Chi è Matteo Giunta, il fidanzato di Federica Pellegrini? Età, vita privata, figli

Federica Pellegrini, 33 anni il prossimo 5 agosto, nella 2a semifinale dei 200 si :terza in 7’56 ”44 dietro la statunitense Ledecky e la ceca Semanova. Nella notte è partita in prima corsia per la sua 5a finale nei 200 si ai Giochi. Ad Atene 2004 argento, battuta dalla Potec che non aveva visto in prima corsia. Po i oro a Pechino 2008, oro mondiale con record 2009, quinta a Londra 2012, quarta a Rio, da portabandiera.

Federica Pellegrini (32 anni) e Matteo Giunta (36) hanno visto crescere piano piano un sentimento nato in seguito alla fine della storia d’amore di lei con Filippo Magnini (ora papà e marito di Giorgia Palmas) che di Matteo è cugino. Adesso i tempi sarebbero maturi per ufficializzare una relazione sempre tenuta al riparo dai riflettori che però, dopo l’estate, potrebbero illuminare la coppia in vista dell’importante  annuncio raccontato da un amico degli sportivi.

chi è Matteo Giunta

Classe 1982 e originario di Pesaro, Matteo Giunta è l’allenatore di Federica Pellegrini dal 2013 e nel 2018 i due si sono presentati per la prima volta insieme ad una serata di gala in qualità di coppia (anche se non hanno mai parlato apertamente della loro liaison). Per la campionessa si tratterebbe della prima storia d’amore importante dopo la relazione lunga e travagliata con Filippo Magnini (con cui oggi non avrebbe mantenuto alcun rapporto). Lo stesso Giunta sarebbe proprio il cugino di Magnini, e in passato è stato anche il suo allenatore e quello del campione russo Evgeny Korothyskin. Con Giunta al suo fianco la Pellegrini ha vinto la medaglia d’oro ai Mondiali di Budapest 2017 e ai Mondiali di Gwangju nel 2019.

Secondo indiscrezioni Federica Pellegrini e Matteo Giunta sarebbero intenzionati a convolare a nozze, ma per il momento la campionessa non ha rotto il silenzio in merito alla liaison né ha parlato pubblicamente della sua vita privata.

E così, dopo le gare di Napoli, si saprà se Federica si limiterà a rendere pubblica la relazione con Matteo oppure (ipotesi più probabile) annuncerà le nozze con lui. D’altronde, la campionessa non ha mai nascosto il sogno di mettere su famiglia: “La fantasia me la sono fatta un sacco di volte di diventare mamma…” ha confidato qualche mese. E chissà che la fantasia non possa presto diventare realtà.

Il viso con tratti ancora da bambina e la sfrontatezza di chi ha appena compiuto 16 anni: ad Atene 2004 iniziava il viaggio olimpico di Federica Pellegrini, un percorso che appare tanto più grande quanto più si allarga la prospettiva. La ragazzina di Spinea che vedeva in Franziska van Aimsick una sorta di divinità acquatica è andata ben oltre il suo modello di riferimento, sino a ritrovarsi affiancata a Michael Phelps con le sue cinque finali olimpiche di fila.

Federica del resto è abituata a spingersi dove nessuno è mai arrivato: prima di lei al nuoto italiano mancava un oro olimpico al femminile e quello l’ha conquistato a Pechino 2008, migliorando il record mondiale dei suoi 200 si. Una pioniera dello sport italiano che, nei prossimi decenni verrà studiata con la stessa ammirazione che viene riservata a donne come Ondina Valla, l’ostacolista che a Berlino ’36 dimostrò che anche le donne italiane sapevano prendersi i Giochi.

La storia olimpica è un percorso di emancipazione femminile al quale Federica ha saputo dare la propria personale interpretazione, rivendicando il diritto ad addolcire i sacrifìci quotidiani con un tocco di glamour. Dalla passione per i tacchi agli impegni televisivi in veste di giudice di Ital- ia’s GotTalent, la personalità di Federica non è mai rimasta arginata all’interno di una vasca.
Intorno a lei è cresciuta una Generazione Fede: decine degli atleti che compongono la squadra italiana a Tokyo sono cresciuti guardando le Olimpiadi alla tv e facendo il tifo per lei. Basti pensat e che uno dei veterani della squadra azzurra, quel Vincenzo Nibali che ha fatto la storia del ciclismo mondiale, tra Giro d’Italia, Tour de France e Vuelta di Spagna, pedalava ancora tra i dilettanti nel 2004 quando Federica Pellegrini saliva per la prima volta sul podio olimpico.

Per ritrovare esempi di longevità analoghi occorre scomodare Josefa Idem e le sue otto partecipazioni olimpiche (due rappresentando la Germania Occidentale e le altre sei per l’Italia). Nel nuoto poi, storicamente abituato a lanciare giovanissimi campioni, ma anche a logorarli velocemente, il caso Pellegrini è ancora più eccezionale.

Ogni sport è diverso, ma ci sono tratti che li accomunano tutti e, in particolare, la pressione che accompagna la rincorsa a una nuova medaglia. Ce lo ha dolorosamente ricordato Simone Biles, la regina della ginnastica artistica che si è fermata ieri nella finale a squadre, subito dopo il volteggio (dove si era espressa al di sotto dei propri standard).

In un primo comunicato la federazione statunitense aveva parlato di «un problema medico», ma poi è stata la stessa Biles a spiegare che «più che di un problema fisico, si tratta di un problema mentale. Devo fare i conti, giorno dopo giorno, con i demoni che sono nella mia testa».

Simone, ora 24enne, in passato aveva detto di aver sofferto di depressione e di essere stata una delle centinaia di atlete molestate dal medico della federazione Larry Nassar. Solamente poche ore prima della finale di Tokyo su Instagram aveva scritto: « A volte sento il peso del mondo sulle mie spalle. So togliermelo di dosso e far sembrare che la pressione non mi condizioni ma, dannazione, certe volte è difficile. Le olimpiadi non sono uno scherzo». Sono confessioni come questa a far comprendere cosa c’è dietro i Giochi: ogni campione, prima o poi deve affrontare le proprie debolezze.

Lo ha fatto anche Federica, che ha raccontato come nella prima parte di questo lungo percorso olimpico, tra Atene e Pechino, si sia trovata a dover fare i conti con la bulimia («Non è durata tanto, per fortuna, perché ho cercato subito aiuto»). Anche gli attacchi di panico in gara appartengono al passato, ma sono proprio questi momenti di vulnerabilità che hanno contribuità a renderla sempre più amata e popolare. E forse questo è il messaggio più bello che Federica porta con sé: non serve essere invincibili, per apparire vincenti. Comunque sia andata questa finale.


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