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Obiettivo riprendersi il primo posto in classifica. Per farlo servono tre punti d’oro. Bisogna prenderli con il Crotone, ultimo in classifica. Gara facile? Stefano Pioli non ci crede. «Il Crotone ha ottenuto meno di quello che meritava per la qualità del gioco.

La settimana sarà positiva se avremo ottenuto solo i tre punti». Una partita da giocare, fino al novantesimo, più il recupero, zero distrazioni, nessun calo di concentrazione. Tre punti da conquistare in campo, con il gioco, quello che si è visto anche a Bologna. Lo scudetto ormai è un obiettivo, non ci si può più nascondere. Ma senza farsi illusioni:«“Siamo a metà della salita». Pioli usa una metafora del ciclismo per descrivere la situazione attuale del suo Milan, che contro l’amico Giovanni Stroppa deve vincere per riprendersi il primo posto, mettere dietro ancora l’Inter, tenere a distanza chi insegue, chi ci crede ancora.

«Tutte le prime sette hanno la possibilità di vincere lo scudetto ed arrivare in Champions, sono tutte avversarie da temere tantissimo. Non vorremmo far parte delle tre deluse, tutte e sette sono forti». Un campionato ancora tutto da giocare, con tante insidie, tante sfide che potrebbero mettere in difficoltà l’undici rossonero. Pioli è consapevole di questo e di altro. «Le pendenze più difficili devono ancora arrivare, sarà difficile per tutte le squadre. Non possiamo accontentarci, dobbiamo provare ad alzare il nostro livello, le partite importanti arrivano. Lo è anche questa con il Crotone». Per riuscirci “dobbiamo mettere in campo più intensità degli avversari e vincere”.

Sembra quasi un avvertimento quella del tecnico rossonero. E forse lo è per davvero. Lo stimolo di tornare in testa alla classifica deve arrivare da solo, “da noi stessi, non c’è bisogno che ce lo dica qualcuno”. Insomma gli stimoli in questa squadra ci sono sempre stati e continueranno a esserci fino alla fine. L’obiettivo “è arrivare bene alle ultime 5-6 partite in cui si deciderà il campionato. E poi è necessario tornare a vincere a San Siro. Qualche volta nel nostro stadio non siamo stati al meglio della condizione, ho rimpianti soprattutto ripensando alle partite con Parma e Verona”. Poi ancora: “Abbiamo vinto una partita difficile a Bologna, vogliamo continuare.

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Meglio non guardala. «La classifica ora non ci interessa, vogliamo provare a vincere questa partita e tutte le altre. Sarebbe importante tornare a essere primi». Milan primo per dare ancora una volta un segnale a chi insegue, a chi è convinto di avere qualcosa in più della squadra rossonera. Per Pioli non cambia niente avere l’Inter davanti. Segno di maturità, di una mentalità che Zlatan Ibrahimovic ha sicuramente rafforzato. «Dobbiamo abituarci alle pressioni, le difficoltà aumenteranno. Continuo a credere che è un privilegio avere queste pressioni, poi non è la prima volta che siamo dietro all’Inter prima di giocare. Non siamo concentrati su questo, siamo concentrati sul giocare bene ed approcciare bene la gara, abbinando qualità e intensità, in modo da avere più possibilità di vittoria». Pioli parla anche di coraggio: «A noi non è mai mancato. Più qualità possiamo mettere in campo, più è facile vincere le partite».

Com’è uscito Calhanoglu dal Covid? Pioli ammette che il suo numero dieci ha avuto qualche sintomo: «La situazione ti porta via qualcosa a livello di condizione, è bene riaverlo con noi. E’ un giocatore molto importante, poi deciderò se schierarlo dall’inizio o a gara in corso». L’impressione è che il tecnico voglia tenerlo, almeno inizialmente, in panchina con sé, al suo fianco. Assente Ismael Bennacer colpito dall’influenza come Sandro Tonali. Assenze pesanti ma il Milan ci è abituato. La preoccupazione di Pioli è piuttosto un’altra: è l’atteggiamento in campo del centrocampista che rischia di finire in panchina. Chiarissimo il suo allenatore: «Come dice Zlatan a questi livelli: o mangi o vieni mangiato». Un messaggio che il giocatore arrivato in estate deve fare suo. Deve reagire, non scoraggiarsi. Deve tornare a essere il talento su cui Paolo Maldini ha deciso di puntare. A proposito di Zlatan: «Ho visto Ibra molto determinato a Bologna, è stato determinante. Mi è piaciuto tutto quello che ha fatto in campo, così come tutta la fase offensiva. Abbiamo creato dieci occasioni da gol, è molto difficile nel nostro campionato».

