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Come e dove vedere Inter – Roma in Streaming Gratis
Quando il 3 novembre 1993 il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfa-ro fece il famoso discorso del «Io non ci sto», Romelu Lukaku era nato da pochi mesi, mentre Lautaro Martinez non era ancora neanche nei pensieri dei suoi genitori. Ma oggi quel «non ci sto» è sulla bocca di molti giocatori dell’Inter e in particolare dei due bomber nerazzurri. La piega presa nell’ultima settimana ha guastato le feste per uno scudetto atteso undici anni. Prima rincontro del presidente Steven Zhang con i dirigenti in sede (giovedì 6 maggio), quindi i rumors di quanto uscito fuori dal summit giunti ad Appiano il giorno successivo ai calciatori, confermati lunedì dal discorso del numero uno cinese alla squadra nel quale ha chiesto la rinuncia a due mensilità. Zhang ha spiegato le difficoltà della proprietà riscontrabili in altre big del calcio europeo, ma le sue parole hanno lasciato un senso di vuoto all’interno della squadra. Perché al di là della richiesta, che verrà rifiutata dalla squadra e che quindi costringerà la proprietà a cercare la soluzione alternativa, ovvero un accordo caso per caso per lo slittamento dei pagamenti al prossimo anno (se i giocatori aderiranno…), quello che è mancato è stato un ragionamento sul futuro. Cosa aspetta l’Inter? Quali sono i programmi di Suning per mantenere la squadra al livello raggiunto in questa stagione? Ecco, queste domande a cui Zhang non ha risposto (o meglio, non ha accennato a nessun argomento sul domani), hanno innervosito ulteriormente un gruppo che da mesi si sente abbandonato dalla proprietà e che si è cementificato fra le mura di Appiano sotto la guida di Antonio Conte.
CITY E REAL
Il “non” progetto illustrato da Zhang ha avuto come logica conseguenza una sfiducia da parte dei giocatori nei confronti della proprietà, di Suning. Anche perché sono negli occhi di tutti le immagini di quanto successo in Cina allo Jiangsu, vittorioso in campionato e sparito dai radar pochi mesi dopo con i giocatori ancora in attesa di stipendio. Lukaku e Lautaro hanno sempre dichiarato il proprio amore per l’Inter, ma rimangono giocatori ambiziosi e non vogliono vivere in un limbo, andare incontro a eventuali sacrifici, senza però avere in cambio un progetto chiaro. Per questo tramite i loro entourage hanno fatto già arrivare un messaggio chiaro alla dirigenza: se quello che ci aspetta è un forte ridimensionamento (oltre al discorso economico legato agli ingaggi di cui parliamo nell’articolo in basso), allora prendete in considerazione le offerte che arriveranno per noi. L’Inter bisogno di abbassare il monte ingaggi e cedere al meno un big per rientrare, ma non vorrebbe privarsi di determinati elementi. E’ ovvio, però, che di fronte a determinate offerte tutto potrebbe mutare e i prezzi per i due sono già stati fatti: per Lukaku servono 120 milioni, 90 per Lautaro. E ci sono già due club pronti a parlarne, ovvero il Manchester City di Guardiola, che vorrebbe regalarsi il belga, soprattutto in caso di vittoria della Champions; il Real per Lautaro (che cambiando agente dopo che i suoi vecchi procuratori avevano trovato a inizio 2021 l’intesa per il rinnovo, ha fatto intuire quali propositi avesse per il proprio domani).
Come detto, i due bomber non vogliono lasciare l’In-ter, ma non rimarranno a dispetto dei santi. Vogliono certezze, quelle che da tempo reclama anche Conte. L’incontro che il tecnico avrà con Zhang, presumibilmente la prossima settimana dopo Juve-In-ter o addirittura al termine del campionato (dunque da lunedì 24 maggio), sarà determinante per capire quale indirizzo prenderà la prossima stagione dell’Inter e, di conseguenza, quali saranno le decisioni finali dei giocatori che vogliono ripartire da Conte. Se il tecnico accetterà il progetto che Zhang gli illustrerà, vorrà dire che avrà ricevuto quelle garanzie di cui aveva bisogno e i giocatori potranno sentirsi sicuri sul futuro. Ma se Conte – e con lui i dirigenti, leggi Marotta, Ausilio e Orlali – dovesse fare un passo indietro perché non convinto del ridimensionamento, della politica di austerity e di un mercato low-cost con l’addio di alcune pedine fondamentali, allora tutto potrebbe succedere con i giocatori a quel punto pronti a spingere per la cessione, da Lukaku e Lautaro fino ad altri elementi che non avrebbero difficoltà a trovare una squadra pronta ad accoglierli (Bastoni, per esempio, attende da mesi il rinnovo e non sarebbe felice di continuare ad aspettare; Hakimi ha molte richieste, vedi Bayem e Arsenal).
L’esasperazione sta salendo a livelli di guardia. Anche all’interno dell’Inter aumenta l’impazienza di fronte allo stallo determinato dalla proprietà, che sembra arrivata al capolinea dal punto divista finanziario, ma continua a non mollare la presa e non spiega qual è il piano per uscire dalla crisi. Gli spifferi, in uscita da ogni componente di Viale della Liberazione, sono sempre più forti. La richiesta di Steven Zhang alla squadra di accettare il taglio di due mensilità, senza chiarire quali sono i programmi di Suning, è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Zhang vorrebbe ridiscutere anche i contratti per il futuro, arrivando a una decurtazione del 15% degli ingaggi (percentuale che ricalca la sforbiciata di due mesi perla stagione in corso). Ma non sarà facile trovare un’intesa. I calciatori, come detto, diranno no alla rinuncia di due stipendi dell’annata che sta per concludersi. Tratteranno su una rateizzazione, ma non saranno collaborativi come successo a gennaio quando concordarono la dilazione necessaria a scollinare i controlli Figc di metà febbraio. Il clima si è inasprito. Suning fatica a pagare gli agenti. Solo il rappresentante di Erik-sen ha fatto causa davanti al Coni, ma la situazione vale anche per altri professionisti che seguono i componenti della rosa nerazzurra. I procuratori, stanchi di questa situazione, ovviamente non sono più inclini a favorire accordi al ribasso per i loro assistiti.
Tra le spiegazioni alla base di questa impasse di Suning ci sarebbe anche la Super Lega. Secondo indiscrezioni, la famiglia Zhang era arrivata molto vicina a dare il via libera alla cessione tra fine febbraio e marzo, probabilmente al fondo BC Part-ners che aveva offerto 800 milioni perla maggioranza dell’Inter.
Ma poi ha frenato perché è diventato concreto il progetto della nuova competizione elitaria che avrebbe garantito ossigeno economico sotto forma di un bottino iniziale di 350 milioni, con ricavi in crescita esponenziale per il futuro. Una svolta in grado di cambiare la prospettiva di una proprietà in crisi. Ma tutto è tramontato in 48 ore, lasciando solo l’attesa infinita per una via d’uscita che ancora stenta a materializzarsi.
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