Maurizio Costanzo difende Chiambretti: ”era accaduto anche a Renzo Arbore”

Quasi sicuramente Tutti conoscono Maurizio Costanzo, un giornalista apprezzatissimo E non solo. Maurizio Costanzo ha una sulla rivista di gossip settimanale nuovo il giornale diretto da Riccardo Signoretti, il giornalista settimanalmente risponde ai moltissimi lettori che gli porgono domande sui personaggi televisivi, Maurizio Costanzo alcune volte non le manda a dire appoggiando oppure distruggendo il programma televisivo di turno.
Questa volta sotto la lente di ingrandimento è finito il programma Tiki Taka di Piero Chiambretti.

Ma non a tutti sta piacendo, infatti, un telespettatore ha scritto a Maurizio Costanzo dicendo che: “Dicono che si parla poco di calcio”. Questo programma, che gli anni scorsi era condotto da Pierluigi Pardo, piaceva molto ma, da quando alla conduzione è passato Piero Chiambretti, sta deludendo.

E così il pubblico da casa inizia ad esternare il suo malcontento. Tra i tanti, un telespettatore ha scritto così a Chiambretti: “Dicono che si parla poco di calcio e molto di gossip. Io non sono d’accordo”.

La difesa di Maurizio Costanzo

Maurizio Costanzo, come al solito, è intervenuto, rispondendo al telespettatore e ha difeso Piero Chiambretti dicendo così: “E’ stato chiamato a condurre Tiki Taka per allargare il pubblico  e per ricordate che il calcio è anche costume”.

E poi ha anche aggiunto:

“E’ bravissimo e spero che continui a farlo”. Chiambretti qualche tempo fa a Tv Talk ha rivelato: “Sto scrivendo un’autobiografia autodistruttiva e autoironica e mi sono dovuto cimentare nel ricordare ciò che ho fatto. Per cercare tutti i programmi ho dovuto consultare Wikipedia”.

E poi ha parlato di

Complimenti per la trasmissione” e ha detto: “Fu il primo programma della Rai contro un telegiornale della Rai. Dopo aver individuato casualmente delle persone al mercato, la sera andavo a trovarle”.

E poi:

In Puglia le case le scoprivo in diretta, in seguito ad un sopralluogo dei tecnici. Arrivavo con delle paste, che utilizzavo come tormentone. Le acquistavo nelle peggiori pasticcerie della Colombia. Facevamo delle domande e regalavamo un orologio da tavolo e 100 mila lire, che avrebbero raddoppiato se nel corso della puntata il componente fosse riuscito a terminare dei giochi che erano un semplice pretesto. Scoprii che molti ragazzi che frequentavano la facoltà di architettura avevano realizzato tesi di laurea sugli interni degli appartamenti che avevano visto in tv. Ne fui orgoglioso, era quello il mio obiettivo”.

E, infine, ha ricordato:

“Sospesi il programma dopo due mesi, per snobismo. Se all’inizio fu difficile individuare le famiglie, dopo un po’ ci aspettavano in migliaia. La naturalezza di quel programma un po’ naif era stata persa e senza quella trasparenza di fondo ritenni quel viaggio antropologico concluso. Un altro al mio posto avrebbe realizzato altre venti serie. Pure Renzo Arbore ammise di aver interrotto Indietro Tutta perché aveva percepito la medesima sensazione. Sia io che Arbore non abbiamo mai realizzato trasmissioni che non fossero uscite dalle nostre teste. Ho sempre costruito le dinamiche sui rapporti personali e sulle situazioni paradossali, grottesche e surreali che da visionario trasferivo nei miei programmi. Senza certe caratteristiche non avrei potuto farli”.


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