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Dopo gli schiaffi del 17 gennaio, quando la Juventus ha subito la più brutta sconfitta degli ultimi tempi, hanno innescato la striscia positiva più lunga e, soprattutto, convincente dell’era Pirlo. Tre giorni dopo San Siro, i bianconeri hanno alzato la Supercoppa con una solida vittoria per 2-0 sul Napoli.

Poi hanno proseguito con identico risultato contro Bologna e Samp, recuperando nel frattempo 2 punti sulla stessa Inter e 3 sul Milan. In mezzo c’è stato il 4-0 sulla Spal, nella notte dei ragazzini. Totale: 4 vittorie, 10 gol fatti, 0 subiti. E, forse fattore più importante di tutti, trovando una quadratura tattica del centrocampo con il posizionamento di Arthur in un ruolo a metà fra la mezzala e la regia e la consegna dei gradi di titolare Weston McKennie, la cui inesauribile energia calcistica alimenta in modo decisivo il motore bianconero.

Oltre a questi due c’è stata la crescita di Kulusevski che ha ritrovato brillantezza, fantasia, colpi e gol. Così come la sempre più solida certezza di Federico Chiesa, altro pezzo importante dello scacchiere di Pirlo.

Ma quello che è successo quella notte a San Siro, quando il tecnico juventino è uscito più furioso che mai, ordinando rabbia e pensieri, è che la Juventus ha imparato la dura lezione agonistica: non si può mollare mai, non si può sbagliare approccio, è assolutamente necessario l’aiuto reciproco per il funzionamento delle idee di gioco dell’allenatore.

A San Siro o, meglio, nel dopo San Siro, la Juventus ha trovato se stessa come squadra, riacciuffando lo spirito che quella sera era completamente mancato e rivitalizzando le ambizioni di rimonta scudetto, alimentate anche dal pareggio dell’Inter contro l’Udinese e la sconfitta del Milan contro l’Atalanta.

A questo punto la sfida di Coppa Italia arriva come un altro bivio della stagione della Juventus e conteporaneamente dell’Inter. Perché non vale solo un pezzo di finale (l’altro pezzo sarà in palio a Torino fra esatatmente una settimana), ma ha una valenza psicologica importante proprio per il cammino delle due squadre. La Juventus, qualora vincesse questa sera, aggiungerebbe entusiasmo e convinzione alla sua corsa, effetti che possono riverberarsi positivamente anche nelle partite di campionato (a partire da quella di sabato contro la Roma) e, contemporaneamente, darebbe un colpo alle certezze dell’Inter.

Non esattamente una spallata, perché i nerazzurri questa sera avrebbero molte attenuanti per giustificare un’eventuale sconfitta, essendo privi di due giocatori fondamentali, ma comunque un colpo che nella delicata situazione che sta vivendo il club non sarebbe salutare.

La cosa, ovviamente, vale anche al contrario. Se la Juventus vedesse interrotta la sequenza vincente ne avrebbe un contraccolpo negativo, soprattutto perché la battuta d’arresto arriverebbe ancora una volta contro l’Inter. Dettagli, piccoli meccanismi psicologici che possono aggiungere o togliere velocità alla corsa.

E poi Pirlo vuole la finale. Non che Conte la snobbi, ma pare molto più concentrato sul bersaglio grosso dello scudetto. Pirlo non sottovaluta nessun trofeo in questa strana stagione nella quale non ha certezze, ma se le deve costruire. Conosce bene le regole della casa bianconera: arrivare in fondo a tutte le competizioni, essere in corsa su tutti i fronti a primavera.

Adesso il tecnico si trova a portata di mano una finale e la possibilità di aggiungere un trofeo alla Supercoppa Italiana. E considerata la sua posizione di nuovo allenatore, giudicato severamente per la sua inesperienza e la mancanza di storia da tecnico, più titoli riesce a vincere più si accredita con dei riscontri oggettivi.

Conte è in una condizione diversa: ha vinto e tanto con la Juventus e con il Chelsea. Non deve dimostrare di essere all’altezza, anche se in modo diverso si ritrova anche lui sotto esame, perché è in corsa per lo scudetto e, per molti, è proprio il favorito per conquistare il titolo.

