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Quando la Juventus investì 85 milioni in difesa acquistando Matthijs de Ligt, immaginò di affidargli, con il passare delle stagioni, le chiavi della retroguardia dopo un periodo di affiancamento con Chiellini. Questa sera a Por-to, un anno e mezzo dopo l’arrivo dell’olandese a Torino, i due giocheranno insieme al centro della difesa per la seconda volta dopo l’esordio assoluto sabato scorso a Napoli.

Gli infortuni, prima quello del capitano all’inizio della scorsa stagione quindi il problema alla spalla del di De Ligt, hanno rinviato ad oltranza il varo della coppia: il forfait di Bonucci, che salterà ancora una volta un match al Dragao dopo il famoso episodio dello «sgabello» del 2017, obbligherà Pirlo a puntare di nuovo sulla binomio di Napoli.

Un obbligo assai gradito al tecnico, che proporrà i due che sono a tutti gli effetti rappresentano i titolari della Juventus. Nell’ampia scelta di centrali bianconeri («abbiamo caratteristiche diverse, è solo una questione di conoscenza, di trovare automatismi» ha spiegato il difensore nato a Livorno), la coppia De Ligt-Chiellini è infatti la più eterogenea e, proprio per questo, la più completa: il primo destro naturale, il secondo mancino.

L’olandese asfissiante nell’uno contro uno specialmente con la linea difensi-va alta, il livornese straordinario sull’uomo nonostante l’incedere del tempo. Inoltre i sedici anni di differenza tra i due offrono a Pirlo due diverse interpretazioni del ruolo: l’esperienza e la durezza del capitano, lo strapotere fisico del nazionale olandese. Stasera si sentirà inevitabilmente la mancanza dei piedi educati di Bonucci, assenza aggravata dall’infortunio di Arthur in mediana: una lacuna difficile da col-mare per l’allenatore.

In panchina sarà Demiral l’unico centrale a disposizione, difensore che ricorda Chiellini per approccio alla partita e interpretazione del ruolo. L’ex Sassuolo vive di ritagli, condizione dettata dalla qualità della concorrenza interna: arriva-to a Torino per comporre la coppia del futuro con De Ligt, il turco ha pagato l’infortunio al ginocchio che ne ha bloccato in parte l’evoluzione tecnica. Allo strapotere fisico Demiral spesso unisce momenti di blackout difensivo, fatti di errori tecnici ma anche di interventi irruenti.

Nonostante le poche partite fin qui disputate, ha ricevuto ampie rassicurazioni dalla dirigenza bianconera sul suo ruolo chiave in ottica futura. Spazio dunque a De Ligt e Chiellini per arginare le due punte del Porto, Marega e Taremi, fisici ma anche tecnici: «Sono due ottimi attaccanti che nonostante la stazza giocano bene insieme – la de-scrizione del capitano bianconero -. Sono pericolosi sui cross ma anche nelle giocate palla a terra: inoltre hanno ottimi esterni, di qualità. Dovremo essere pronti a limitarli e a concedere poco spa-zio, a non dargli i tempi di giocata». Al centro toccherà a loro due, mentre sulle fasce proveranno ad arginare gli esterni portoghesi i due ex Danilo e Alex Sandro, nati in Brasile ma esplosi con la maglia biancoblu dei dragoni.

Porto Juventus si giocherà oggi mercoledì 17 febbraio alle ore 21.00. La squadra di Pirlo farà visita ai lusitani guidata da Sergio Conceicao nell’andata degli ottavi di finale di Champions League. La Juventus dopo il ko rimediato in campionato contro il Napoli, adesso si appresta ad affrontare il Porto, match valevole per gli ottavi di finale in programma per oggi alle ore 21.00 all’Estagio Do Dragao.

Porto Juventus, Champions League partita di andata

I bianconeri sono volati in Portogallo con un grande sogno ovvero mettere fare un buon risultato. Tuttavia dovranno fare i conti con una squadra ben organizzata e per certi verti anche imperforabile in difesa. Ricordiamo che il Porto è ancora una squadra imbattuta nelle gare casalinghe in Champions League e pare che siano riusciti a denti stretti a mantenere inviolata la porta in tutte le partite giocate in casa al Do Drogao ed anche nelle ultime cinque partite. Grazie a questa solidità, il Porto è riuscito a chiudere il Girone C al secondo posto, proprio dietro il Manchester City, l’unica formazione che ha battuto. La Juventus, invece, si è qualificata prima nel girone G, riuscendo a battere il Barcellona per 3 reti a 0. Nelle precedenti partite, tra Porto e Juventus, la prima non è mai riuscita a vincere. Dopo questo match, le due squadre si incontreranno ancora il prossimo 9 marzo per la partita di ritorno all‘Allianz Stadium.

