Mario Draghi chi è Serena Cappello, età, carriera politica, vita privata, moglie e figli

Mario Draghi nasce a Roma il 3 settembre 1947. Il papà, Carlo Draghi, originario di Padova, lavora in Banca d’Italia, all’IRI e alla Banca Nazionale del Lavoro. La mamma, invece, Gilda Mancini, è una farmacista di Monteverde, comune in provincia di Avellino. Mario Draghi è il primogenito: la sorella Andreina e il fratello Marcello seguiranno percorsi professionali indipendenti (la prima è impegnata nella storia dell’arte, il secondo diventa imprenditore). I tre fratelli perdono molto presto entrambi i genitori e saranno quindi seguiti da una zia paterna.

Mario Draghi: la formazione

Dopo aver frequentato un istituto formativo di educazione gesuita, Mario Draghi si laurea all’Università La Sapienza di Roma in Economia, con una tesi intitolata “Integrazione economica e variazione dei tassi di cambio”. Corre l’anno 1970. Un anno dopo comincia a frequentare il MIT a Boston e nel 1977 consegue il dottorato con una tesi sulla teoria economica. La sua carriera formativa sbocca poi in quella professionale, sempre a livello accademico, visto che insegna Politica economica e finanziaria all’Università di Trento e poi Macroeconomia all’Università di Padova. Come docente lavora anche all’Università di Venezia e all’Università di Firenze, dove insegna Economia e politica monetaria.

Chi è Serena Cappello, la moglie di Mario Draghi

Chi è la moglie di Mario Draghi, l’ex presidente della BCE che è stato convocato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per formare un governo? Si chiama Maria Serenella (Serena) Cappello ed è sposata con il probabile futuro premier dal 1973. La donna proviene da una famiglia nobile essendo una discendente della sposa del Granduca di Toscana Francesco de’ Medici, Bianca Cappello, ed è esperta di letteratura inglese.

Matrimonio e figli

Mario Draghi è sposato con Serena Draghi, all’anagrafe Maria Serenella Cappello. Donna di origini nobili per via della sua discendenza da Bianca Cappello, moglie del Granduca di Toscana Francesco de’ Medici. La coppia ha avuto due figliFederica, laureata in biologia e dirigente di una multinazionale di biotecnologie, e Giacomo, laureato all’università Bocconi e trader finanziario alla banca d’affari Morgan Stanley.

Curiosità su Mario Draghi

Nonostante si sia poi rivelato uno dei maggiori sostenitori dell’Euro, pare la tesi di laurea di Mario Draghi fosse molto critica verso la moneta unica, che allora era ancora solo un progetto. Ma il suo impegno in questo campo gli vale la nomina a Uomo dell’Anno da parte del Financial Times e del The Times, il 31 dicembre 2012. Entrambi i giornali inglesi premiano Draghi per la gestione del debito europeo, in un momento in cui la crisi rischiava di coinvolgere i mercati dell’eurozona. Per via delle cariche prestigiose ricoperte e gli studi conseguiti con ottimi risultati, pare che i principali leader politici del centrodestra e centrosinistra, volessero proprio Mario Draghi come nuovo Presidente della Repubblica. Il suo nome era dato come alternativa al giurista Sergio Mattarella (poi effettivamente eletto), fratello minore di Piersanti Mattarella, politico italiano ucciso dalla mafia.

Mario Draghi sembra essere molto riservato. L’esperto di economia infatti, ama ritirarsi nella sia villa di Lavinio, località di vacanza e frazione del comune di Anzio, poco distante da Roma. È anche un grande appassionato di sport, sappiamo infatti che è solito praticare attività come jogging, tennis e golf.

La sfida: una larga maggioranza Il bivio di Draghi tra tecnici e politici

Al fondo di una crisi di governo che è soprattutto crisi di sistema, Sergio Mattarella chiama Mario Draghi per un esecutivo «di alto profilo» e «senza formula politica». È una decisione che il capo dello Stato non aveva preparato con i partiti e che affiderà al voto del Parlamento: lì dove l’ex presidente della Banca centrale europea dovrà conquistarsi la fiducia. Draghi è stato colto di sorpresa dalla telefonata del capo dello Stato, sebbene fosse consapevole che in caso di emergenza sarebbe potuta arrivare.

