Sarah Scazzi non c’è pace per la ragazza assassinata da Cosima Serrano e Sabrina Misserri

La Corte, visto l’articolo 605 del Codice di procedura penale, in riforma della sentenza n. 135 del 2020 emessa in data 21/1/2020 dal Tribunale di Taranto, assolve gli appellanti Scredo Anna, Olivieri Giuseppe Augusto e Serrano Giuseppe dai delitti loro rispettivamente ascritti perché il fatto non sussiste ed elimina le statuizioni civili a carico dell’Olivieri e del Serrano; assolve Serrano Salvatora dai delitti ascrittile in relazione all’episodio di violenza sessuale attribuito a Misseri Michele Antonio perché il fatto non sussiste, e dichiara non doversi procedere nei suoi confronti in ordine al residuo episodio commesso il 17/4/2012 perché estinto per intervenuta prescrizione; dichiara non doversi procedere nei confronti di Russo Ivano, Pisello Carlo Alessio, Pichierri Anna Lucia, Misseri Michele Antonio, Misseri Maurizio, Russo Claudio e Baldari Ele-na, in ordine ai reati loro rispettivamente ascritti, perché estinti per intervenuta prescrizione”.

È questa la sentenza emessa la scorsa settimana dalla Sezione distaccata di Taranto della Corte d’Appello di Lecce, che ha annullato le condanne inflitte in primo grado a undici dei dodici imputati del processo Scazzi bis, il procedimento sui depistaggi e le false testimonianze nell’omicidio di Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana uccisa dalla zia Cosima Serrano e dalla cugina Sabrina Misseri il 26 agosto 2010.

Per il delitto della povera Sarah, rimasta cadavere in un pozzo per 42 giorni durante i quali si sono consumati tutta una serie di depistaggi messi in atto dai responsabili del delitto, sono state condannate all’ergastolo in via definitiva Cosima Serrano e Sabrina Misseri, madre e figlia, mentre Michele Misseri, marito e padre delle assassine, sta scontando una pena di 8 anni per l’occultamento del cadavere della ragazzina.

Secondo gli inquirenti, però, il muro di omertà ad Avetrana è stato molto più vasto ed è per questo che a Taranto era stato avviato il filone d’indagine, finito poi in un processo, che vedeva imputate dodici persone, amici e parenti della quindicenne, gente che sapeva, ha taciuto e ha inquinato le indagini scattate il giorno che la ragazzina non fece ritorno a casa, quando le assassine diffusero la voce che la piccola fosse stata rapita.

Un’ipotesi che era diventata verità processuale il 21 gennaio 2020, quando il giudice monocratico Loredana Galasso emise undici condanne e una sola assoluzione nei confronti degli imputati, a vario titolo, per falsa testimonianza, false dichiarazioni ai pm e calunnia, perché conoscevano le circostanze dell’uccisione
della piccola ma avrebbero mentito.

La posizione più grave era stata ritenuta quella di Ivano Russo, il ragazzo di cui Sabrina era innamorata e per il quale anche Sarah aveva una simpatia, al quale in primo grado era stata comminata una pena di quattro anni di reclusione. L’Alain Delon di Avetrana, conteso tra le cugine, era finito sotto processo grazie alle dichiarazioni di due super testimoni, tra cui l’ex compagna Virginia Coppola, la quale aveva smontato l’alibi del bel tenebroso.

Il cuoco quarantenne, che aveva negato qualsiasi coinvolgimento sentimentale sia con Sabrina che con Sarah, agli inquirenti che all’epoca cercavano la ragazzina aveva giurato di non sapere nulla della sparizione, perché quel giorno era rimasto a casa a dormire e aveva trovato una scusa anche alla lunga serie di sms che la cugina della vittima gli aveva mandato all’ora di pranzo, spiegando di aver dimenticato il cellulare in macchina la sera prima e averlo preso solo nel pomeriggio del giorno dopo.


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