Amadeus, ecco i retroscena di Sanremo 2022

Al suo terzo Festival di fila, il conduttore artistico all’Ariston ha una sola certezza: «Al di là della classifica finale, molti brani andranno bene in radio. Ma quest’anno non dico più che sarà il Festival della ripartenza, l’anno scorso non ha portato benissimo. Che gioia avere di nuovo il pubblico in sala, seppure con Super Green Pass e mascherine». «I big? Non è più difficile convincerli a venire in gara»

Alzi la mano chi, dalla prima serata del Festival numero 72 non canticchia il divertente grido di Dargen D’Amico “Fottitene e balla” come vero e proprio inno di un Sanremo dance e spensierato,. Oppure il ritornello de La Rappresentante di Lista: “Con le mani, con i piedi con le gambe, ciao ciao”.

Lo ha voluto così, dance, radiofonico e allegro questo Festival (nonostante i tamponi ogni 72 ore per tutti, artisti, giornalisti, ospiti, addetti ai lavori, anche per chi ha tre dosi di vaccino), Amadeus, il direttore artistico per il terzo anno di fila: «C’è una gran voglia da parte degli artisti di lasciarsi alle spalle i due anni che abbiamo vissuto.

E lo capisco. In gara c’è tanto amore, declinato in tutte le sue forme, molto ritmo, soprattutto dance. Spensieratezza e voglia di guardare avanti. E, ancora più degli anni scorsi, sono contento di avere un Festival molto radiofonico, che, sapete, è il mondo da cui vengo e a cui guardo.

Sono certo che molti brani, al di là della classifica finale, andranno bene in radio». L’anno scorso parlava di Festival della ripartenza. Ma non siamo del tutto ripartiti. «Infatti non dico niente quest’anno perché mi sa che non porta benissimo. L’anno scorso, come tutti i cinema e i teatri d’Italia, l’Ariston non poteva accogliere pubblico, quest’anno invece con il pubblico al 100% della capienza in sala, come in tutti i cinema d’Italia, con Super Green Pass e mascherine Fpp2 però, è comunque un’altra storia e la più grande gioia, la cosa che ci emoziona di più.

L’immagine dello scorso anno con la sala vuota non la dimenticheremo più». Che Italia stanno portando in scena le 5 donne che ha voluto accanto? «Ho voluto omaggiare il mondo del cinema e del teatro. Sono cinque donne che rappresentano le varie sfaccettature proprio del cinema, del teatro, delle fiction, insomma di quel mondo dello spettacolo che ha sofferto moltissimo per le chiusure dovute alla pandemie.

Tutte bellissime, e molto diverse tra loro: Ornella Muti ha fatto la storia del cinema. Sabrina Fenili è splendida, ironica, popolare, sia sul grande che sul piccolo schermo. Lorena Cesarmi è un personaggio in crescita e con una personalità tutta da scoprire: penso sorprenderà il pubblico come ha fatto l’anno scorso Matilda De Angelis. Maria Chiara Giannetta, è il volto giovane di Rai Uno. E Drusilla… è Drusilla, il teatro in ogni sua movenza. Per di più un personaggio ironico, moderno e intelligente».

Ranieri e Morandi, come tanti altri big in gara, ha avuto difficoltà a convincerli a partecipare? «È stato un regalo che loro mi hanno fatto, quello di rimettersi in gioco, in gara dopo essere stati Massimo ospite, Gianni anche conduttore. Un sogno che si è realizzato. E quando poi hanno scoperto di esserci entrambi, si so no incoraggiati a vicenda. Sono onorato. Ho fatto diventare più importante la gara rispetto all’apparizione come ospite.

Le canzoni si sentono tante volte e si parlerà dei concorrenti all’infinito, dal momento dell’annuncio fino alla fine del Festival. Se poi il brano è forte, anche per molto tempo dopo. Questo non succede con l’ospitata. Le star rimarranno sempre star, prima e dopo il Festival: per loro non conta arrivare primo o quinto, la vera vittoria è avere un pezzo che dura nel tempo». E così anche quest’anno Sanremo accontenta pubblico tradizionalista e giovanissimo.

Un modo per fare il pieno di ascolti? «Sanremo è di tutti. Rappresenta tutti gli italiani». L’anno scorso per tre serate fu in testa Ermal Meta, portato in alto dalla giuria demoscopica che votava da sola nella prima parte della gara. Poi, giuria della sala stampa e televoto rivoluzionarono l’esito, Meta fu terzo dietro a Maneskin e il duo Michielin-Fedez. Ma chi c’è in questa famosa demoscopica?
«È un mistero anche per me, mi assicurano che è un panel vario, scelto tra i fruitori di musica. Le tre diverse giurie (stampa, demoscopica e televoto) ci sono anche quest’anno (ndr: vedi box nell’altra pagina). Ma con regole un po’ diverse per equilibrarsi ancora di più».


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