Pagano per cremare il loro parente defunto, ma nell’urna che gli viene consegnata non ci sono le sue ceneri, ma del semplice terriccio. I resti del corpo, invece, vengono tagliati con un coltello e seppelliti nell’area comune del cimitero. Insomma, le pompe funebri incassavano i soldi imbrogliando i loro clienti. A gennaio del 2020 è stato scoperto il primo caso al cimitero di Roma Prima Porta e così sono cominciate le indagini dei carabinieri del nucleo radiomobile. Sono stati complessivamente undici i casi simili scoperti dai militari e così la pm Silvia Sereni, titolare delle indagini, ha iscritto sul registro degli indagati sei titolari di altrettante pompe funebri. L’accusa è di truffa. Le indagini, stando a quanto riporta il Messaggero, sono state chiuse da pochi giorni e nelle prossime ore il pm valuterà se chiedere al gip il rinvio a giudizio degli indagati.
Il caos sulle cremazioni a Roma
Il coronavirus ha causato quest’anno un aumento significativo dei decessi a Roma e a cavallo tra novembre e dicembre questo ha comportato caos e ritardi nelle cremazioni, soprattutto al cimitero Flaminio. I forni non riuscivano ad esaudire tutte le domande inviate e ci sono stati giorni in cui le salme in attesa di essere ridotte in cenere erano addirittura 1500.
Nel mese di novembre l’ufficio denunce di morte di Roma Capitale ha registrato 3.940 decessi, con un aumento addirittura di 1.525 decessi sullo stesso mese del 2019. Più 63,4 per cento. “Si tratta del dato più alto mai raggiunto in un mese, nella città di Roma”, faceva notare Ama.
L’11 febbraio scorso, inoltre, parte dell’impianto del cimitero Flaminio-Prima Porta, è stato sequestrato dai carabinieri su disposizione della procura. I militari hanno evidenziato una situazione di grave degrado, con urne rotte o aperte nascoste in alcuni capannoni, resti ossei sparsi ed escrementi di ratto.
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