Questa sera a San Siro, quindi, si può anche vedere oltre la semifinale di Coppa. E, per esempio, si possono pesare psicologicamente le due squadre, se ne può misurare la fame, la determinazione agonistica, la compattezza mentale. E’ ancora molta lunga la stagione ma dopo quello del 17 gennaio si disputa un altro round importante. Non fondamentale come quello fissato il 16 maggio alla Stadium per la gara di ritorno di campionato, ma comunque succosso antipasto proprio di quella sfida che – chissà – fra quattro mesi potrebbe essere una specie di finale scudetto, Milan permettendo naturalmente.

Racconta Manuel Rui Costa che Gabriel Batistuta faceva sembrare lui e gli altri centrocampisti allora alla Fiorentina più forti di quanto fossero (ma il portoghese era forte davvero), perché anche se sbagliavano un passaggio o un lancio lui lo prendeva lo stesso, facendolo sembrare giusto. Che l’Inter in base ai dati Wyscout sia la squadra con la più alta percentuale di passaggi giusti verso la trequarti (80%) e di cross precisi (41%) della Serie A, oltre a essere ovviamente merito di chi quei passaggi e quei cross li fa, è probabilmente in parte dovuto anche al fatto che molti li riceve Romelu Lukaku, i cui 191 centimetri e 94 chili rendono dannatamente complicato per i difensori impedirglielo.

Stasera Lukaku non ci sarà, squalificato, e questo rappresenterà inevitabilmente un problema per Antonio Conte: per le caratteristiche uniche del belga, prima ancora che per il suo valore. Oltre che per la percentuale di quelli riusciti, la squadra nerazzurra è prima in Serie A anche per numero di cross tentati (17,16 a partita) e seconda per passaggi progressivi (76,22 a partita contro gli 82,54 dell’Atalanta), ossia che portino un significativo spostamento del pallone in avanti. Verticalizzare e sfruttare i cross diventa inevitabilmente più complicato senza potersi appoggiare su Lukaku.

Meno rischioso, invece, diventa per la Juventus lasciarsi campo alle spalle. Non che non lo sia, perché Lautaro Martinez e Alexis Sanchez sono veloci e forti fisicamente, dunque pericolosi in spazi larghi, ma correre 30 metri spalla a spalla con uno di loro (174 centimetri per 79 chili il Toro, 168 centimetri per 62 chili il Niño Maravilla) è certo meno complicato che farlo con un colosso veloce come Lukaku.

Probabilmente anche la tentazione di non lasciare spazi troppo ampi al belga, oltre a una serata decisamente storta, ha indotto la Juventus nell’errore di non essere abbastanza aggressiva nella sfida del 17 gennaio a San Siro. Troppo spesso i bianconeri non hanno accorciato in avanti quando gli attaccanti contrastavano l’impostazione dei difensori nerazzurri, che così trovavano spesso un uomo smarcato alle spalle della prima linea di pressione, libero di dare il là a un’azione in velocità. Chiaro che accorciare in avanti in modo più aggressivo avrebbe esposto la Juventus a qualche rischio, ma comunque minore di quelli corsi rimanendo a mezza strada.

Questa sera la squadra bianconera avrà una remora in meno ad aggredire compatta in avanti (o meglio, due: perché oltre a Lukaku è squalificato anche Hakimi e se Darmian svolgerà lo stesso lavoro non ha certo la velocità del marocchino). Anzi, impedire a Sanchez e Lautaro di girarsi e puntare in dribbling sarà un motivo in più per farlo, evitando che i due sudamericani compensino con tecnica e fantasia il deficit di potenza, come invece cercheranno di fare: dando meno punti di riferimento e aiutati da ancor più inserimenti delle mezzali. Tornando all’aggressività, quanto sia importante per il modo di giocare scelto da Andrea Pirlo lo testimoniano le parole utilizzate dallo stesso tecnico proprio ieri a Juventus Tv per elogiare Leonardo Bonucci: «Sta facendo delle grandi partite, sta migliorando soprattutto sul piano dell’aggressività e questo ci dà grande forza per il futuro».

