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«Andremo in guerra con gli uomini che abbiamo». Questa, in soldoni, la reazione di Antonio Conte dopo che Steven Zhang da Nanchino aveva dettato la linea di Suning sul mercato. L’allenatore. che dall’estate sognava Kantè, avrebbe voluto mettere nel motore rinforzi di peso tipo Renato Sanches (tornato ai suoi livelli a Lille) oppure Rodrigo De Paul, invece dovrà attendere la cessione di Eriksen e l’uscita di Pinamonti per capire quale piega possano prendere gli eventi. Il calendario però non fa sconti e in quindici giorni, da domani al 17 gennaio, proporrà due big match in campionato (all’Olimpico contro la Roma e a San Siro contro la Juve), due trasferte insidiose (a Genova con la Samp e a Firenze negli ottavi di Coppa Italia in gara secca), più l’antipasto al Meazza con il Crotone che darà il via al tour de force nella prima gara di Serie A nel 2021.
L’Inter ripartirà dando la caccia al Milan ma con gli occhi ben fissi nello specchietto retrovisore, considerato che per Conte la stella polare per lo scudetto resta sempre la Juventus. L’allenatore, alla luce della doccia gelata ricevuta da Suning, intende sgravare l’Inter da ogni responsabilità: considerazione che trae forza dalla differenza di budget tra i due club oltre che dalla corazza data dai nove scudetti consecutivi vinti. Ciò nonostante – anche se all’Inter l’unico a parlare apertamente di scudetto è stato Arturo Vidal – quanto fatto vedere dall’Inter nelle ultime settimane fa pensare che possa davvero essere l’anno buono. Intanto, battendo il Crotone, Conte centrerebbe l’ottava vittoria consecutiva in campionato, staccando Luciano Spalletti (che mise in fila 7 successi tra il 22 settembre e il 3 novembre 2018) e Stefano Pioli (sempre sette tra l’11 dicembre 2016 e il 28 gennaio 2017). Tra l’altro, l’attuale allenatore del Milan è l’ultimo interista a essere riuscito a fare un gennaio da urlo, centrando 4 vittorie in altrettante partite: a Udine (2-1), Palermo (1-0) e in casa con Chievo (3-1) e Pescara (3-0). Da allora la “maledizione del primo mese dell’anno” ha zavorrato le speranze di tutti i colleghi, ultimo Conte che un campionato fa vide la Juve allontanarsi per effetto dei tre 1-1 consecutivi con Atalanta e Cagliari a San Siro inframezzati dalla trasferta di Lecce, tutte partite in cui i nerazzurri erano passati in vantaggio. L’Inter stavolta dovrà invertire la rotta per restare in alto, in attesa di sfruttare da fine febbraio in poi l’innegabile vantaggio dato dalla assenza di impegni nelle competizioni europee.
L’austerity inaugurata dalla proprietà, in tal senso, può anche essere un assist per un bravo motivatore quale è Conte allo scopo di responsabilizzare ulteriormente la squadra («Siamo con l’elmetto sott’acqua) aveva detto dopo la vittoria in rimonta a Cagliari – e costruire l’idea che la Pinetina sia un fortino sotto assedio. Il fatto di riuscire a battere la Juve, che sul mercato ha investito tre volte tanto, è una molla che può unire ancora di più chi ad Appiano, da quando è arrivato Conte, è abituato a dover alzare il livello in ogni sfaccettatura del suo lavoro. Un po’ come accadeva ai tempi di Mourinho, quando sul “Rumore dei Nemici”, lo Speciale aveva costruito la stagione del Triplete.
Nella collezione 2021 parametri zero di Beppe Marotta il primo nome della lista è quello di Arkadiusz Milik. Nelle ultime settimane l’Inter ha accelerato sul centravanti polacco che vive da separato in casa a Napoli con l’obiettivo di vincere il derby con la Juve che sul giocatore ha preso la targa sin dall’estate. Una decisione, quella dell’Inter, maturata prima che Suning ufficializzasse la politica di austerity societaria: d’altronde Marotta e Piero Ausilio sanno alla perfezione che la strada più semplice per mettere le fondamenta alla campagna rafforzamenti estiva è quello di ricorrere al mercato degli svincolati e Milik interessa per due ottimi motivi all’Inter. Il primo è legato al vecchio progetto, mai abbandonato, di affiancare a Romelu Lukaku un altro centravanti puro, abile però con i piedi (stella polare per Antonio Conte, in tal senso continua a essere Edin Dzeko). Il secondo è più utilitaristico: in questo modo il club avrebbe pronto un paracadute nel caso in cui dovesse arrivare un’offerta irrinunciabile per Lautaro Martinez, la cui clausola da 111 milioni è valida fino al 7 luglio.
