Mio marito ci prova ogni giorno: inizia a farmi delle domande trabocchetto per scoprire chi si cela dietro le maschere, ma io non cedo». Milly Carlucci è entrata nel suo periodo di riservatezza massima.
Dopo aver portato a termine l’edizione più difficile di Ballando con le stelle, la conduttrice di Rai Uno raddoppia. E partita infatti la scorsa settimana una nuova edizione, la seconda, di II cantante mascherato, il varietà in prima serata cui nove personaggi famosi si nascondono dietro altrettante maschere, modificando la propria voce, o almeno provandoci, e occultando la propria identità. Quanto è stato difficile mettere in piedi un nuovo spettacolo in questo periodo? «I tempi di preparazione si sono allungati mostruosamente: quello che l’anno scorso riuscivamo a fare in un giorno di lavoro, quest’anno ne ha richiesti tre o quattro.
Le norme anti Covid devono essere seguite rigorosamente, anche se rispetto a Ballando questo nuovo impegno quasi sembra una passeggiata. Per sua natura il concorrente mascherato deve essere isolato, non fa squadra con gli altri, i contatti sono ridotti al minimo e arriva già schermato. Chiaramente tutti noi che gli stiamo intorno, autori, tecnici e troupe, dobbiamo rispettare le regole: c’è il distanziamento e in qualche modo siamo mascherati anche noi, con la mascherina però.
Io la indosso per dieci ore al giorno e mi è venuta anche l’acne». Al di là della preoccupazione per il virus qual è il suo stato d’animo quando va in studio per le prove quotidiane o in diretta? «Nonostante tutto, l’entusiasmo mi guida sempre. Sono una persona che tende a vedere il bicchiere mezzo pieno: faccio un lavoro meraviglioso per cui mi ritengo benedetta e privilegiata per poterlo fare, anche e soprattutto in questo momento.
Tanti miei colleghi sono a casa, perché il lavoro scarseggia. I cinema sono chiusi, idem i teatri. Per questo, non mi sento affatto una vittima e non mi lamento dei sacrifici pratici che sto affrontando. So anche che devo portare a casa un risultato, perché me lo chiede la Rai e in particolar modo mi sento responsabile dell’investimento che è stato fatto. Quindi devo fare in modo che tutto funzioni alla perfezione, al netto di incidenti di percorso che possono capitare in un periodo di pandemia.
Ma sono molto attenta, come è accaduto a Ballando, ai comportamenti di tutti. L’aspetto più gratificante di questo periodo diffìcile è la considerazione per il nostro lavoro. Mi rendo conto e so benissimo che è superfluo per la vita sociale, ma forse stavolta è diventato più importante: nei momenti di difficoltà c’è bisogno di leggerezza, di staccare dai problemi. Siamo diventati socialmente utili». Lei è famosa per i lunghi corteggiamenti che fa ai concorrenti di Ballando, per II cantante mascherato quest’anno, alla luce del successo della scorsa edizione, ha fatto fatica a comporre il cast? «L’anno scorso abbiamo fatto il miracolo riuscendo a coinvolgere personaggi di primissimo piano, da Arisa ad Al Bano, da Teo Mammucari, che ha vinto, ad Orietta Berti.
Ma tutto il cast era di altissimo livello: loro hanno fatto una scommessa dando fiducia al nostro gruppo di lavoro. Ora che abbiamo dimostrato com’è il programma, è stato più facile coinvolgere i nuovi concorrenti. Ci hanno accolto con il sorriso laddove l’anno scorso c’era curiosità, ma anche una punta di scetticismo. E ho avuto modo di confrontarmi con tanti colleghi che si sono divertiti nella “detection”, provando a scoprire chi ci fosse dietro la maschera, tutti con grande interesse. Quello che mi rende più fiera di questo programma è l’apprezzamento che c’è stato: l’idea poteva sembrare bislacca e invece si è rivelata intrigante».
Premesso che non svelerà indizi nemmeno sotto tortura: c’è qualcuno che avrebbe voluto nel cast dei concorrenti e che le ha detto di no? «Sì, è successo. C’è chi avrebbe voluto ma non ha potuto per impegni pregressi e chi non se l’è sentita. Perché è vero che chi si mette in gioco è protetto dalla maschera, ma è altrettanto vero che deve avere il coraggio di lasciarsi andare. Quello che ho notato è che più i personaggi sono famosi, più apprezzano la possibilità di mascherarsi, lasciando i propri panni. Per me è più difficile fare il cast di Ballando’. perché lì chiunque deve essere se stesso e deve dimostrare di essere un bravo ballerino o una brava ballerina.
Qui c’è una maschera che canta: è tutto diverso e divertente. Per chi lo fa e per chi lo guarda: basti pensare alle facce dei giudici. Le facce di quelli dell’anno scorso sono state di ispirazione. Spero che il pubblico apprezzi. Il nostro intento è quello di dare un po’ di serenità a chi non se la sta passando bene». Quanto è determinante, nella realizzazione di un programma nuovo, far conto su una squadra vincente? «Il mio gruppo di lavoro è lo stesso di Ballando, siamo sempre gli stessi da anni ma non siamo un’entità chiusa impermeabile all’esterno: capita che nel corso degli anni ci siano stati degli innesti che per background sono stati utili a riempire delle caselle. La sinergia tra noi è fondamentale e non è un caso che nel cast del programma ci siano degli innesti da Ballando, come Raimondo Todaro confermato come coreografo, ma anche Simone Di Pasquale e Sara Di Vaira».
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