Detto della pressione necessaria per impedire all’Inter di eseguire le sue giocate, dal cambio campo del centrale di destra o di sinistra per l’esterno o la mezzala opposti al passaggio dell’esterno per le punte vicine, la Juventus dovrà ovviamente anche occuparsi di segnare. E in questo caso la presenza di Darmian al posto di Hakimi offre invece qualche garanzia in più all’Inter, perché l’azzurro è più attento in copertura. Anche con l’ex Dortmund, comunque, l’Inter aveva concesso poco o niente alla Juventus il 17 gennaio a San Siro. Merito dei nerazzurri e demerito di una manovra bianconera troppo lenta, troppo imprecisa e troppo statica.

Chiesa, Morata, Ronaldo, Ramsey e Frabotta troppo spesso erano schiacciati sui cinque difensori nerazzurri, agevolandoli, assieme alle citate imprecisione e lentezza del fraseggio, nel chiudere ogni spazio. Stasera la squadra di Pirlo dovrà esibire un palleggio più veloce e preciso, e i ritorni di Cuadrado e Alex Sandro dovrebbero aiutare, oltre a prestazioni più in linea con le loro doti tecniche da parte degli altri. Palleggio a cui dovrà dare sfogo una maggiore mobilità in attacco, con scambi di posizione più frequenti e più rapidi, per non dare punti di riferimeno. E in questo la probabile presenza di Kulusevski accanto a Ronaldo potrebbe rappresentare un aiuto in più.

Suning non molla, anzi rilancia nella ricerca di un socio che, tramite una forma di finanziamento ibrida (azioni e altri strumenti finanziari di debito come prestiti oppure obbligazioni), possa dare stabilità finanziaria all’Inter. In quest’ottica va letta la rottura con Bc Partners una volta scaduta l’esclusiva concessa al fondo londinese che, tramite Nikos Stathopoulos, ha seguito l’operazione sin dalla prima ora. Le parti non si sarebbero trovate su nessun punto in discussione, da qui la decisione di stoppare la trattativa, comunicata ieri al telefono da Steven Zhang ai due amministratori delegati, Beppe Marotta e Alessandro Antonello (i contatti con il presidente sono giornalieri). Una separazione con tanto di “piatti rotti”. Bc Partners, nonostante l’esclusiva sia scaduta il 31 gennaio, entro fine settimana farà comunque pervenire un’offerta per il club ma questa – a fronte di una valutazione da parte di Suning di un miliardo – non andrà oltre i 750 milioni, debiti compresi. In tal senso, lo stupore che trapela da Londra riguardo il fatto che la decisione presa a Nanchino sia arrivata prima che Bc Partners presentasse la sua proposta a Suning, questo anche perché la due diligence sui conti del club avrebbe richiesto più tempo del previsto perché la situazione economico-finanziaria si sarebbe rivelata molto peggiore rispetto a quanto preventivato. Di riflesso, la chiusura netta ordinata dalla famiglia Zhang può essere dovuta ad almeno tre buone motivazioni da parte della proprietà. In primis, la distanza sulla valutazione del club è sempre stata marcata; in secondo luogo Bc Partners, nonostante l’indicazione arrivata da Nanchino, ha voluto tentare l’immediata scalata alla quota di maggioranza, provocando l’irritazione dei cinesi. Ultimo motivo imputabile alla rottura è strettamente legato a quanto appena sottolineato, perché il dossier curato da Goldman Sachs Asia avrebbe attratto molti altri potenziali investitori finanziari che possono davvero diventare partner di Suning che, in questa fase, vuole sfruttare il volano del progetto (in cantiere) per il nuovo San Siro, e il ritorno del pubblico negli stadi che porterà sicuramente un nuovo innamoramento per il prodotto-calcio (in tal senso, potrebbe aiutare tantissimo la conquista dello scudetto, dopo il fallimento dell’obbiettivo Champions).

