi lavoriamo per migliorare queste situazioni. Ma non è che il motore si stia inceppando. Noi ci sentiamo forti e i ragazzi me lo dimostrano tutti i giorni e in tutte le partite: la nostra è una squadra che non molla mai, però sappiamo che per restare a certi livelli occorre mantenere alta la condizione fisica e mentale. Ad aprile capiremo dove possiamo arrivare». Le defezioni pesano, ma Pioli ha una filosofia precisa: «Dovremo stringere i denti, dobbiamo resistere, dobbiamo fare bene.

Presto torneranno dei giocatori e potremo aumentare le rotazioni: è chiaro che il Torino ha tante motivazioni, ma quelle non mancheranno nemmeno a noi». In attacco sarà Leao a doversi assumere maggiori responsabilità: «Ora non deve più fare passi indietro, è diventato un giocatore di livello e di qualità, ha trovato l’intensità giusta. Mi aspetto che la crescita continui».
Per quanto concerne il mercato, Pioli va in dribbling su Simakan («parlo di chi si allena con noi e basta»), ma si attende qualcosa, con i tempi giusti: «C’è grande condivisione con area tecnica e proprietà, credo che qualcosa faremo, non dobbiamo essere presi dalla fretta, lo faremo quando e se ci sarà la possibilità». E il tecnico ha fiducia sui rinnovi nodali di Donnarumma e Calhanoglu: «L’idea della proprietà e dell’area tecnica è quella di proseguire, ma ovviamente c’è una trattativa di mezzo. Però credo ci sia anche la volontà da entrambe le parti».

Marco Giampaolo ritrova il Milan a distanza di oltre un anno dall’esonero che ha poi portato Stefano Pioli sulla panchina rossonera. L’attuale allenatore del Torino era stata la primissima scelta di Paolo Maldini dopo la sua nomina come direttore tecnico per sostituire il dimissionario Rino Gattuso. L’avventura di Giampaolo al Milan non è stata felice sotto tutti gli aspetti: tecnico-fisico, ambientale e di risultati. Eppure aveva iniziato il suo percorso milanista con uno slogan importante ovvero: «Testa alta e giocare» in totale contrapposizione con quello scelto, poche ore prima, da Antonio Conte ovvero: «Testa bassa e lavorare».

Giampaolo incassò anche la fiducia di Zvonimir Boban, che il giorno della presentazione ufficiale dichiarò: «Entrata tecnica, grande, lo pensiamo tutti. E’ stata una scelta facile, rapida e logica. Calcisticamente super logica. Da anni offre qualcosa di diverso, è sempre stato chiaro il suo concetto di gioco, di bel gioco, che rispecchia il Milan, che San Siro vuole, che tutti i tifosi vogliono, ma ci vogliono i risultati perché senza quelli dove andiamo? Ma siamo convinti di aver preso la strada giusta con lui per tornare dove il Milan deve stare. Il primo argomento è stato l’allenatore. Paolo mi ha chiesto chi fosse allenatore da Milan, io risposi Giampaolo e lui mi aveva detto che era il nome nella sua testa. Tutto concordato con Gazidis, lui ha un carattere schivo, ma grande conoscenza tecnica».

La realtà dei fatti, però, fu tutt’altra. Dopo la tournée americana, il Milan iniziò ad andare in difficoltà nelle amichevoli estive contro avversari di basso calibro come i kosovari del Feronikeli (battuti appena 2-0) e lo 0-0 al Manuzzi con il Cesena, dove fu decisivo Donnarumma con una paratona nel finale. L’atmosfera si fece ancor più grigia e cupa dopo la sconfitta contro l’Udinese alla prima di campionato diventando nera a seguito delle sconfitte nel derby, con il Torino stesso e la Fiorentina. Giampaolo non riuscì a calarsi in una realtà ambiziosa ed esigente, con il suo calcio che ha bisogno di quel tempo che oggi sta trovando, seppur in mezzo a molte difficoltà, al Torino. Cairo lo ha mantenuto sulla panchina granata anche nel momento più buio, quando il Toro sembrava ripercorrere lo stesso cammino che aveva intrapreso il Milan con Giampaolo alla guida. Tale conferma è stata dettata un po’ dall’assenza di alternative che convincessero il patron e un po’ anche per questioni economiche, o legate al mercato. Di certo c’è che per il “Maestro” non sarà una serata come le altre.

Pioli che poteva essere e non è stato. Pioli vagliato e poi scivolato via. Pioli che oggi occupa la panchina della squadra prima in classifica e che, poco tempo fa, avrebbe invece potuto sedere su quella del Torino.
L’allenatore emiliano è stato uno di quei profili vagliati dalla dirigenza granata per il post Longo, quando, prima della fine dello scorso campionato, era già chiara l’idea di dotarsi di un tecnico diverso da quello che ha poi salvato la squadra dalla Serie B. Un’idea balenata in testa a Cairo anche in passato, e che avrebbe potuto concretizzarsi pochi mesi fa anche per la situazione che stava prefigurandosi in casa Milan, con il possibile arrivo di Ralf Rangnick nel ruolo di plenipotenziario che avrebbe inaugurato un nuovo ciclo con buona pace dello stesso Pioli.