Dove e come vederla in tv

Porto Juve è in programma oggi, mercoledì 17 febbraio alle ore 21.00 all’Estadio Do Dragao di Oporto e sarà visibile in diretta su Sky Sport 1 al numero 201 del satellite, numero 472 e 482 del digitale terrestre e Sky Calcio 2 al numero 252 del satellite. Sarà disponibile anche su Sky Go. La partita sarà trasmessa anche in streaming e chi è in possesso di un abbonamento Sky potrà scaricare l’app di Sky Go sia su tablet che su smartphone, pc o notebook. C’è anche un’altra possibilità, ovvero seguire il match su Now Tv, il servizio di streaming di Sky.

Porto Juventus probabili formazioni

PORTO (4-4-2): Marchesín; Manafá, Mbemba, Pepe, Zaidu; Corona, Sergio Oliveira, Uribe, Otavio; Marega, Taremi. ALL.: Sergio Conceicao.

A DISP.: Diogo Costa, Sarr, Diogo Leite, Loum, Grujic, Fabio Vieira, Joao Mario, Felipe Anderson, Evanilson, Toni Martínez, Chico Conceicao.

JUVE (4-4-2): Szczesny; Danilo, De Ligt, Chiellini, Alex Sandro; Chiesa, Bentancur, Rabiot, McKennie; Morata, Ronaldo. ALL.: Pirlo.

A DISP.: Buffon, Pinsoglio, Demiral, Di Pardo, Frabotta, Ramsey, Bernardeschi, Fagioli, Kulusevski.

A guidare il match l’arbitro Del Cerro Grande (Spagna).

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Da ieri mattina la lista Champions del Porto conta un canterano in più. A essere inserito nella cosiddetta lista B è stata l’ultima perla venuta fuori dal sempre fecondo settore giovanile dell’Olival: un certo Francisco “Chico” Conceiçao, figlio di Sergio, l’attuale allenatore dei Dragoes. Chi pensa a un trattamento di favore è completamente fuori strada. Il diciottenne campioncino lusitano si è guadagnato ben presto il nomignolo di Messi dell’Olival. E non solo per i 170 centimetri di altezza, come il fuoriclasse argentino del Barcellona, ma soprattutto per il suo delizioso piede sinistro: «Ha qualità incredibili – assicura il Tecatito Corona -. Un consiglio? Deve continuare a lavorare sodo perché ha tutto per diventare un calciatore importante». E dire che il suo esordio ufficiale con la maglia della prima squadra è arrivato solo pochi giorni fa, nel derby contro il Boavista, ma è stato così brillante che gli è bastato appena un quarto d’ora per provocare un calcio di rigore – poi sbagliato da Sergio Oliveira – e propiziare la rete del possibile 3-2 di Evanilson che, però, è stata annullata dall’arbitro per un fallo del centravanti brasiliano.

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Purtroppo non potrò scendere in campo…». Il rimpianto di Andrea Pirlo, a memoria mai espresso in una conferenza di questa sua prima stagione da allenatore, spiega bene la soglia che la Juventus varcherà stasera. Quella di un mondo diverso, una dimensione favolosa, una sorta di universo fantasy calcistico, dove convivono difficoltà enormi e ricompense meravigliose: la Champions League.

Sogno e ossessione, l’inseguimento alla “coppa dalle grandi orecchie” per il mondo juventino ha assunto davvero i contorni dell’impresa epica, con tanto di maledizione a ostacolarla, concretizzatasi in sette finali perse su nove (più di una contro ogni pronostico), le ultime cinque consecutive. Dopo annate in cui pareva illogicamente che la Juventus non potesse non conquistare la Champions, in questa stagione di alti e bassi la fiducia dei tifosi fatica invece a spingersi oltre il Porto. Come fosse un pallone, Pirlo la lancia invece ben più avanti, tornando almeno metaforicamente a esercitare una delle specialità di quando le Champions le giocava e le vinceva.

