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Impossibile capire dove vanno, perché al velluto che propongo abbinano dinamismo in qua e in là. Ed è anche impossibile dire che non facciano almeno tre cose dentro la stessa partita, perché la famosa duttilità è roba assolutamente loro.
Roberto Soriano e Mattia Zaccagni sono la scintilla della trequarti di Bologna e Verona, li trovi sulla (immaginaria) linea del Subbuteo ma sparigliano sempre i giochi: ne hanno facoltà e qualità. Bologna-Verona è anche cosa loro: Soriano, solitamente, divide la linea dietro un’unica punta con Orsolini e Barrow; Zac lo fa con Barak. Tutta gente che sta attenta dietro e che ha lo sguardo verticale. Roba chic.
Fra i due, fra l’altro, c’è anche una sorta di sfida azzurra. Un sogno, comunque andrà. Con l’Italia del c.t. Mancini, tanti hanno avuto l’opportunità poi uno è riuscito a sfruttarla e l’altro no, sfortunatamente. Quando Mancio ne ha chiamati un plotone, Roberto Soriano si è fatto tutta la gara a Firenze nel 4-0 all’Estonia; Zaccagni, invece, ha dovuto salutare e potuto solo guardare, come lo stesso tecnico azzurro ha ricordato alla Gazzetta («Zaccagni è stato sfortunato: l’ho chiamato, ma si èfattomale»). Resta comunque (anche) questa un duello fra i due: perché dai numeri di oggi -se confermati – può nascere l’azzurrabile di domani, agli Europei prossimi ovviamente.
Sinisa Mihajlovic in stile Tha-tcher («Come faceva lei, non leggo la rassegna stampa quando le cose vanno male») è stato ferreo nel rilanciare Soriano e nel definirlo così a fine 2020: «Il miglior centrocampista del campionato? Soriano, trovatemi uno che fa tutto, gol compresi, quel che fa lui». Roberto ha nascosto, si fa per dire, la carenza dei gol che sta attanagliando Barrow e Orsolini, e tutto questo si ripercuote su un Bologna che non vince dal 29 novembre (1-0 in casa col Crotone). Soriano, fino ad oggi, di reti ne ha realizzate 6: anche per quello, oltre che per il lavoro sul campo, Mancini lo ha chiamato. Perché Roberto (Soriano) di compiti ne fa almeno 4 a gara: sta addosso al regista offensivo, fa il trequartista vero, l’interno di centrocampo e pure l’assaltatore da gol, quindi l’interventista. Per quello è diventato prezioso.
Prezioso quanto è Mattia Zacca-gni, che ha 4 anni in meno di Soriano: Zac ha fatto un giro piuttosto lungo partendo dalla sua Romagna per arrivare a Verona nel 2016. E Juric lo ha moltiplicato, nell’attenzione, nel guardare la porta, nel fare tante cose: «Zaccagni ha cambiato mentalità: se succederà, sono sempre felice quando un mio giocatore va in una grande squadra…». Sulle tracce di Zac c’è soprattutto il Napoli ma non solo: il Verona non vuole perderlo adesso: e allora la formula più probabile – e molto di moda – è l’acquisto adesso per averlo a giugno. Ma da qui a giugno, stesso periodo dell’appuntamento azzurro, c’è ancora un girone e più da giocare. Finora, da quel novembre in cui venne convocato da Mancini, Zacca-gni ha tenuto livelli alti di cose concrete, roba da affiancarsi a gente tipo Immobile, Insigne e Belotti per la somma di gol+as-sist. Di lui ha colpito la «bicicletta» realizzativa contro lo Spezia. Una cosa non qualunque per uno non qualunque. Per questo, oggi, è sfida scintillante.
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