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Una occasione da non perdere, da sfruttare fino in fondo. La finale di Supercoppa italiana diventa per la Juventus l’opportunità per recuperare fiducia in se stessa, per puntellare le certezze di tifosi confusi dalla serataccia di Milano e per toccare con mano se, come detto neppure tanto velatamente da Giorgio Chiellini, questa squadra sia alla fine di un ciclo oppure abbia solamente vissuto una serata storta nel processo di transizione affidato alle mani di Andrea Pirlo.

Lui, il tecnico bianconero, ostenta l’abituale tranquillità che lo accompagna fin da quando giocava. Non si sente sotto pressione, anzi chiede di essere ancora più al centro quando una critica deve essere avanzata: «Vivo bene queste situazioni, sono abituato a gestirle. Mi dispiace, piuttosto, che vengano tirati in ballo i giocatori, soprattutto i più giovani: non meritavano di essere attaccati. Prendetevela con me, non con loro. E non mi sento a un bivio, tutte le finali si giocano per essere vinte».

Pirlo nega di aver visto una squadra impaurita contro l’Inter, anche se pare accontentarsi temporalmente di poco: «È stato soltanto un caso: nei primi dieci minuti siamo stati bene in campo. C’è stata poca reazione dopo il loro gol e siamo stati un po’ timorosi rispetto a quello dovevamo essere. Non tutte le squadre sono uguali, allo stesso modo i giocatori non sono gli stessi da dieci anni. Ognuno ha la sua energia e la sua personalità, a me tocca tirare fuori il meglio da ogni singolo per metterlo al servizio della Juventus. C’è stato qualche passo falso, ma siamo convinti di quello che stiamo facendo».

Per questo il Napoli rappresenta una occasione importante, quella per misurare contro una squadra in forma l’attuale momento della Juventus. «È una avversaria forte – ammette Pirlo – lo aveva già dimostrato lo scorso anno con l’arrivo di Gattuso. È molto tecnica, le piace gestire palla, ha giocatori offensivi di qualità. Abbiamo provato alcune soluzioni per attaccare una difesa molto di reparto, molto stretta. Dovremo essere parecchio bravi. È una partita che arriva al momento giusto.

Perché è una finale, perché è importante, perché giunge dopo una brutta sconfitta: quando perdi non pensi alle cose da non rifare, pensi soltanto a cancellare. È una fortuna tornare subito in campo. La testa va liberata, occorre avere un altro atteggiamento e sono sicuro che sarà così, saremo diversi da quelli di Milano. Vogliamo presentarci in campo con tanta determinazione». Un primo trofeo che Pirlo cerca contro l’amico Rino Gattuso, compagno di tante battaglie con le maglie del Milan e dell’Italia: è il primo incrocio tra i due, dopo la mancata disputa di Juventus-Napoli alla terza giornata. Il tecnico bianconero evita però di fermarsi alla contrapposizione personale: «È Juve-Napoli, non Pirlo-Gattuso: due squadre importanti che meritano di giocare questa partita. Juve-Napoli è più importante di me e Rino».

Juventus che affronta l’impegno di Reggio Emilia con la solita sfilza di assenze tra contagi Covid e infortunati. Un elenco cui ieri si è aggiunto anche Merih Demiral: «Non era al cento per cento, è stato vittima di una ricaduta». Potrebbe essere la serata per puntare su Dejan Kulusevski, apparso in palla contro il Genoa e più convincente di molti altri quando è entrato contro l’Inter al posto di Aaron Ramsey: «Non lo so, può essere una soluzione: dipende da come impostiamo la partita e da come sta tutta la squadra».