adesso proverà a fare gol ad avversari sconosciuti, nel senso di mai incontrati prima, tanto per provare ad allargare gli orizzonti già vasti della sua carriera e il campionario di grandi numeri. Dopo aver fallito il rigore a Bologna, Zlatan Ibrahimovic ci riprova: cercherà il gol numero 500 già contro il Crotone (mai incrociato, come lo Spezia che troverà sabato) e sarebbe in ogni caso un gol speciale, visto che c’è l’Inter in testa e il Milan non è più lepre ma cacciatore.

«Non è la prima volta, è già successo che l’Inter giocasse prima di noi e ci superasse per qualche ora. Siamo a metà della salita e le pendenze più difficili devono ancora arrivare», dice Pioli riutilizzando una metafora ciclistica di qualche tempo fa. «Dobbiamo abituarci a questo tipo di pressione, continuo a pensare che sia un privilegio averne».

Logico che il tecnico provi a tenere toni bassi, pur confermando le grandi ambizioni del Milan, non soltanto di Ibra. Ma questa volta l’Inter è rimasta davanti più a lungo, c’è il derby alle porte ed è chiaro che il testa a testa, con la Juve che si avvicina, diventa più intenso. Valigie di gol Ibrahimovic ha sempre sostenuto di esaltarsi nei climi bollenti. C’è chi lo ha visto un po’ bloccato a Bologna, almeno all’inizio, come se le polemiche della rissa con Lukaku pesassero ancora. Pioli invece lo descrive motivato e sereno, il solito leader che contro il Crotone cercherà non soltanto l’obiettivo personale del numero pieno, ma quello della squadra, assai più importante per tutti. Il Milan si è issato in testa alla classifica in solitaria alla quarta giornata, quattro mesi fa.

Dimostrarsi in grado di reggere le accelerazioni delle concorrenti è stato il compito di queste ultime settimane e ora Ibrahimovic si appresta a guidare il controsorpasso con tutto il peso dei suoi gol. Valigie di gol, segnati in giro per il mondo dalla fine del ventesimo secolo in poi, dalla Svezia agli Stati Uniti, dall’olanda alla Francia, dalla Spagna all’Italia. Ed è l’Italia naturalmente che ne ha contati di più (finora in totale 221), ma l’avversario maggiormente battuto è il Saint Etienne, la sua vittima preferita con 17 reti.

Seguono Roma (la squadra affrontata più volte, venti) e Palermo a quota 12. Sono le più colpite in Serie A dal ciclone Ibrahimovic, che è stato clemente con pochi: Juve e Milan, due gol a testa, e soltanto uno al Verona. Novità Mancano appunto nella lista i nomi delle prossime avversarie, e non potrebbe essere altrimenti, perché Ibrahimovic non le ha mai incrociate: nel girone di andata si è perso l’appuntamento perché era a casa a smaltire il Covid. Riempire anche queste caselle è una questione di orgoglio statistico, di obiettivi da raggiungere, di tempo da riprendersi.

Quando è arrivato la prima volta al Milan era giovane e ha dichiarato subito «Sono venuto per vincere, vinciamo tutto». Al secondo giro rossonero, almeno all’inizio, è stato cauto, ma ora non più. Scudetto e ambizioni sono parole ben presenti nel suo vocabolario, anche se quota 40 (anni) si avvicina. Però ad ottobre, giorno del compleanno, mancano mesi e soprattutto un finale di stagione tutto da scrivere.