Sa che il suo compito sarà difficile e delicato: costruire una maggioranza solida, nelle condizioni in cui versano oggi le Camere, sarebbe di per sé un’operazione improba. Ma il messaggio alla Nazione del presidente della Repubblica è uno scudo che agevolerà il suo percorso.

Non è un caso che Mattarella abbia evitato di dare una connotazione al tentativo del futuro «incaricato», perché lascerà a lui decidere la formula del suo gabinetto: se cioè affidarsi a una squadra di esterni alla politica o cercare anche la collaborazione di personalità espressione dei partiti. Molti leader di maggioranza e opposizione hanno incontrato Draghi da quando ha lasciato Francoforte, e tutti sanno che il «tecnico» non ha intenzione di radicarsi in politica, che — a fronte di chiari punti programmatici — lascerà poi il campo e il ruolo ai partiti.

E i partiti, posti davanti al bivio tra default e reset, dovranno ora scegliere. Altrimenti al capo dello Stato non resterà che varare un governo elettorale per gestire le urne. Ma quel nome è una «livella» che frantuma gli equilibri.

Lo si vede dallo scontro che già divide i grillini, dal modo precipitoso in cui il Pd si è ricacciato in gola l’idea di gridare alle elezioni. E dalle difficoltà a cui è atteso il centrodestra. La mossa di Renzi, la decisione di rompere lo schema a cui i giallorossi tentavano di costringerlo con il Conte 3, ha aperto a uno scenario che già era all’orizzonte. Quando il leader di Iv ha chiesto la sponda della Lega prima di formalizzare la rottura, Salvini gli ha risposto: «Prima fai cadere l’avvocato».

Sparigliando, Renzi ha provocato il big bang. Nei Cinque Stelle già si delinea la faglia tra l’ala movimentista e Di Maio, che vede in Draghi un passaggio traumatico ma in prospettiva proficuo per la maturazione del Movimento. Nel Pd, la perdita del Santo Graal, cioè il progetto di riconquistare il Colle spingerà i democratici a cercare un nuovo baricentro. Poi c’è l’opposizione. Ed è lì che si sta aprendo un dibattito sul «che fare ».

Perché fino a quando la crisi è rimasta una sfida all’interno del centrosinistra, è venuto facile trincerarsi dietro la richiesta di voto anticipato. Ma i centristi avevano avvisato per tempo Salvini: se dovesse cambiare il quadro bisognerebbe cambiare schema. Lo schema è cambiato, così come aveva previsto il leghista Giorgetti, sostenitore di un governo di unità nazionale guidato da Draghi. L’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che conosce da anni l’ex presidente della Bce, spinge perché il centrodestra appoggi il futuro gabinetto.

Ne vede i benefici: una legittimazione internazionale, un posto al tavolo delle riforme e la partecipazione alla scelta del prossimo presidente della Repubblica. Sono le perplessità della Meloni a trattenere Salvini. Ma Giorgetti è stato chiaro: se non si trovasse una sintesi, la coalizione si spaccherebbe e una parte andrebbe a formare una maggioranza che avrebbe poi i numeri per varare la legge elettorale proporzionale, scegliere il prossimo capo dello Stato e confinare l’area sovranista fuori da un nuovo arco costituzionale.

Il passaggio è strategico e imporrà anche a Berlusconi di uscire dall’ambiguità della formula dietro cui si è finora riparato: il «governo dei migliori». Altrimenti Forza Italia si dividerà. Il nome di Draghi preannuncia una sfida da «dentro o fuori» per i partiti, la presa d’atto che non basteranno più solo leader acchiappa voti ma personalità capaci di governare. In una sera è cambiato tutto: appena nata, la Terza Repubblica è già finita.


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