Orietta Berti, a 77 anni sta diventando l’idolo dei Teenagers

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Prima si scatena come una teenager a un concerto, solida su zeppe altissime, perfetto sostegno per ondeggiare sulle ginocchia. Poi, durante una performance rock, sorprende con sguardi felini e una sigaretta sullangolo della bocca. Orietta Berti ha fatto evaporare le sue 77 primavere interpretando magistralmente i Maneskin e Achille Lauro nel programma Nume That Tune, su Tv8, condotto da Enrico Papi.

I duetti che tutti speriamo diventino live, per ora sono avvenuti virtualmente, con un po’ di immaginazione e una buona dose di sana ironia, ma il risultato è stato sensazionale. Orietta ha cantato Zitti e buoni, brano vincitore di Sanremo 2021, non con la sua voce, ma con quella del frontman Damiano, e poi Rolls Royce con quella di Lauro, dando vita ai playback più divertenti a nostra memoria.

«La cosa bella è che ho imitato le loro movenze », specifica Orietta, ancora elettrizzata dalla performance nello show che prevede competizioni musicali e improvvisazione tra squadre di vip. «L’obiettivo del gioco consiste nel cercare di copiare un’esibizione ricreando il labiale perfetto.

Possiamo scegliere chi interpretare. Io non ho avuto esitazioni: nella prima puntata volevo essere lui, Damiano, e nella seconda Achille Lauro. Ho provato allo specchio a riprodurre la loro mimica facciale, i movimenti delle braccia, del corpo. Anche se loro sono slanciati, altissimi, io mi sono calata nei personaggi», racconta soddisfatta. «Per Damiano ho tenuto il microfono storto, come lo impugna lui, mi muovevo con le gambe, tentavo di fare lo sguardo come il suo, soprattutto quando dice “sono fuori di testa!” Secondo me, se la band mi ha vista, si è divertita.

Domenica 11 aprile la mia esibizione l’ha pure ritrasmessa Fazio a Che tempo, che fa, quando ero in trasmissione. Sono circa cinque anni che vado da lui la domenica, è un appuntamento che amo, per me è come stare in famiglia, e Fabio è come se fosse il mio fratello minore». E nella seconda puntata sei stata Achille Lauro. «È stato più difficile perché lui si muove meno, ma ho cercato di imitarlo nella gestualità, le mani che ondeggiano, ricreando l’atmosfera del suo video.

Da qui è nata l’idea di avere una sigaretta, ovviamente solo per far scena, da mettere all’angolo della bocca. Papi non lo sapeva, l’ho sorpreso sul finale della canzone: rideva tantissimo». Quando c’è dar fare, da creare, divertirsi, Orietta non è donna che si tira indietro. «Mi metto in gioco e do tutta me stessa. A modo mio: con spontaneità e leggerezza». E se scivola se sui nomi – ad esempio, i Maneskin per lei sono i naziskin – Orietta non ne fa un dramma: allarga le braccia e sorride.

«Devi sapere che un paio di anni fa  sono andata con i Maneskin a Zurigo. Li ho seguiti come inviata speciale di Fabio Fazio. Abbiamo fatto il viaggio insieme sul torpedone, da Parigi fino in Svizzera: loro erano in tour in giro per l’Europa. Beh, io anche in quell’occasione ho sbagliato il loro nome, li ho chiamati ripetutamente naziskin. Loro ridevano. Mi capita spesso, sai?». E con candore, snocciola le sue “perle”. «Il mio amico Ermal Meta, per me è Ermal Metal.

E comunque lui mi ha detto che gli piace, che andrà in comune a far aggiungere la elle al cognome. Luca Argenterò è diventato Formentero. Mi ha confessato che nessuno l’aveva mai chiamato così. Poi c’è il mago Forest: con lui inciampo sempre, lo chiamo Mago Foster», sorride Orietta. «Il mio Osvaldo me lo dice sempre: parli di getto, senza pensare… Ha ragione», conviene Orietta. Osvaldo è il marito, che la scortava ovunque. Oggi il testimone è passato ai figli, Otis o Omar.

I secondo però lavora anche in una cantina vinicola vicina a casa. «È la sua passione », racconta Orietta, tenace e insostituibile pilastro della famiglia, orgogliosa moglie, mamma e, oggi, anche nonna di Olivia, di due anni. Tornando a Sanremo, Orietta e i Maneskin hanno incrociato i guantoni in gara. «E abbiamo anche fatto un selfie insieme. Sono stati la vera novità del festival, qualcosa di mai visto finora su quel palco. E poi sono tutti belli. Damiano si trucca gli occhi e il suo sguardo diventa così profondo che ti ci puoi perdere. Bello è anche il batterista, Ethan Torchio, con quei capelli selvaggi che gli velano il viso mentre suona». Fiera, la Berti racconta poi il suo ultimo lavoro.

«È un cofanetto che contiene 6 cd. Si chiama La mia vita è un film. Ci sono i miei grandi successi, 20 inediti e i duetti di un tempo». Poi però rivendica il suo animo rock: «Quando viaggio in macchina mi piace farmi accompagnare da musica grintosa, fresca. Se sono con mio figlio Omar si ascolta il rock puro, con Otis solo cantautori portoghesi e spagnoli. Io mi adatto a ogni genere, ma se poi mi viene voglia, spengo tutto e canto io: così tengo sempre calda la voce».


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