L’Inter – come la Juve – non intende fare mosse per gennaio considerato il fatto che Aurelio De Laurentiis è inflessibile sull’argomento: vuole 18 milioni per il cartellino, al massimo scende a 15 ma non intende spingersi oltre per una questione di principio, ben sapendo che è concreto il rischio di perdere il giocatore a zero. Le due big considerano diseconomico pagare oggi un giocatore che non mette piede in campo dall’estate (ultima presenza agli atti, la manciata di minuti in campo con il Barcellona l’8 agosto). L’Inter, in particolare, non vuole disperdere il tesoro dato dalla cessione di Matteo Politano. Molto dipenderà quindi dall’interessato: può cercare squadra all’estero (del Marsiglia l’ultimo sondaggio) oppure attendere ancora qualche mese e scegliere la situazione più favorevole dal punto di vista tecnico ed economico (le richieste, da svincolato, sono pari a 6 milioni a stagione di ingaggio).
Conte di un attaccante ha però bisogno subito e chi dirige l’area tecnica – dovendo agire senza intaccare i conti societari – attende l’occasione giusta, nella speranza che il ritorno di Alexis Sanchez (forse in panchina già domani) possa togliere un po’ di pressione sul reparto. L’Inter – anche per trovare giocatori pronti all’uso – guarda soprattutto in Italia, ben sapendo che molto dipenderà pure dalla cessione di Eriksen che, una volta affievolitasi la pista che portava al Psg, punta con decisione a un ritorno in Premier. Nel caso in cui il danese fosse ceduto, sarebbe più facile pensare di poter arrivare al Papu Gomez (ormai scaricato dall’Atalanta, ma Percassi vuole 10 milioni per il cartellino) oppure provare un difficilissimo assalto a Edin Dzeko anche per la necessità da parte della Roma di trovare un sostituto. Qualora invece Eriksen dovesse essere oggetto di scambio con un altro giocatore (e l’Arsenal, tra Xhaka e Ceballos ha due frangiflutti che potrebbero fare al caso di Conte), la pista più semplice sarebbe quella che porta a Gervinho per cui si può trattare sulla base di uno scambio di prestiti con Pinamonti. Una soluzione tampone, quest’ultima, che potrebbe essere compensata in estate con lo sbarco ad Appiano di Milik (Juve permettendo). Certo è che l’entrata prepotente in scena dell’Inter sul polacco animerà il mercato di gennaio come accaduto un anno fa con Kulusevski quando Fabio Paratici riuscì a superare Marotta all’ultima curva. Ora la palla è di nuovo al centro, sempre che il Napoli non trovi un club che soddisfi già ora le sue richieste oltre che quelle di Milik: mica facile con Juve e Inter sulla porta.
Ha tutto, anche il portiere », disse in un eccesso di entusiasmo Antonio Conte, che di Arturo Vidal è quasi un papà, non solo l’allenatore. Nella sua vita interista, però, il cileno è partito misteriosamente a singhiozzo: di quel «tutto» si è visto pochino, anche per questo c’è una discreta attesa per il suo ritorno da titolare con il Crotone oggi a San Siro. Finora nella mente dei tifosi sono rimaste certe intemperanze europee: gli errori contro il Borussia Mönchengladbach a San Siro e la sciagurata espulsione con il Madrid, sempre in casa. Non è esagerato dire che un pezzo di Champions ce l’ha sulla coscienza il cileno. Un guaio alla coscia destra, poi, ha complicato la ripartenza subito dopo: nel momento in cui avrebbe dovuto riscattarsi, l’infortunio ha aggiunto ritardo su ritardo. Da quando è tornato arruolabile, nelle ultime due dell’anno passato, Conte gli ha concesso soltanto una ventina di minuti finali: una volta il tecnico ha dato fiducia a chi aveva fatto il lavoro sporco al posto di Arturo; un’altra lo ha sacrificato sull’altare di un tridente offensivo.
Così conlo Spezia è toccato al soldato semplice Gagliardini, a Verona a Perisic dietro a Lukaku. Calendario alla mano, da un mese il mediano bramato da Conte non è più titolare: l’ultima il 5 dicembre, 3-1 a San Siro contro il Bologna di Miha. La posizione Conil Crotone Vidal riprenderà il proprio posto, quello pensato dal tecnico sin dall’inizio: in mezzo sul centrosinistra, speculare a Barella dall’altro lato, in un movimento a pendolo potenzialmente devastante. Ma la duttilità cilena ha portato pure un po’ di confusione, al punto che ieri Conte ha dovuto mettere ordine nella disputa sul ruolo di Vidal: «La posizione di Arturo è quella di interno di centrocampo — ha detto –, è bravo nella fase di non possesso, è bravo nell’attaccare. Anche quando è entrato con l’Hellas ha giocato nella sua posizione ».
Al di là della porzione di campo da occupare, però, sul tavolo resta l’altra grande questione: finora il cileno è l’unica arma davvero spuntata della casa. Non ha mai fatto quello che gli riesce meglio. Sedici gare senza gol sono una macchia per chi in una sola stagione, partendo da centrocampo, è riuscito a farne 18: era il 2013-14, terza stagione del Conte bianconero. Le gambe invecchiano e Arturo non ha la freschezza di allora, ma l’istinto dell’inserimento è rimasto quasi intatto. E poi il feeling con il tecnico, immutato, fa il resto. Basterebbe a rendere ottimisti per questo 2021, come se con il nuovo anno iniziasse davvero l’avventura del Vidal nerazzurro. Conte gli darebbe pure i guanti di Handanovic, ma è meglio partire dall’essenziale: spalleggiare come si deve Brozovic e Barella.
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