Harry e Meghan a corte segnale di disgelo

Nel nome c’è il suo destino. Lilibet “bili” Diana Mountbatten – Windsor. Una catena di omaggi e simboli connotano l’anagrafe della secondogenita dei duchi di Sussex Harry e Meghan, venuta al mondo il 4 giugno, venti minuti prima di mezzogiorno, in quella stessa clinica privata, il Santa Barbara Cottage Hospital, il cui prezzo di listino per un parto con degenza può superare i 20 mila euro, dove l’ex attrice era stata avvistata circa un mese fa, prima di essere inghiottita da un cono d’ombra.

Complicazioni durante l’ultimo tratto di gestazione, si era sussurrato. Consiglio dei medici: riposo assoluto. Anche dopo la nascita della piccola, Meghan ha chiesto il riserbo più stretto, come era avvenuto per Archie, che anche in seguito è stato mostrato con il contagocce: venuto al mondo il 6 maggio 2019, nome e visino sono stati resi noti solo due giorni dopo, al castello di Windsor.

Lili, nelle 48 ore successive, invece è stata solo raccontata: si sa che pesava 3,4 chilogrammi al momento del parto, che Archie è “elettrizzato” dall’arrivo della sorellina e che i nomi, torniamo così all’inizio, non sono stati scelti a caso.

Lilibet: così da bambina, veniva chiamata Elisabetta. Marion Crowford, la sua prima tata, raccontò che il nomignolo era stato coniato dalla stessa principessina, che non riusciva a pronunciare correttamente il proprio nome. Giorgio V, il severissimo nonno che però diventava tenero come un agnellino con i nipoti, accolse il suggerimento.

Con il passare del tempo – e soprattutto da quando divenne regina, nel 1952 – si è ristretto non poco la cerchia di persone (amici fraterni e parenti, coronati e non) che le si può rivolgere chiamandola Lilibet Per 73 anni di matrimonio è stato il consorte Filippo, scomparso il 9 aprile, il principale fruitore di questo privilegio.

Per sua maestà sentir pronunciare dal mondo intero quelle tre sillabe tanto private può scatenare un doppio effetto: costernazione o, al contrario, commozione, perché in questa scelta da parte di Harry e Meghan si può leggere il desiderio di appianare le divergenze fino a ora incolmabili.

A rinforzare questa lettura, l’invito ufficiale a pranzo giunto a Harry dalla nonna per il 1° luglio, giorno in cui a Londra verrà inaugurata la statua dedicata a Diana: un ramoscello d’ulivo portato proprio dalla piccola Lilibet. A proposito, contrariamente a tante recenti scelte dei Sussex, quella del nome pare non sia arrivata a Elisabetta a cose fatte, ma comunicata (condivisa?) con largo anticipo.

Nel nome un destino, dicevamo: se almeno una porzione del carattere può tramandarsi grazie al certificato di nascita, la bimba si spera possa ereditare la fermezza, la devozione verso il dovere, l’incrollabile determinazione della bisnonna, il regnante più longevo della storia britannica. Ma se è vero che non esiste genialità senza slancio umano, è questa la porzione di personalità che il nome Diana potrebbe portare in dote a Lili.

La nonna paterna, a 24 anni dalla tragica scomparsa, è ancora un modello per tante donne che scelgono di seguire il cuore anziché le apparenze. E a proposito di apparenze, la casa reale ha rispettato tutti i protocolli pubblici di felicitazioni: sono arrivate, tramite social, da William e Kate, da Carlo e Camilla e dal profilo di sua maestà.

Come stabilito dalle lettere patenti emanate da Giorgio V nel 1917, Lilibet (come suo fratello Archie) al momento della nascita non è principessa né ha diritto al rango di altezza reale, privilegi che le verranno riconosciuti automaticamente quando il nonno Carlo salirà al trono. A quel punto, se William e Kate non avranno avuto altri eredi – o se nel frattempo George non avrà avuto figli lui stesso – Lili, attualmente ottava nella linea di successione, si avvicinerà di un gradino verso i diritti sulla corona.

Una condizione che, comunque, la renderà svincolata dagli obblighi meno sopportabili per una principessa: quelli di chiedere il permesso al sovrano per sposarsi, procedura che vige fino alla posizione numero 6, che sarà, per qualche anno, quella spettante ad Archie.

Sebbene sia la prima discendente diretta della regina a non essere nata sul territorio britannico, la piccola Lilibet fino al diciottesimo anno di età avrà doppia cittadinanza, americana e britannica, come sua madre e suo padre. E invece totalmente in stile americano la scelta di Harry e Meghan, insieme, di prendersi 20 settimane di congedo parentale dal lavoro, lo stesso lasso di tempo concesso a tutti i lavoratori di Archewell, l’ente benefico che hanno creato insieme.


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