Maria Vera Ratti: Età, figli, marito, vita privata, fiction i Bastardi di Pizzofalcone

Lo scrittore Maurizio De Giovanni ha definito i suoi Bastardi di Pizzofalcone così: «Un gruppo di poliziotti avariati, fallati, che riescono a costruire una squadra». I molti lettori dei suoi romanzi gialli li apprezzano proprio per questo: per la loro varia e imperfetta umanità.

Qualche anno fa i personaggi hanno trovato nell’omonima fiction di Raiuno un’ottima trasposizione. Lo sguardo dolente e ironico di Alessandro Gassmann (che trovate anche a pagina 94 con una nuova serie di letture dedicate ai figli d’arte, ndr) ci ha conquistati per le prime due stagioni fino al colpo di scena finale: l’esplosione di una bomba nel ristorante dove il gruppo era riunito. L’ultima puntata è andata in onda nel 2018 e ci aveva lasciato a lungo con il fiato sospeso.

Lo scrittore è stato astuto: ha inventato storie diverse per la Tv e i libri, così che non si potesse davvero sapere nulla. Ora che è finalmente cominciata la terza stagione e sappiamo che il nostro amato ispettore Lojacono è sopravvissuto, possiamo tirare un sospiro di sollievo e passare a ulteriori considerazioni. Per esempio: chi è la new entry del commissariato? Aragona (Antonio Folletto), Ottavia (Tosca D’Aquino), Pisanelli (Gianfelice Imparato), Alex (Simona Tabasco) e gli altri, li conosciamo bene. Invece, chi è Elsa Martini? «È una bastarda anche lei», spiega la giovane attrice Maria Vera Ratti, che la interpreta. «Una sulla quale aleggia il sospetto che abbia ucciso un uomo (un pedofilo) a sangue freddo, sebbene sia stata prosciolta nel processo».

Fallata come gli altri quindi, si integra alla perfezione nel gruppo. «Perché i bastardi in realtà sono persone carinissime», commenta. «Ma all’inizio – proprio come me che entravo in una produzione dove si conoscevano tutti – si sente un pesce fuor d’acqua».

Ma è stata aiutata. «Molto e Alessandro è stato affettuoso, protettivo e spiritoso. Mi ha dato tanti consigli». Per Maria Vera, che compie 27 anni il 26 settembre, far parte di questo cast è il più bel regalo di compleanno. «Anche se è passato un po’ di tempo da quando abbiamo girato. All’epoca ne avevo 25 e per invecchiarmi – poiché il mio personaggio è una trentenne – al trucco mi applicavano rughe e occhiaie finte…».

E nonostante questo, rimane di una bellezza notevole. «Elsa mi assomiglia perché anche lei, come me, se ne va in giro quasi sempre struccata e in jeans. Mia madre mi accusa di essere sciatta. Ma le rispondo con una frase che ho letto nell’autobiografia di Franca Valeri: dice che la nostra generazione ha rinunciato alla bellezza in nome della libertà e io sono d’accordo. Ai suoi tempi le ragazze dovevano essere sempre impeccabili, invece oggi possiamo sfoggiare i pantaloni strappati. Per fortuna i miei coetanei hanno una concezione più ampia e varia della bellezza: si tratta di una conquista molto importante».

Figlia di un assicuratore e di un’agente di commercio, Maria Vera è di Napoli, città dov’è ambientata la serie. «Peccato che il mio personaggio però sia torinese: la sfida più grande è stata di non lasciarmi scappare il napoletano. Comunque è stato bello tornare a casa e ritrovare i miei genitori. Mamma e papà non hanno accolto subito bene la sua scelta di fare l’attrice. «Oggi loro sono contenti per me, ma all’inizio erano molto preoccupati che volessi fare questo mestiere mollando tutto ciò per cui avevo studiato. Mi sono laureata in Scienze politiche in Olanda con indirizzo in studi russi (ha appena girato un film in russo, ndr) e avevo cominciato a lavorare a Bruxelles, ma non ero convinta».

Nella sua famiglia nessuno ha mai seguito una carriera artistica. «Conoscevo il teatro solo da spettatrice perché mia mamma mi ci ha sempre portato. Poi per la laurea mi hanno regalato un corso di recitazione e lì è scoccata la scintilla». Un colpo di fulmine che l’ha convinta a tentare l’ingresso al Centro sperimentale di Roma. «Mi hanno ammessa subito e al secondo anno avevo già cominciato a lavorare. Piano piano anche i miei si sono tranquillizzati».

Cos’ha in comune con la sua Elsa? «La determinazione. Ma anche il fatto che appare molto solida all’esterno, ma dentro è fragile. Ho letto i libri di De Giovanni per capirla bene e poi ci ho messo del mio». Per renderla ancora più credibile ha anche incontrato diverse persone che lavorano in polizia. «Mi hanno detto che il personaggio è molto realistico: come lei, ci sono tanti commissari giovani che sono molto preparati, ma non hanno abbastanza esperienza sul campo e magari all’inizio si comportano da arrivisti o sono proprio delle teste calde. Poi a confronto con chi ha una maggiore anzianità, se sono bravi, imparano a gestirsi meglio».


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