Figlio di un muratore, inizia a sognare una carriera nel mondo della musica dopo aver cantato al matrimonio delal sorella un brano di Gene Vincent. Il suo primo gruppo, i Meteors, ottengono un discreto successo locale. Dopo un trasferimento a Oxford, Mal passa agli Spirits, con cui pubblica i primi dischi sotto il nome Mal Ryder & The Spirits.
Non ottengono successo in patria ma riescono a ottenere un buon riscontro in Germania. Al ritorno in Inghilterra la band si scioglie, e Mal si inserisce in un’altra formazione, i Primitives. Vengono ascoltati durante un’esibizione a Londra da due italiani, Gianni Boncompagni e Alberigo Crocetta. Quest’ultimo, proprietario del Piper Club di Roma, propone alla band una scrittura per alcuni show in Italia. Per Mal è la svolta della vita.
La sua prima esibizione “in pubblico” è infatti al matrimonio della sorella, poi conosce un discreto successo nel Regno Unito, prima dell’esplosione in Italia. Infatti, il cantante viene chiamato a rifondare The Primitives, coi quali tiene alcuni live nel suo Paese e viene visto esibirsi una sera a Soho, quartiere di Londra, da Gianni Boncompagni e Alberigo Crocetta.
Se il primo lo conosciamo tutti, al contrario in pochi sanno che Crocetta è il proprietario di uno storico locale di Roma, il Piper. Qui si esibiscono Patty Pravo e un altro gruppo britannico dell’epoca, The Rokes, il cui leader è Shel Shapiro. Anche The Primitives iniziano a suonare nel noto locale romano. Il gruppo musicale incide un album per l’etichetta Piper Club, ma sarà l’unico: da quel momento in poi Mal diventa cantante solista, anche se resterà il nome Mal dei Primitives per alcuni anni.
Nel 1965, tornati dalla Germania, gli Spirits si sciolgono a causa della defezione del chitarrista che lascia il gruppo per sposarsi. Mal però viene contattato per riformare un nuovo gruppo, The Primitives, al tempo alle prese con problemi di organico. Mal inserisce nei Primitives anche il suo batterista degli “Spirits”, Mick Charleton, che con il bassista Jay Roberts (celebre per il fatto di suonare il basso con tre corde) e il chitarrista Stuart Linnell completa la formazione, la quale incide un 45 giri sempre per la Pye, “Every minute of every day” (canzone che verrà reincisa l’anno successivo, come vedremo). Anche questo disco riscuote un successo modesto. Quando “Stuart Linnell” lascia il gruppo, Mal chiama un chitarrista che ha conosciuto in Germania: Dave Sumner. Dopo un tour di un mese di Norvegia, a Montpellier e a Chamonix, in Francia, i Primitives tornano a Londra e, durante un’esibizione in un locale di Soho, fra il pubblico sono presenti due italiani, Gianni Boncompagni e Alberigo Crocetta (proprietario del Piper Club di Roma) che propongono al gruppo una scrittura per alcuni spettacoli in Italia. Mick Charleton, però, decide di restare in Inghilterra e viene sostituito da un giovane batterista che Mal ha conosciuto in Galles: si chiama Pick Withers, dieci anni dopo diventerà famoso in tutto il mondo come batterista dei Dire Straits.
Il suo brano più noto è Pensiero d’amore, che è stato anche reinterpretato in chiave ska in anni recenti da Giuliano Palma and The Bluebeaters e che ha ispirato un “musicarello”, ovvero film in voga in quegli anni che riprendevano il titolo da brani di successo. Sarà la prima di una serie di pellicole che interpreterà Mal, il quale in quegli anni partecipa a diverse edizioni del Festival di Sanremo. Tra queste, quella del 1971 insieme ai Nomadi, presentando “Non dimenticarti di me”. Nel 1977, esce un altro brano ovvero “Furia”, che se da una parte è un disco da record, dall’altra – confesserà il cantante – “mi ha rovinato la vita”. Inizia in quel periodo infatti un lento declino. I suoi successi però restano immortali. Più di recente, ha preso parte ad alcuni reality. Vive in provincia di Pordenone, con Renata – compagna molto più giovane di lui – e i loro due figli.
Mal, al secolo Paul Bradley Couling, 73 anni, celebre interprete di Furia, confessa che in qualche modo quel successo lo “ha rovinato”. Addirittura, impedendogli di partecipare (e vincere) il Festival di Sanremo:
“Nel 1975 avevo una canzone per Sanremo, bellissima”, dice il cantante a Vero, “in attesa del Festival la mia casa discografica di allora mi propose di cantare Furia per una serie televisiva, dicendomi che comunque il telefilm avrebbe avuto poco successo. Accettai. Seguirono mesi incredibili, dovettero bloccare tutte le fabbriche di dischi presenti in Italia per stampare solo Furia. Il discografico, a quel punto, vedendo il risultato strepitoso ottenuto dal disco, non mi fece più partecipare a Sanremo, affidando ad altri la mia canzone. Che poi vinse il Festival”. Una beffa del destino. Ora l’artista ha realizzato un disco sulla sua carriera: “È un lavoro a cui tengo molto. Si chiama La donna che c’è in te e contiene anche un inedito con lo stesso titolo dell’album. È un inno a tutti questi anni meravigliosi, e raccoglie i miei più grandi successi, da Parlami d’amore Mariù, Pensiero d’amore a Occhi neri occhi neri. Amo stare sul palco e continuo a fare concerti, mi piace girare l’Italia nonostante non sia più un ragazzino”. Per approfondire leggi anche: Silvye Lubamba, come è ridotta dopo la galera.
Viterbocitta.it è un giornale online approvato anche da Google News. Per ricevere i nostri aggiornamenti e restare informato su questo argomento ti invitiamo a seguirci sul nostro profilo ufficiale di Google News