Harry come suo zio Edoardo

Doveri dinastici o amore? Nell’ultimo secolo le vicende reali britanniche sono permeate da questo dilemma, dalla guerra interiore combattuta da molti dei suoi esponenti nella ricerca del difficile equilibrio tra rango e sentimento. C’è chi ha usato il tempo come un prezioso alleato, vedi Carlo e Camilla, che sono riusciti a coronare il loro sogno quarant’anni dopo essersi giurati amore eterno.

C’è chi, invece, ha perseguito la strada dell’abiura, rinunciando al trono o alla protezione che la rete familiare destina ai suoi membri, per privilegiare le ragioni del cuore. Così hanno fatto re Edoardo VIII e il suo pronipote Harry, duca di Sussex, a distanza di otto decadi. Ed entrambi hanno compiuto le loro scelte per donne americane, divorziate e divisive: Wallis Simpson e Meghan Markle.

La storia, insomma, si ripete. Pur con alcune differenze. Scrive lo storico Hugo Vickers che la relazione tra Edoardo e la Simpson non fu la più grande storia d’amore del ventesimo secolo, come invece viene sempre descritta dalla vulgata: il primogenito di Giorgio V non aveva alcuna intenzione di sobbarcarsi gli oneri della corona e l’incontro con Wallis agevolò, regalandogli una giustificazione sentimentale, la decisione di farsi da parte, nel 1936, dopo nemmeno un anno dall’ascesa al trono.

Abdicò covando alcune speranze, Edoardo: restare a Fort Belvedere, la sua residenza nel Surrey, e qui condurre una vita brillante e disimpegnata, e sposarsi alla presenza della famiglia. Speranze disattese: fu spedito in esilio, dopo una breve parentesi come ambasciatore delle Bahamas, e scelse di vivere a Parigi dove disse sì alla compagna davanti a una manciata di invitati. M nessun Windsor era a quella cerimonia.

Meghan Markle – per quanto in meno di venti mesi sia passata, agli occhi della royal family, dall’essere un’attrice semisconosciuta a nuovo acquisto parentale – è stata invece salutata come portatrice di una ventata d’aria fresca, la concreta dimostrazione che anche un’istituzione ancorata alle proprie tradizioni poteva rinnovarsi. Elisabetta II aveva in mente per nipote e consorte ciò che a Edoardo e Wallis fu negato: un ruolo di rappresentanti della corona nel Commonwealth.

La scelta di lasciare la loro posizione a corte è stata autonoma – proprio per questo lacerante – e decisa ben prima che la casa reale britannica ufficializzasse a gennaio di un anno fa la loro uscita dal perimetro dei senior royals, cioè i reali che lavorano a servizio della corona. Esilio anche per loro, benché volontario, ma in l’America, terra di opportunità, già amata dall’erede della regina Vittoria, quell’Edoardo VII che, ancora principe di Galles, fu accolto con tutti gli onori nel 1860 dal presidente James Buchanan.

Visita resa ancora più interessante dal bel faccino di Harriet Lane, la nipote dell’inquilino della Casa Bianca, che fece girare la testa al futuro sovrano. Segno che i reali britannici hanno una lunga tradizione di cedimento al fascino delle donne d’oltreoceano. Harry e Meghan in America amplieranno la famiglia (la duchessa, già mamma di Archie, è in attesa del secondo figlio, primo discendente diretto di un sovrano britannico a nascere yankee) e lavoreranno, avendo siglato una serie di contratti multimilionari con i colossi Amazon e Spotify. In questo non si distinguono così tanto dalla coppia che li ha preceduti.

Certo, Edoardo e Wallis passarono l’intera vita in esilio senza fare assolutamente nulla, se si eccettuano le gare di golf e la sostenuta consumazione di whisky, ma camparono da pascià anche vendendo la loro immagine ai media. Stesso destino dei Sussex: Harry è stato di recente ospite di una grottesca intervista con il comico e conduttore della Cbs James Corden, che ha portato il duca in giro per Los Angeles a bordo di un bus panoramico facendogli persino visitare il villone dove era ambientata la sit-com Willy il principe di Bel-Air. Ma al di là dell’egemonia esercitata su entrambi da parte delle rispettive consorti – Harry si è trovato a pronunciare l’adagio che Edoardo dedicò a Wallis: “Ciò che Meghan desidera deve ottenere” – l’ex re e il pronipote hanno altri tratti comuni. In primis, la predisposizione al divertimento sopra le righe. Harry a16 anni venne scoperto a fumare cannabis e bere alcol in un pub di campagna.

Nel 2005, eccolo immortalato in mimetica nazista a una festa e nel 2012, tutto nudo, troneggiare sulla prima pagina del Sun mentre si abbandonava alle particolari attenzioni di una ragazza, anche lei senza veli, durante un party a Las Vegas. Edoardo faceva imbestialire suo padre fumando smaccatamente in sua presenza e partecipando a quante più serate di svago possibile, meglio se allietate da giovani donne, meglio ancora se maritate.

A far da contraltare tanta spasmodica ricerca del piacere, l’attrazione per la divisa militare. Il duca di Sussex è stato inviato in Afghanistan con il grado di capitano e da quell’esperienza sono nati gli Invictus Games, i giochi paralimpici per reduci di guerra. Edoardo aveva 20 anni quando iniziò la Prima guerra mondiale, nell’agosto 1914, e sebbene abbia sempre occupato un posto nelle retrovie, tenne con amorevole attenzione i contatti con i soldati di tutte le classi sociali, spendendosi molto, nei due decenni successivi, per offrire ai reduci un avvenire dopo la trincea. Altro punto di somiglianza furono i rispettivi rapporti con le madri.

Per Harry l’improvvisa morte di Diana è stato un inimmaginabile colpo psicologico a seguito del quale, come lui ha ammesso, ha avuto bisogno di un lungo percorso di analisi. Edoardo amava sua madre, la regina Mary, benché il loro rapporto fosse certamente più rigido. E nella vita cercò sempre, trovandola in Wallis, la stessa amorevolezza non disgiunta da un’abile capacità di manipolare.

Non da ultimo, avo e discendente condividono la passione per il bello. Non tradiscano le immagini di Harry in tenuta da eterno collegiale, berretto e jeans strappati. La magione di Montecito, acquistata da lui e Meghan la scorsa estate per 11 milioni di euro, racconta una predisposizione naturale per la magnificenza, paragonabile appunto a quella che si respirava a Villa Windsor, la residenza di Edoardo e signora al Bois de Boulogne parigino. Con la differenza che questi ultimi vollero ricreare una corte, aprendo le porte di casa a fotografi, ambasciatori, socialità. I duchi di Sussex invece hanno fatto della loro casa un fortino familiare inaccessibile. I tempi cambiano, anche quando la storia si ripete.


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