«E’ un obiettivo che fa parte della stagione e arrivare in fondo è il sogno di tutti quelli che giocano gli ottavi. L’importante è crederci e sapere di essere una squadra che può arrivare in fondo». Magari non la favorita, ma in grado di vincere sì. Lo ripete Pirlo, in momenti diversi: «La Champions è una competizione particolare. Ho avuto la fortuna di giocarne tante e la differenza con il campionato è elevata. Tante squadre lottano per vincerla, però dipende anche da come arrivi fisicamente e mentalmente nei momenti decisivi. Noi siamo al livello delle altre, anche se qualcuna magari ha un po’ di vantaggio».

Vantaggio che però Pirlo si sente in grado di colmare, per nulla scalfito dalla sconfitta con il Napoli e determinato a non mollare nulla: «Abbiamo vinto la Supercoppa e siamo in corsa per tutti gli altri obiettivi. In campionato siamo ancora ben messi e sabato è mancato solo il risultato, quindi non siamo preoccupati». Anzi. Nell’inizio della fase a eliminazione diretta della Champions Pirlo vede lo stimolo in grado di far sbocciare definitivamente la sua Juventus: «Agli ottavi l’adrenalina sale così tanto da farti fare grandi cose. Io sono tranquillo, purtroppo non posso giocare perché vorrei aiutare i ragazzi, ma loro sono più bravi di me (bugia, ndr) e sappiamo che è il momento giusto per aumentare le nostre capacità».

Quelle realizzative, per esempio, ora che la solidità difensiva è ritrovata, tanto da ispirare paragoni con Allegri. «A volte la palla ce l’hanno gli altri e bisogna difendere», sorride citando proprio un concetto classico del suo ex tecnico. Quanto all’attacco, sesto della Serie A anche se con una partita in meno, «sicuramente possiamo far meglio e creare di più, portando più giocatori alla conclusione», ma molto dipende dal contributo dei singoli: «Di certo ci mancano i gol di Dybala. Verrà con noi perché tutta la squadra sarà a Porto, ma non è disponibile e come lui Bonucci. Paulo non lo abbiamo mai avuto e la mancanza dei suoi gol pesa. Speriamo che presto torni e possa farci fare il salto di qualità». Intanto comincia a pesare anche la mancanza dei gol di Morata: «Alvaro non è sicuramente nel periodo migliore, ma lo conosciamo e lo sapevamo, perché nel corso della stagione gli capita. Nell’ultimo periodo ha avuto un problema muscolare e un’influenza e non è stato al top: essendo molto sensibile quando non segna può soffrirne. Però sta bene e ha bisogno solo di far gol».
Tra le difficoltà di Morata e Dybala, per fortuna Pirlo ha una certezza: «Ronaldo torna a casa e avrà ancora più voglia di far gol e quell’adrenalina speciale che lo porta a fare prestazioni importanti soprattutto nelle partite a eliminazione diretta . Lo ha dimostrato in Coppa Italia e lo ha sempre dimostrato in Champions, vorrà di nuovo far vedere a tutti chi è».

E servirà, che CR7 faccia vedere a tutti chi è, perché il Porto di Conceicao, tante volte avversario di Pirlo da giocatore, parte sicuramente sfavorito, ma lo era anche il Lione un anno fa. «Sarà una partita complicata – avvisa Pirlo – Il Porto difende molto bene, ricorda l’Atletico: sono bravi a stringersi con due linee da quattro e ripartire. Dovremo fare una partita attenta e di grande qualità, senza permettere loro di giocare sui nostri errori, mantenendo sempre la lucidità e ricordandoci che si gioca su 180 minuti».

Guardatelo negli occhi: lo vedete tranquillo? Non cogliete nelle sue pupille vispe la tensione tipica di chi si sta macerando nello stress tipico della vigilia di una partita così importante? Non sforzatevi più di tanto, perché Cristiano Ronaldo negli anni ha maturato una tale sicurezza nei propri mezzi che sarebbe inutile provare a gettargli addosso una secchiata d’ansia: la schiverebbe senza problemi. Il fuoriclasse portoghese è fatto così: più si avvicinano le sfide delicate, a maggior ragione se da dentro o fuori, e più il ragazzino della classe ’85, bravo nel togliere una decina d’anni alla sua carta d’identità, scruta il futuro con spirito carico di ottimismo.