Una squadra che, per alcuni, dà come la sensazione di tirare il fiato. Una interpretazione che Pirlo rigetta con decisione: «Se si vince per nove anni di seguito non è detto che uno lo faccia così per farlo: ci vogliono lavoro e fatica, non si vince per diritto. Noi stiamo lavorando per il decimo scudetto consecutivo: abbiamo questa ambizione, qualche sbandamento ci può stare, ma i traguardi rimangono gli stessi. Dopo il ko con l’Inter non abbiamo avuto bisogno di confrontarci da noi, come dopo la sconfitta con la Fiorentina: là ci eravamo ritrovati dopo alcuni giorni di stop. Il momento è difficile, è uno dei tanti che possono capitare nel corso della stagione. Ma, ripeto, abbiamo la fortuna di poter giocare questa finale».

«Juventus-Napoli è una finale e quando affronti la squadra bianconera hai sempre grandi stimoli, guai però a cadere nella trappola della Juventus in crisi. Io non ci casco e spero non ci caschino i miei giocatori»: Gennaro Gattuso preallerta così il Napoli alla vigilia della Supercoppa Italiana. La vittoria roboante sulla Fiorentina e la sconfitta della Juventus contro l’Inter nell’ultima gara di campionato potrebbe far credere agli azzurri di avere vita facile al Mapei Stadium di Reggio Emilia. «Se pensiamo che hanno sofferto con l’Inter e sarà una passeggiata sbagliamo.

La Juve difficilmente ne sbaglia due di fila – sottolinea il tecnico azzurro -, lo dicono i numeri. Noi dobbiamo fare ciò che meglio ci riesce in campo, rispettando l’avversario che, anche se non dispone di alcune pedine, resta una squadra incredibile, composta da giocatori che non devono sentire l’odore del sangue perché sono mentalmente preparati e disposti a fare tutto. Dobbiamo dare il 200% e fare la nostra partita con le nostre armi».

E Gattuso le proverà tutte per fare uno sgambetto all’amico Andrea Pirlo, che stasera affronterà per la prima volta in panchina. E nel primo faccia a faccia c’è pure un trofeo in palio: «Io e Andrea abbiamo cominciato presto a giocare: lui è stato molto importante per la mia carriera e anche io l’ho aiutato nella sua crescita. Sembravamo Bud Spencer e Terence Hill, Pirlo ha preso più schiaffi da me che da suo padre, ma tra noi c’è amicizia. Vediamo il calcio allo stesso modo, ci piace partire dal basso e far partecipare tutti. Andiamo alla ricerca di un qualcosa di nuovo, che abbiamo visto fare alle squadre spagnole. Stavolta però, spero di dargli un rammarico.

Vincere una finale può dare una botta d’adrenalina, mentalmente può alzare l’asticella delle ambizioni. In caso di sconfitta invece, dovremo essere bravi a reagire subito perché si gioca ogni tre giorni. Lo ripeterò sempre: noi facciamo un altro sport, pure per una finale c’è poco tempo, ci sono sensazioni strane in casa, negli spogliatoi, c’è paura a causa del Covid e poi gli infortuni sono aumentati giocando così tanto, non c’è spazio per recuperare. Certo, siamo dei privilegiati perché giochiamo e siamo pagati, ma è difficile perché i valori reali delle squadre non sono questi. Manca qualcosa non solo all’Italia, ma a tutto il calcio mondiale».

Il Covid ha fermato Fabian Ruiz, che stasera non sarà del match, ma i tamponi effettuati ieri al gruppo squadra hanno dato tutti esito negativo. C’è anche un’altra buona notizia per Gattuso: il recupero di Andrea Petagna, che ieri ha svolto l’intero allenamento con il gruppo dando un attimo di respiro all’emergenza che si vive in prima linea. «L’attaccante ha fatto tutto quello che doveva fare in allenamento – conferma il tecnico azzurro – e sarà valutato poco prima dell’inizio della partia. A Mertens, invece, bisogna solo fare i complimenti: sta stringendo i denti, si sta allenando 2-3 ore in più con dolore, sta prendendo antinfiammatori, non è al 100%. Ma, se c’è bisogno, ci darà una mano».


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