Il mancato approdo del tedesco ha sparigliato le carte, con il Toro che intanto aveva iniziato a sondare già da parecchio tempo Marco Giampaolo (alla guida del Milan per sole 7 gare all’inizio della scorsa stagione, prima dell’esonero e della sostituzione con lo stesso Pioli). Al Toro, l’attuale tecnico del Milan forse sarebbe anche venuto, ma alla fine quello che poteva essere non è stato e l’attualità – con risultati annessi e connessi – è sotto gli occhi di tutti. Persino dei tifosi granata che, scettici nel pensare di accogliere un allenatore che da giocatore aveva vestito la maglia della Juventus (dal 1984 al 1987: uno scudetto, una Coppa Campioni, una Supercoppa Europa e un’Intercontinentale il suo palmares in bianconero), oggi non avrebbero certo remore pensando a quello che Pioli e il suo staff stanno facendo all’ombra della Madonnina.

La prima notizia non è che il Toro ha un’anima, come da sentenza dello stesso Giampaolo, ma che quell’anima è solida. La seconda notizia è che, ringraziando un manipolo di altre squadre, il punto arpionato con i veneti (udite udite: in rimonta, ma stavolta griffata e non subita) permette ai granata addirittura (anzi, tra virgolette: “addirittura”) di non scivolare sotto il terz’ultimo posto in coabitazione. E sarebbe stata salvezza cristallizzata, se lo Spezia non avesse fatto ciò che ha fatto, a Napoli.

La terza notizia è che il Verona è stato imbrigliato e ha sofferto molto più di quanto si potesse immaginare, sempre classifica alla mano, ma stavolta analizzandola dall’alto verso il basso. E ha sofferto anche dopo che era passato in vantaggio, al 22’ della ripresa, con un’eurotraiettoria (troppo facile sarebbe scrivere eurogol) di Dimarco, imbeccato dalla trequarti dall’aureo Zaccagni: una sberla in diagonale al volo indirizzata sul secondo palo, all’incrocio, con palla arcuata sopra la testa di un povero Sirigu (responsabile, invece, Singo: era da un po’ che non conteneva l’esterno veneto, scappatogli pulito, una volta di più, un attimo prima di trasformarsi in Robin Hood con il piede sinistro). E la squadra di Juric (quarta notizia), sempre non lontana da un panorama internazionale, sempre sull’intenso andante e sempre ricca di pungiglioni tattici, ha visto i sorci verdi anche dopo l’1 a 1 di Bremer al 39’: traversone velenoso di Verdi, rimpallo-assist di Faraoni in mischia, oppresso da paure e da granata veri, e sassata da due passi del brasiliano.

Per cui torniamo alla prima, di notizia: il Toro ha un’anima (e questo lo si era toccato con mano già a Napoli e poi a Parma, più che in precedenza col Bologna), ma ora sta dimostrando di averla, per l’appunto, anche solida: e non solo per via del 4° risultato utile positivo. Anima significa identità. Solidità significa coesione ed equilibrio: attorno a un 3-5-2 ormai d’obbligo e attorno a un allenatore, Giampaolo, che sta sempre meglio impastando i cervelli dei giocatori. In uno spogliatoio evidentemente sano, pur tra scontenti spinti alla partenza (Nkoulou, ma anche Zaza ed Edera: questi ultimi due manco convocati, ieri). Certo, la stanchezza del calendario ultracompresso ha sicuramente condizionato più i granata che i veneti, data l’attitudine di Giampaolo a puntare da settimane su un blocco quasi sempre uguale: basti dire di Belotti e non a caso Singo, entrambi non brillanti e prorompenti come al solito (tranquilli, del Gallo e dell’arbitro diremo dopo…). E’ qui che il mercato deve incidere. Date a Giampaolo 2 o 3 rinforzi di livello nei ruoli giusti e lui non solleverà il mondo, ma almeno le corna del Toro sì. E parecchio, probabilmente: questo dice il trend della positività inaugurato 4 partite fa.

La quinta notizia è che Gojak (subito dentro, dopo l’assist e il gol di Parma entrando dalla panca) lotta tre volte di più di quel Verdi che (eccezioni a parte) seguiamo dal settembre 2019: e prova anche a scompaginare la mediana altrui. E’ una notizia, perché si intende sottolineare che, così, il Toro gioca in 11 sempre, e non solo a seconda delle volte (idem con Segre, quando viene buttato dentro. Un centrocampista di lotta e di disegno: altro che sua mollezza Meité!). La sesta notizia sono le statistiche. Detto dei 9 angoli a 3 per i granata, vanno evidenziati i tiri complessivi (18 a 8) e quelli ribattuti (10 a 2): prova provata di una squadra che ha di nuovo mostrato determinazione, propensione all’offesa, palle e pure logica, maturità. In specie dopo lo svantaggio, per come non si è persa d’animo, anzi (mentre Giampa sostituiva tutto il sostituibile). E pure dopo il pari: provando persino a chiudere nella loro metà campo i veneti. E ora? Il Milan, sabato: un film da vedere con curiosità, sulla carta.