Il post regalato ieri agli oltre 263 milioni di seguaci solamente su Instagram (e che ha riscosso più di 4 milioni di like) è il manifesto ideale che il tifoso juventino, bisognoso di avere buone ragioni per dimenticare la sconfitta di Napoli, leggerà e rileggerà volentieri. Lorenzo Insigne e Alex Meret sono i vostri nuovi incubi notturni? Date un’occhiata a ciò che scrive Cristiano, giustamente capace solo di guardare molto più in là: «Ecco cos’è la Champions League: la fase ad eliminazione diretta. È come se da questo punto in poi cominci un’altra competizione e ognuno debba vincere la sua partita, perché i particolari possono fare la differenza».

E ancora: «Nell’ultimo paio d’anni siamo tornati a casa in anticipo rispetto ai nostri desideri, ma ogni stagione noi continuiamo a puntare sempre più in alto e quest’anno non fa eccezione. Abbiamo una partita molto importante contro una squadra fortissima e io posso solo sperare che sia l’inizio di un lungo cammino che vogliamo fare fino alla finale. Rispetto per l’avversario, ambizione per la vittoria e concentrazione al 100% sui nostri obiettivi. Andiamo, ragazzi! Fino alla Fine!».

Sono due i concetti chiave: mai più come negli ultimi due anni e soprattutto la voglia di prendersi un’altra finale. Chiaro, il percorso è lunghissimo, ma Ronaldo non è abituato a giocare una partita per volta. Lui guarda molto oltre, a quella Champions League che da quando s’è fatto juventino gli è sempre sfuggita e neppure a distanza minima dal traguardo. Inutile, però, spiegare al diretto interessato che dopo le tremende delusioni patite contro Ajax e Lione sarebbe il caso di tenere il Porto nella giusta considerazione: Cristiano lo fa, rispetta il nemico, ma non vuole neppure immaginare una terza uscita di scena consecutiva ben prima dell’ultimo atto della competizione. Kiev e l’ultimo trionfo del 2018 sono lontani e oggi che si entra nella fase Ronaldo, il campionissimo non vede l’ora di tornare a esaltarsi. Lui è il re quando i gironi lasciano spazio alle partite di andata e ritorno: lo raccontano i 67 gol segnati in 81 partite dominate dal suo genio. E una nuova storia può cominciare stasera al Do Dragao, dove CR7 ha esultato solamente una volta nel 2009 nel suo ultimo anno a Manchester. E cosa darebbe il portoghese pur di raggiungere quanto prima Pelé a quota 767 nella lista dei bomber di sempre?

Tutto noto, tutto attuale, tutto pazzescamente intrigante per una tifoseria juventina che dal 1996 vorrebbe tornare lassù e ogni volta inciampa. «Ronaldo non lo scopro io, è un giocatore speciale. È un valore aggiunto per la squadra ed è una fortuna poter allenarsi con lui nel quotidiano per cogliere i piccoli segreti che l’hanno aiutato a diventare campione. Torna in Portogallo, avrà sempre più stimoli, adrenalina e voglia di far vedere ancora una volta chi è Cristiano Ronaldo», dice Andrea Pirlo del suo asso. Uno che a gennaio s’è autogestito al punto da “limitarsi” a sette reti sul taccuino, ma attenzione alla carica accumulata nel corso delle settimane di attesa da quando la Champions s’è interrotta al Camp Nou l’8 dicembre. A proposito: 3-0 Juve a casa di Leo Messi, doppietta di rigore di Cristiano e insomma, il ricordo è dolce anche oggi che il portoghese giocherà nel suo Paese per la prima volta con la maglia bianconera. E visto che da due stagioni e mezza la Juventus segna solo con CR7 quando le sfide sono da dentro o fuori (7 segnature a bilancio), nulla vieta che il trend continui al Do Dragao.

A maggior ragione se il partner d’attacco fosse mister 6 gol in Champions, Alvaro Morata, il bomber della Juve in Europa. Dieci reti in due, lui e Cristiano, come nessun’altra coppia di colleghi impegnati in squadre ancora in corsa nella Coppa più nobile. È l’assicurazione più affidabile per una squadra che zitta zitta ha vinto cinque partite su sei nel suo girone garantendosi il primato e che non figura tra le favorite nonostante abbia in rosa il giocatore più bravo. Ma se il mondo di Ronaldo è la Champions, attenzione a ciò che accadrà stasera. Guardatelo negli occhi: Cristiano, sornione, non vuole smettere di divertirsi. E la Juventus con lui.