A proposito di prossime avversarie: con l’Inter Zlatan è già in doppia cifra, dieci gol realizzati, compresa la doppietta nel derby di ottobre, appena smaltito il Covid. Anche quella volta sbagliò un rigore, ma rimediò. Ne tirerebbe uno oggi? Probabilmente sì. Perché, come dice spesso, nel calcio mangi o vieni mangiato. E il suo appetito sembra non finire mai.

Zlatan Ibrahimovic vuole lasciarsi alle spalle l’ultima settimana, che lo ha visto protagonista tra le polemiche dello scontro verbale con Romelu Lukaku e il rigore sbagliato contro il Bologna, che ha rimandato l’appuntamento con il gol numero 500 con le maglie dei club.

Lo svedese, di solito, esce sempre rafforzato da queste situazioni perché la tempesta è uno dei suoi habitat preferiti, ma è altrettanto vero che adesso serve essere concreti per dare una mano al Milan a proseguire nella sua marcia in vetta alla classifica.

La sua leadership è intatta dentro lo spogliatoio milanista e tutti si augurano che Zlatan possa tornare a segnare con continuità. Perché se adesso c’è più di una speranza di provare a vincere lo scudetto, una buona parte la si deve a lui e ai suoi gol pesanti messi a segno fino a quando gli infortuni non hanno iniziato a dargli il tormento.

La partita di domenica contro il Crotone può essere un toccasana sotto questo aspetto. I calabresi sono assenti nell’elenco delle vittime di Ibrahimovic e trovare la cifra mostruosa dei 500 gol a San Siro, seppur vuoto, avrebbe un sapore dolcissimo perché sarebbe un traguardo raggiunto a casa propria.

Ovviamente il filone d’inchiesta aperto dalla procura della Figc viene monitorato con attenzione da tutto l’ambiente, ma Ibrahimovic ha messo il suo focus sul campo. Perché è lì che deve fare la differenza, è dentro il rettangolo verde che i compagni e l’allenatore gli chiedono di essere determinante.

La condizione post infortuni sta crescendo giorno dopo giorno, ma Zlatan non è ancora al top e lo si è visto principalmente nella fase di non possesso. Ma quando il pallone gli passa tra i piedi, il sentore che possa sempre succedere qualcosa è alto. E lui vive di queste sensazioni, del sentirsi il risolutore finale del lavoro che la squadra fa per lui.

Lo scudetto non è mai stato un sogno per Ibrahimovic, che è stato il primo a parlarne apertamente mentre i compagni e anche la dirigenza hanno spesso gettato acqua sul fuoco quando è stato toccato l’argomento. Ma quando sei in testa da 20 giornate di fila, è evidente che una squadra non si possa più nascondere e Ibra ha sentito ardere dentro di sé quella fiamma che, per anni, lo ha portato ad essere considerato mister titolo nazionale.

Vincere con il Milan è il suo grande obiettivo, per dimostrare a tutti e a sé stesso che anche se la carta d’identità segnerà i 40 anni il prossimo ottobre, quel numero non ha alcun significato se la tua qualità lo sovrasta con i fatti ed il tuo fisico regge ancora bene. Ovviamente il campionato di quest’anno, con poco riposo e tante partite condensate, non ha risparmiato nemmeno un super atleta come Ibrahimovic, che però sa bene come rimettere benzina nelle sue gambe per trovare quei gol importanti che lo rendono ancora più vivo agonisticamente.

Dopo la partita con il Cagliari, Zlatan era stato chiaro: «Questi ragazzi mi fanno stare bene. Rinnovo? Dipende da Paolo». Il riferimento chiaro è a Maldini e alla dirigenza, con la quale si siederà a tavolino a fine stagione per capire se ci saranno ancora le condizioni tecniche, economiche e fisiche per poter proseguire. Ibra vuole arrivare a quell’incontro con il Milan qualificato in Champions League o, addirittura, con il tricolore sul petto per poi prendere tutti insieme una decisione importante. Ciò che è evidente è che se la squadra è tornata ad essere competitiva ad alti livelli e sta bruciando alcune tappe sul percorso di crescita, lo si deve allo svedesone che fa sempre, e comunque, parlare di sé. Ma adesso c’è bisogno del campo per cancellare una settimana negativa sotto vari aspetti.


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