Dicevamo del Gallo (strapicchiato come al solito e impossibilitato a difendersi non una ma 10 volte) e dell’arbitro (ipovedente come mai). Qui siamo alla settima notizia: Di Bello ha “bucato” una quantità industriale di falli generalizzati, ovviamente non solo su Belotti, arrivando persino a interrompere un’azione del Toro nell’area del Verona alla fine della partita, fischiando prima che il tempo di recupero si concludesse. E poi faticando per inventarsi una scusa e coprire l’ultima macroscopica magagna. Il peggiore in campo e di gran lunga, dato il ruolo condizionante. Infine, l’ottava e ultima notizia: le righe a disposizione sono terminate, allarghiamo le braccia, ma anche i cuori.

Gli domandano: preferirebbe che arrivasse un centrocampista o un attaccante? O tutti e due? «Queste sono domande che dovete fare al direttore sportivo e alla società. Gli allenatori contano poco, il mercato non lo fanno loro. In base alle finanze e alle uscite, il mercato lo fanno i direttori sportivi e le società (un modo elegante per ribadire le proprietà, nella fattispecie Cairo; ndr). Tra di noi ci confrontiamo, certo. E io do indicazioni. Ma di mercato deve parlare Vagnati. A quella domanda risponda lui. A me fatemi fare il mio lavoro, che lo faccio anche male!». E giù una risatina sardonica.

Non lavora male, Giampaolo, e non sarebbe giusto soppesare la sua gestione soltanto sulla base dei punti in classifica. Ci sono problemi conclamati da anni, questo sì, amplificati per un tratto del girone di andata dal manicheismo tattico del tecnico. Ma i primi veri guai restano a monte (di Mihjalovic, Mazzarri, Longo e ora Giampaolo): rosa inadeguata e debolezza societaria. «Quando è radicato un certo modo di giocare e tu arrivi e vuoi fare diversamente, ma hai pochissimo tempo come è successo nella scorsa estate, incontri sempre difficoltà. Le abitudini sono difficili da cambiare. Serve tempo per conoscere bene i giocatori, le situazioni. Sono passati 4 mesi e io di continuo aggiusto e metto a posto. Adesso però mi pare che la squadra abbia una buona anima. Il lavoro con i giocatori è lungo, faticoso, quotidiano. Dobbiamo ricostruire una forte identità. Ma da tempo le prestazioni mostrano una concretezza e uno spirito diversi. Stiamo anche aggrappati al risultato, in modo diverso. La via è tracciata e dobbiamo starci sopra».

«La squadra ha disputato la partita che doveva fare, contro un avversario fortemente… caratterizzato. Siamo stati bravi a non favorirli. E’ stata una partita equilibrata, giocata metro per metro. Siamo andati sotto e la squadra è stata brava nella reazione, non si è disunita. Difatti vado oltre al risultato e la giudico una buona partita. Mi pare che le corde giuste siano state toccate. Vedo anche collaborazione da parte dei calciatori, perché io non faccio il dittatore. A me piace fidelizzarli, affinché credano nella strada da percorrere. Ed è stato proprio il confronto quotidiano ad averci portato sulla via giusta. Ora almeno siamo una squadra e giochiamo da squadra.

Gli approcci sono buoni, lo spirito e le reazioni anche: pure contro questo Verona che ti fa giocar male. Avevamo deciso di aspettarli, così avrebbero dovuto fare qualcosa in più: il che non è il loro punto di forza. Sono un osso duro, un’Atalanta in miniatura. Difatti ho di nuovo fatto i complimenti a Juric. Anche per questo dico che il Toro ha giocato una partita importantissima. In altri periodi quel gol ci avrebbe tramortito». E fa finta di dimenticare la marcatura di Singo su Dimarco, saltata: «Avremmo dovuto spostare la porta per non prendere quell’eurogol, l’ennesimo della stagione». Sul Milan: «È un tour de force incredibile, siamo costretti a navigare a vista». Infine, sulle mancate convocazioni di Edera e Zaza: «Non ho nessuna intenzione di penalizzare Edera, è giusto che parta per giocare. È cresciuto molto ed è straordinario per impegno e serietà». E Zaza? «Gli ho dato una giornata di riposo, perché a volte non fa male riposarsi»: e sintonizzarsi col mondo.


Viterbocitta.it è un giornale online approvato anche da Google News. Per ricevere i nostri aggiornamenti e restare informato su questo argomento ti invitiamo a seguirci sul nostro profilo ufficiale di Google News