Video Highlights Juventus – Udinese 4-1: Gol e sintesi

Se gennaio dev’essere il mese del filotto che può tener vivo il piano di rimonta scudetto della Juventus, il 4-1 servito all’Udinese va considerato un primo passo fondamentale. Incoraggiante, sotto molti punti di vista, ma per un tempo non del tutto esauriente se si pretendeva di ammirare una squadra da subito inferocita per la batosta prenatalizia servita dalla Fiorentina. Dieci giorni dopo quel ko, Pirlo l’artigiano è ancora nella fase di modellatura e mentre i segnali positivi non mancano – a parte Cristiano Ronaldo, il pressing alto brilla per efficacia – va da sé che mercoledì sera a San Siro contro il Milan ancora a +10 in classifica in palio ci sarà un bel pezzo di tricolore. Servirà una Juve più produttiva da inizio gara per venirne fuori.

Sarà un duello tra squadre differenti, con i rossoneri mai così lanciati nella mente e nel fisico. A proposito di differenze, una però la Juventus ce l’ha da più di un biennio, impreziosito da meraviglie e giochi di prestigio. La dipendenza da Cristiano Ronaldo è sempre un film bellissimo, da Oscar, o da Piede d’Oro (per il recente Golden Foot, tra i mille trofei personali di sua maestà). Una pellicola da vedere e rivedere.

Cristiano Ronaldo, semplicemente, logora chi non ce l’ha e si dà il caso che sia bianconero e di nessun’altra contendente. Neanche della capolista, o dell’Inter inseguitrice. L’asso portoghese ha fatto le prove della supersfida di dopodomani spazzando via l’equilibrio di una partita sin lì intrecciata attorno ai “vorrei ma non posso” juventini e alle ripartenze perniciose dell’Udinese. È bastato che Ramsey rubasse palla a De Paul, palesemente il più forte della batteria friulana (ma che topica in quell’occasione), per accendere la fantasia di CR7 al quale sono serviti due passi per mandare in tilt la difesa ieri dipinta di blu: destro secco e tagliente sul palo lontano, con Musso in tuffo pur sapendo che il destino era già segnato.

Prima e dopo il milionesimo guizzo della storia ronaldesca, nel primo tempo la Juve è stata tanto possesso (troppo lento e orizzontale, però), faticosa ricerca degli spazi, altrettanto complicato tentativo di assaltare i friulani sulle fasce, lì dove i quinti di centrocampo di Gotti arretravano in tempo e da terzini erano bravi a limitare i danni. Del resto non è un caso se l’Udinese è squadra abituata a concedere poco e ripartire bene in profondità. E i bianconeri, al contempo, contro avversarie che la buttano sul fisico un po’ soffrono.

Mancava Cuadrado, mancava Morata. Vietato appellarsi a eventuali alibi, però senza le eccellenze di chi salta l’uomo e del nove spagnolo non è mai la stessa cosa. L’Udinese, dal canto suo, ha giocato la partita che doveva giocare. Coraggiosa e compatta, sarebbe anche andata in vantaggio dopo sublime triangolazione De Paul-Lasagna-De Paul, con Bentancur in chiaro affanno, se non fosse che l’argentino tocca il pallone con il polso mancino in avvio di accelerazione. Il Var interverrà anche nel secondo tempo per annullare il 3-0 di Ramsey che, servito da Chiesa, in due tempi beffa Musso ma al trentesimo replay si percepisce un tocco di mano del gallese.

La ferocia, quella che un po’ ha fatto difetto ai campioni d’Italia fino al gol di Cristiano Ronaldo, la Juve l’ha ritrovata nel secondo tempo, complice due minuti di tilt collettivo da parte dell’Udinese. CR7 per abitudine segna e fa segnare, visto il modo in cui serve Chiesa nello spazio e l’esterno con il sinistro autografa il 2-0, prima del 3-0 di Ramsey cancellato dal Var. Il tris, quello buono, è copia carbone del bis: Ronaldo in campo aperto premia l’intuizione di uno sveglio Bentancur

È una Juve che trova fiducia a gioco lungo, che approfitta di una Udinese dalle luci sempre più tenui, che brilla nella gestione. E che nel finale ha ritrovato Dybala goleador in coda a una prova confortante, aspettando la Joya che fu. I friulani mettono a bilancio la sventura di due traverse colpite da Stryger Larsen e Zeegelaar, più un’occasione bruciata da Lasagna. Nell’occasione il sistema difensivo bianconero non eccelle e l’1-3 dell’esterno olandese nel finale è una piccola punizione che ci sta. Pirlo nel frattempo ha ritrovato Arthur, s’è goduto un Ramsey a tutto campo e pure Chiellini dopo due mesi di assenza. E adesso San Siro, il Milan, la sensazione che battere i rossoneri, oggi, sia a suo modo un’impresa e che solo una Juve simil Camp Nou possa farcela.


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