In corsa pure Ares (usa) ed Eqt (Svezia)

Tra i soggetti interessati al dossier, secondo quanto ricostruito dal Sole 24 Ore, si sarebbe affacciato il gigante americano degli investimenti Fortress che, nell’operazione potrebbe essere affiancato dal fondo sovrano degli Emirati Mubadala che in passato aveva già acquistato il 10% della Ferrari per poi rivenderlo. I due partner potrebbero garantire per l’Inter una forma di finanziamento ibrida (strumenti finanziari di debito più azioni) e questo coinvolgerebbe in primis il 31% in mano al fondo LionRock Capital con sede a Hong Kong e capitanato da Daniel Tseung. Soluzione, come sottolineato, che permetterebbe a Nanchino di mantenere il controllo del club già messo in sicurezza per quanto riguarda la gestione ordinaria dell’esercizio in corso. Alla luce del ribaltone deciso dalla famiglia Zhang, possono tornare in partita anche altri due fondi che già si erano interessati del dossier prima che Bc Partners ottenesse l’esclusiva, vale a dire gli americani di Ares e gli svedesi di Eqt che, contattata Goldman Sachs Asia, sarebbero pronti a fare la due diligence sul club ora che è scaduta l’esclusiva di Bc Partners. Per un sottile gioco del destino, proprio ieri lo Jiangsu ha presentato il nuovo logo del club, dopo che il governo cinese ha posto il veto sull’opportunità alle squadre di calcio di legare il loro nome ai gruppi imprenditoriali che ne fanno a capo. Da Jiangsu Suning, la squadra è diventata F.C. Jiangsu. Restando in tema, al vaglio di Zhang ci sono sempre la ricerca dello sponsor che sostituisca Pirelli sulle maglie e il lancio della campagna “I Am Milano” per il nuovo logo del club.

Antonio Conte sa bene quale Juventus troverà questa sera a San Siro: «Sicuramente arriveranno con il dente avvelenato in virtù della sconfitta in campionato». Il risultato del 17 gennaio, ben più netto del 2-0 raccontato dal tabellino, ha lasciato senza dubbio delle tracce. La Juve da qual momento si è rialzata; l’Inter, al di là della frenata con l’Udinese, ha eliminato il Milan nel derby di Coppa Italia e passeggiato contro il Benevento, ma stasera dovrà fare a meno degli squalificati Hakimi e Lukaku, due pedine fondamentali nello sviluppo del gioco nerazzurro: «La nostra fase offensiva, però, rimarrà la stessa, i nostri principi non cambieranno – ha spiegato Conte alla vigilia della partita a InterTv e Rai -. Inoltre non è la prima volta che manca Romelu; ci sarà Alexis (Sanchez, ndr) con Lautaro e sono convinto che faranno bene. Lukaku comunque sta bene e ha risposto sul campo (riferimento a quanto accaduto con Ibrahimovic la settimana scorsa, ndr). Adesso, seppur in maniera forzata, avrà modo di riposare e si ripresenterà al meglio in campionato».

La partita di sedici giorni fa rimane comunque un manifesto a cui ispirarsi: «Bisognerà fare grande attenzione, essere sul pezzo e affrontare la partita limitando al minimo gli errori – ha aggiunto Conte -. Abbiamo grande rispetto nei confronti di una formazione molto forte com’è la Juventus, dovremo fare una grande partita, essere molto molto bravi». L’Inter stasera giocherà in casa, così come successe dodici mesi fa, quando il Napoli si impose per 1-0 con gol di Ruiz, indirizzando, di fatto, l’andamento della semifinale: «Ci aspettano due partite toste sotto tutti i punti di vista – ha proseguito Conte -. La qualificazione si giocherà in 180 minuti e sarà importante la prima gara. L’anno scorso col Napoli perdemmo in casa e non riuscimmo a rimontare in trasferta nonostante un’ottima partita al San Paolo (terminò 1-1, ndr)». Ultima battuta su chi ha regalato questa semifinale all’Inter, ovvero Eriksen: «Ho sempre detto che Christian è un bravissimo ragazzo, si sta impegnando tanto e stiamo lavorando molto con lui per trovare non solo una soluzione, ma più soluzioni, per dare la possibilità a lui, a me e alla squadra, di avere un’alternativa in più su cui contare».


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