Sono nervoso di natura, lo sapete bene anche in Italia». Sergio Conceiçao preferisce scherzarci su con l’obiettivo di togliere importanza ai quattro pareggi consecutivi del suo Porto che, più che a limiti di gioco, sono dovuti al troppo nervosismo e a preoccupanti vuoti di concentrazione. Basti pensare ai tre calciatori espulsi nei due incontri giocati, a distanza di pochi giorni, sul campo del Braga e al pessimo primo tempo disputato sabato contro il Boavista: «Quello che è successo a Braga non è dipeso da noi, ma da quello che è accaduto in campo. A noi piacciono gli incontri pacifici. Eppure, quando vivi la nostra situazione e ti rendi conto delle tante ingiustizie subite, non è sempre facile nascondere la tua contrarietà alle decisioni prese. Ciononostante, amici miei, colgo l’occasione per dire una cosa: per la gara di oggi il Porto sarà mentalmente fortissimo».

È una speranza? Non proprio. La verità è che Sergio Conceiçao è sicuro che i suoi ragazzi sapranno come interpretare l’importanza della posta in palio. Del resto, quest’anno, i portoghesi hanno perso la testa soltanto dentro i confini nazionali, dove credono di essere vittima di una cospirazione, dimostrando invece in Europa di avere raggiunto la maturità necessaria per competere al massimo delle possibilità, soprattutto se l’obiettivo è rendere la vita difficile a tutti. Anche al Manchester City, com’è successo durante la fase a gruppi, o alla Juventus. Questa sì che è una speranza, quella che serba Conceiçao in vista della gara di stasera e di quella in programma fra tre settimane a Torino: «Mi aspetto una Juve forte, all’altezza della sua storia. Stiamo parlando di una delle società che hanno disputato più finali della massima competizione europea, sebbene molte volte non sia andata bene. È una squadra consistente e solida, formata da calciatori che si conoscono bene e con la mentalità vincente propria del club. E poi non bisogna dimenticare che giocheremo contro una squadra che ha battuto 3-0 il Barcellona al Camp Nou. Ma se loro proveranno a metterci in difficoltà, anche noi lo faremo perché i bianconeri si ritroveranno di fronte un gruppo forte, che conserva sempre una mentalità vincente, a prescindere dal rivale. Siamo in grado di sapere cosa fare per ottenere un risultato positivo, ossia una vittoria, perché è questo il nostro obiettivo».

Come non poteva essere altrimenti, uno dei protagonisti principali, anche della conferenza stampa di Sergio Conceiçao, è stato Cristiano Ronaldo e il suo ritorno, sempre da avversario, al Dragao di Porto: «Sappiamo che può decidere l’incontro in qualsiasi momento perché è il miglior calciatore al mondo. Per quanto ci riguarda dobbiamo essere solidi e coesi, come abbiamo fatto sinora in Champions League, a differenza del campionato dove non siamo riusciti a dare il meglio di noi. Dobbiamo capire in anticipo cosa farà, ma non solo lui, anche Morata e gli altri attaccanti. Di certo, Cristiano è un matador nato. Probabilmente in altre zone del campo non è così importante, ma nell’ultimo terzo è favoloso, il migliore, appunto. È un orgoglio per tutti i portoghesi, non ci sono aggettivi per descriverlo, i suoi numeri parlano da soli». E se Andrea Pirlo si affiderà alla vena di CR7, dall’altra parte del campo la strategia è altrettanto chiara, palla al Tecatito Jesus Corona per vedere l’effetto che fa: «Tutti sappiamo chi è Cristiano e quello che può fare e per questa ragione dobbiamo provare a rispondere come una squadra, restando sempre compatti», ha assicurato il trequartista del Porto. Il messicano allo stesso tempo ha tenuto a sottolineare come il pregio principale della Juve sia quello di avere «una mentalità vincente. Vuol dire che, in qualsiasi momento, la partita può cambiare e noi dobbiamo farci trovare pronti».


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