Alessio Boni e Nina Verdelli lei ha 18 anni meno di lui

Nella primavera del 2020, mentre la pandemia paralizzava il mondo, la mia vita e stata travolta da uno sguardo, quello di Lorenzo, il mio primo figlio. Era il 22 marzo, una domenica mattina del mese più duro. Uno sterminato silenzio si impadroniva delle strade, le saracinesche si abbassavano, le luci dei teatri e dei cinema si spegnevano». Si apre così il libro di Alessio Boni, Mordere la nebbia, uscito pochi giorni fa per Solferino editore.

L’attore bergamasco attualmente è protagonista su Rai Uno della seconda stagione della fiction La Compagnia del Cigno, uno dei più importanti successi della Rai degli ultimi anni, dove dà il volto all’implacabile e severissimo, eppure pieno di delicata umanità, Luca Marioni, chiamato “il bastardo” dai suoi allievi.

Boni ha scelto proprio questo momento speciale, che segue il lockdown in cui è diventato padre, per raccontare tutta la sua vita: «Durante la quarantena, mi sono guardato indietro e ho visto la traccia sottile che mi ha portato sin qui».

E ha parlato proprio di tutto, dall’adolescenza all’età adulta, dal primo lavoro con suo padre, come piastrellista: «Ero invidiato per questo, perché fare il piastrellista era considerata un’occupazione sicura e, soprattutto, redditizia che mi avrebbe permesso un futuro di benessere», e quindi il destino per lui sembrava già scritto.

Poi, l’ingresso in Polizia, dove incontra un collega, Roberto, che sarebbe partito per gli Stati Uniti. «Avevo messo da parte un bel gruzzolo, più di quanto avessi mai posseduto, conquistando la sensazione impagabile di poter decidere finalmente del mio destino». Ed è partito insieme a lui. Destinazione San Diego. Era il 1987.« Per me e stato uno choc culturale: non avevo mai visto nulla di simile, nemmeno nella “grande” Milano.

Tutto era nuovo, diverso, oltre l’immaginazione». Dopo sei mesi il ritorno in Italia, l’esperienza da animatore e il desiderio di entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia. «Mio padre, ovviamente, non poteva che disapprovare. E, oggi, posso intuire cosa pensasse. Il figlio che aveva rinunciato a un lavoro sicuro nella sua attività, e poi persino al posto fisso in polizia, dopo aver vagato come uno zingaro per l’America, ora si era persino messo in testa di fare l’attore, il più inafferrabile dei mestieri».

Il provino va bene, ma non abbastanza per essere selezionato. Arriva undicesimo. Ne entravano solo dieci. Così non si perde d’animo e qualche tempo dopo scopre che la scuola più importante è l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico. Non fa in tempo a candidarsi per le selezioni, pensando di riprovarci l’anno successivo.

Ma nel frattempo entra nella scuola di Fersen e per mantenersi fa il cameriere nel locale di Lando Fiorini. Era diventato amico di suo figlio ai tempi in cui entrambi lavoravano come animatori in Puglia. «Confrontandomi con i compagni avevo scoperto che la Silvio d’Amico, ai più, sembrava un miraggio, un luogo cosi inaccessibile da scoraggiare qualsiasi tentativo di imbarcarsi in una selezione spietata per vedersi, quasi certamente, rifiutati.

A me, invece, radicale come sono sempre stato, appariva come l’unica possibilità». E riesce ad entrare, non senza sacrifici. Inizia così, decisamente in salita, una carriera che oggi lo ha portato ad essere uno degli attori più apprezzati a teatro, al cinema e nelle fiction più amate dal pubblico televisivo. Se non fosse diventato un attore sarebbe tornato da Roma a Milano «a studiare Psicologia». In una vecchia intervista, infatti, diceva: «Mi piace molto capire come funziona la mente».

Oggi c’è un attore di successo in più e uno psicologo in meno, anche per la gioia di suo padre che, a dispetto dello scetticismo iniziale, nel frattempo è diventato il suo primo sostenitore. Così lo è sempre stata sua madre Roberta. È stata lei a trasmettergli i valori e gli ha fatto capire cosa è importante e cosa no. La bellezza, per esempio. Consapevole di essere molto affascinante, Boni non ne ha mai fatto una bandiera: «Non ho mai pensato che fosse un vantaggio e se l’hanno fatto gli altri non mi interessa.

In passato mi hanno anche offerto di posare per un calendario e ho detto di no anche se mi avrebbe permesso di comprare una casa in piazza Navona. Io faccio quello in cui credo, non inseguo il successo». Al contrario inseguiva una famiglia.

Ha raggiunto l’obiettivo da quando ha incontrato Nina Verdelli, giornalista. Stanno insieme dal 2016 e lei ha diciotto anni meno di lui. È mistero su come si scoccata la scintilla d’amore tra loro ma è grazie a lei ha trovato il suo equilibrio amoroso. Di recente infatti Boni ha raccontato al mensile Ok Salute di aver vissuto un amore “malato” nel suo passato più remoto: «Ho sofferto tanto, a lungo». Quella storia è durata cinque, sei mesi di «passione violenta».

Poi è finita. «Ho scansato in tempo l’ossessione, quella che, dai e dai, prosciuga le energie vitali». Dopo quella, ha avuto altre storie ma è solo con Nina Verdelli che ha realizzato il suo sogno di diventare padre. In passato aveva parlato della sua famiglia ideale «con quattordici figli» come amava ripetere. Ha iniziato con Lorenzo, del quale ha parlato anche di recente, intervistato da Silvia Toffanin nel salotto di Verissimo, su Canale 5: «Mi ha colpito molto la paternità. Mi è entrata dentro in un modo che non mi sarei mai aspettato ed è stato molto bello. Puoi avere anche sessanta o settanta anni, ma la paternità ti spiazza come a trenta». Il motivo? «Hai l’amore per la tua donna, la passione, gli hobby, la fede se sei credente, e poi arriva questo frugolino e tu vedi centocinquanta Cappelle Sistine messe insieme».


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